Un dilemma antico: abbiamo titolo per sovvertire la legge se non siamo d’accordo con essa? Il primato deve andare alla legge (fuori di me, cieca, a volte assurda ma condivisa) o alla mia coscienza morale, al mio senso di responsabilità?
Un dilemma antico: abbiamo titolo per sovvertire la legge se non siamo d’accordo con essa? Il primato deve andare alla legge (fuori di me, cieca, a volte assurda ma condivisa) o alla mia coscienza morale, al mio senso di responsabilità?
La percezione che il mondo vada a rotoli non è poi del tutto sbagliata. La domanda è: perché? Noi siamo parte di questo disastro? Cosa possiamo fare?
Piccolissimi abusi. Furbizie di poco conto. Poi, in un crescendo dapprima impercettibile, veri reati. Perché semplicemente scivoliamo nell’amoralità, giustificandola pienamente.
La vicenda di Contrada, condannato da una sentenza dichiarata inammissibile dopo avere scontata la pena, mostra una volta ancora il lato peggiore di un populismo giudiziario sconcertante.
La questione morale, da intuizione di Berlinguer a strillo populista e giustizialista. E intanto alcuni magistrati si lasciano sedurre dal M5S…
Fare il bene perché? Alla ricerca delle ragioni dell’altruismo attraverso le filosofie del ‘900 e la triste considerazione che forse, dopotutto, la morale non è ciò che pensiamo.
Vi propongo un gioco sadico (voi sarete le vittime). Qui di seguito trovate dieci frasi, più o meno celebri, sull’amore, la bontà, la vita. Vi invito a leggerle meditandole un pochino. Vi ispirano? Vi sembrano – come vorrebbero essere – perle di saggezza? Ma, specialmente: riuscite a indovinare chi li ha pronunciate?

La fedeltà è per la vita sentimentale ciò che la coerenza è per la vita intellettuale: semplicemente la confessione di un fallimento (Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray).
Una delle questioni controverse del ddl Cirinnà recentemente approvato al Senato è l’espunzione dal testo originario dell’obbligo di fedeltà fra i contraenti l’unione civile. I commenti sono stati – come sempre – di diversissima natura:

E’ impossibile comunicare la sensazione della vita di un qualsiasi momento della propria esistenza, ciò che rende la sua verità, il suo significato, la sua essenza sottile e penetrante. E’ impossibile. Viviamo come sogniamo: soli. (Joseph Conrad, Cuore di tenebra)
Non potete non provare sconcerto verso quelli che potremmo chiamare “sfilacciamenti del mondo”: perdita di umanità, follie incontenibili, comportamenti assurdi, disimpegni imbarazzanti.
Non so se ho titolo, o se sono in grado, di attribuire agli argomenti di cronaca una scala di valori, ma certamente la questione del Dott. Scattone che sta in cattedra per insegnare in un liceo italiano non occupa i primi posti. Tuttavia è una vicenda di costume che può assumere una valenza superiore al proprio valore.
Gli uomini fanno il male come le api il miele (Golding)
Con un certa sofferenza personale devo esplicitare – prima di tutti a me stesso – questa consapevolezza che prende forma nella mia coscienza: l’impossibilità di perseguire una verità, se volete utilizzare subito categorie importanti, o anche solo l’impossibilità della linearità della condotta, quella della semplicità della conciliazione fra pensiero e azione. Noi – questo il succo della mia riflessione – non solo non pensiamo sempre le stesse cose, non professiamo sempre gli stessi valori, cambiandoli invece con impressionante velocità in base alle circostanze e convenienze ma, di più, riteniamo di difendere valori fondamentali che sono costantemente traditi dai nostri comportamenti.
Sì, guardo il Trono di Spade e mi piace. No, non vi saprei fare un riassunto perché con una stagione l’anno e una proliferazione di casate e personaggi e sotto-trame di questa mole ho perso il filo. Comunque è facile: c’è un trono conteso, diversi personaggi cattivi e perfidi in competizione, consiglieri infidi che tradiscono, assassinii (14 in media nella seconda serie – fonte – ma hanno migliorato nel tempo), parricidi, stupri, incesti e poi, vediamo… religioni stravaganti, zombi gelati che arrivano da un misterioso Nord (Salvini questa volta non c’entra) e donne accaldate e perciò discinte, tutte giovani e graziose e dai comportamenti decisamente licenziosi. Ah! Ci sono anche tre draghi!
Nessuna cosa è in se stessa onesta né turpe, giusta né ingiusta, piacevole né penosa, buona né cattiva. E’ l’opinione della gente che dà la qualità alle cose, come il sale dà sapore ai cibi (Anatole France, Taide).
La sentenza del Tribunale di Roma che ha riconosciuto la stepchild adoption (già riconosciuto in altri paesi) per una coppia omosessuale (uno dei cui membri era la madre biologica del bimbo) ha scatenato l’usuale putiferio indignato (ormai l’indignazione è lo stato emotivo minimo, in Italia, per esprimere un qualunque concetto politico), la solita monotona giaculatoria di luoghi comuni triti e naturalmente volgarità, cliché, pseudo-informazioni, false informazioni e via dicendo.

Guai postare un seno su Facebook, neppure di un’opera d’arte o il nudo artistico di una maternità. Adesso anche Google decide di applicare filtri pudibondi e la logica censoria sui social network è in preda a una discreta anarchia (bigottismo feroce su Facebook e libertà assoluta su Tumblr, che dispone di filtri applicabili a discrezione dell’utente); va bene. Ma possiamo parlarne? Possiamo parlarne nello stile HicRhodusiano?