Nessuna cosa è in se stessa onesta né turpe, giusta né ingiusta, piacevole né penosa, buona né cattiva. E’ l’opinione della gente che dà la qualità alle cose, come il sale dà sapore ai cibi (Anatole France, Taide).
La sentenza del Tribunale di Roma che ha riconosciuto la stepchild adoption (già riconosciuto in altri paesi) per una coppia omosessuale (uno dei cui membri era la madre biologica del bimbo) ha scatenato l’usuale putiferio indignato (ormai l’indignazione è lo stato emotivo minimo, in Italia, per esprimere un qualunque concetto politico), la solita monotona giaculatoria di luoghi comuni triti e naturalmente volgarità, cliché, pseudo-informazioni, false informazioni e via dicendo. Fratelli d’Italia ha fatto circolare un ridicolo manifesto con presunti omosessuali poco di buono dallo sguardo trucido. Mica vorrete affidare a questi figuri quella povera anima candida?
La stupidità dell’omofobia a me pare così evidente che scrivo stancamente questo post, perché trovo noioso spiegare l’ovvio ma, con tutta evidenza, per Giorgia Meloni, per Carlo Giovanardi, per Umberto Bossi, per Daniela Santanchè, per Paola Binetti, per Piero Fassino, per Massimo D’Alema eccetera eccetera, in forme naturalmente differenti sia nell’espressione verbale sia nelle conseguenze politiche, non è affatto ovvio. Una quantità enorme di politici, quasi tutti di destra ma con significative presenze anche a sinistra, ritengono che le coppie omosessuali meritino una considerazione e un trattamento differente rispetto alle coppie eterosessuali. I più volgari pensano che di diritti non debbano averne nessuno in quanto persone malate, o viziose; i più – diciamo così – moderati si accontentano, senza esprimere giudizi così radicali, di mostrarsi contrari a concedere loro il diritto di sposarsi, oppure di adottare figli.
Poiché sono radicalmente convinto che non si tratti di un tema che riguarda solo gli omosessuali, ma tutti i cittadini e la salvaguardia dei loro diritti, provo ad esprimere con sufficiente brevità il perché tutti voi lettori, qualunque sia il vostro orientamento sessuale, dovreste desiderare che tutti, proprio tutti, godano degli stessi diritti, che si tratti del problema del matrimonio per i gay, del diritto di culto per i fedeli di diverse religioni, del diritto alla maternità nell’ambito di coppie sterili, del diritto a una morte serena e priva di sofferenze per malati terminali e così via. Avere introdotto altri temi “caldi” (eutanasia, eterologa…) vi fa capire subito quale strada concettuale, politica ed etica intendo intraprendere: non esistono “i diritti degli omosessuali”, ma solo i diritti dei cittadini. Stralciare da un ipotetico dibattito sui diritti quelli per gli omosessuali e porre dei distinguo significa ignorare gli elementari principi liberali che da alcuni secoli guidano lo sviluppo politico e democratico dell’Occidente. Credo di avere spiegato sufficientemente bene questo punto in un vecchio articolo e vi invito caldamente a leggerlo se vi interessa una discussione su cosa si debba intendere per “diritti fondamentali individuali”.
Perché quest’odio verso gli omosessuali? Consideriamo che non esiste una sola ragione “scientifica” a supporto della condanna di un comportamento assolutamente diffuso fra gli animali come storicamente presente fra gli esseri umani fin dall’antichità. Ciò elimina qualunque spiegazione psicologistica o sociologistica e analizzando – come qui non posso fare per ragioni di spazio – le ragioni addotte dagli etologi per il comportamento omosessuale animale, e i contesti storici dell’omosessualità umana, non reggono spiegazioni di tipo medico o di “deviazioni” del carattere. Probabilmente, come tutte le fobie, il problema riguarda chi la manifesta: per esempio la generale riduzione dell’omosessualità all’atto sessuale (giudicato morboso, contro natura, disgustoso), senza tenere conto che l’unione di persone (di qualunque sesso) è basata per il 90% sull’affetto, la condivisione, la solidarietà reciproca, denuncia a mio avviso in maniera chiara il profondo problema di insicurezza della propria identità sessuale di chi si rende protagonista delle forme più estreme e violente di omofobia.
Il nodo centrale del problema, escluse le altre argomentazioni, resta di tipo morale. Gli omofobi ritengono che l’omosessualità sia una minaccia alla famiglia, alla riproduzione umana, alla tutela dei minori ma, soprattutto, un’offesa alla volontà di Dio. È ovviamente l’ultimo il punto-chiave dai quali discendono i precedenti: Dio – secondo coloro che danno una lettura ristretta delle Sacre Scritture – vuole una famiglia di un certo genere, costituita da un uomo e da una donna, impegnati nella riproduzione, e questa è la famiglia “naturale”. Tutto ciò che si discosta è un peccato, è un’offesa a Dio. Così la dottrina sociale della Chiesa cattolica di cui ho discusso in un altro articolo, così i protestanti (salvo alcuni illuminati), così gli islamici, ecc. E questo articolo potrebbe ovviamente essere concluso qui perché contro la Parola di Dio cosa potrebbe pretendere di dire Bezzicante? Per chi crede fideisticamente che la fonte suprema di verità (e castigo) consideri un peccato orrendo l’omosessualità non c’è contro-argomentazione possibile. Per chi crede veramente che Dio detesti gli omosessuali non esistono argomenti scientifici, logici, politici o laicamente morali che contino; Dio non vuole. Come non vuole molte altre cose che abbiamo richiamato sopra.
La rabbia dei laici, naturalmente, è che tale avversità non si limita alla propria sfera personale; molte religioni (cristianesimo e islam sopra tutte) si fanno un dovere nel convincere il prossimo della Verità rivelata e di impedirgli il male. Il cristiano non desidera il bene; desidera che tu faccia il bene. Vuole impedire la tua eutanasia (anche se soffri inutilmente nell’attesa della morte inevitabile) perché il tuo peccato sarebbe un’offesa a Dio che loro non tollerano. Vuole impedire il tuo controllo delle nascite perché Dio non lo vuole, e non possono accontentarsi di fare loro quattro o cinque figli, li devi fare anche tu oppure astenerti. E così non tollerano l’omosessualità, indipendentemente dal loro orientamento sessuale (e immagino i molteplici omosessuali cattolici repressi!), anche se a loro personalmente non toglie assolutamente nulla, anche se ciò distrugge la felicità altrui. Gli omofobi cattolici soffrono di fronte all’omosessuale peccatore, perché sentono la sofferenza del loro Dio, che gli omosessuali non vuole.
La fondamentale differenza politica fra l’orizzonte laico e quello fideista si può dunque ritrovare nel concetto di ‘universalità’. Per il laico l’universalità dei diritti individuali è inclusiva (i diritti devono valere per tutti) e indistinta (ognuno gode dei diritti nel rispetto delle proprie differenze); per il religioso fideista l’universalità dei diritti individuali è esclusiva (i diritti – per esempio alla ricompensa celeste – valgono per certuni, gli eletti, i convertiti…) e distinta (l’uguaglianza è solo nella fede, che annulla ogni altra differenza; fuori dalla fede il tema dei diritti semplicemente non ha senso). Il dialogo politico è quindi impossibile perché il religioso fideista à la Binetti, per intenderci, può discutere, mediare e negoziare solo fino al punto in cui i principi canonici della sua fede non vengono sfiorati; i principi morali che ne discendono non vengono messi in discussione. Fossero pure diritti altrui. Il fatto che la dottrina sociale della Chiesa sia mutevole nel tempo, che i principi morali siano cangianti e legati a interpretazioni personali non turbano le persone con un forte imprinting religioso. Quella è comunque la verità, la verità indiscutibile di Dio.
Il fideista non intende dare a Cesare ciò che è di Cesare; non è fedele allo Stato e alla logica di partito se non nella misura in cui ciò non si discosti dalla sua morale religiosa. Capite che non può esserci alcun dialogo su questioni con forti componenti morali (giudicate tali da loro). Io apprezzo moltissimo quei politici cattolici (e sono numerosi) che hanno saputo operare una distinzione fra sfera pubblica (relativa agli interessi collettivi) e sfera privata (dove agiscono il loro dialogo interiore con Dio). Ma in Italia, è ben noto, la Chiesa cattolica è molto influente e potente e, vorrei segnalare senza polemica, in materia di dottrina sociale e di conseguenti scelti morali, Papa Francesco non si differenzia attualmente dai suoi predecessori malgrado apparenti aperture di cui si parla. Ecco quindi perché la battaglia per i diritti omosessuali è di tutti, come la battaglia per l’eutanasia, per il controllo delle nascite, per la fecondazione eterologa… Si tratta di diritti individuali da tutelare a beneficio di tutti, indipendentemente dalle scelte personali di ciascuno, in un contesto di democrazia laica, non costretta e ristretta da chi intende imporre una sua visione del mondo.
Risorse:
- Luciano Casolari, “L’omosessualità è contro natura”. Cosa dicono le scienze umane, “Il Fatto quotidiano”, 17 febbraio 2013;
- Barbara Collevecchio, Adozioni gay, i pro e i contro secondo le ricerche scientifiche, “Il Fatto quotidiano”, 22 settembre 2012.