Muro

C’è quello del pianto, quello di Berlino, quello cinese che è una muraglia e quello di Adriano che si chiamava vallo, tutti costruiti per tenere di là quelli che non si voleva venissero di qua; un’idea antica, quindi. Oggi ci sono quelli per tenere lontani i neri, i gialli, gli spacciatori, i rom, gli sfollati, gli esiliati, i fuggitivi, i disperati, gli affamati, i diversi, gli indesiderati per qualunque ragione divenuti tali, i brutti pensieri, i desideri inconfessabili, le urla interiori, il senso di inadeguatezza, le piccole miserie che senza quei muri ci guarderebbero diritte negli occhi ricordandoci la nostra finitudine. E sono muri alti, invalicabili, massicci, costruiti con poche idee false e molte certezze luride, sono muri nelle nostre menti, nelle nostre culture, nelle nostre lingue, muri di paure che diventano anche di pietra e filo spinato ma, soprattutto, sono muri delle nostre miserie interiori, che difendono le nostre miserie interiori.

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