Analizzeremo poi il voto. Intanto preoccupiamoci per l’astensione, per il voto populista al Sud e per la morte del PD.

Analizzeremo poi il voto. Intanto preoccupiamoci per l’astensione, per il voto populista al Sud e per la morte del PD.
Calenda-Renzi; appunti per una discussione che vada oltre “mi stanno simpatici / mi stanno antipatici”.
Molte critiche all’accordo Calenda-Letta provengono da liberali duri e puri che non vogliono mescolarsi coi “comunisti”, e da riformisti duri e puri che non voglio mescolarsi coi “liberisti”. Ma il problema è interamente loro e del loro pensiero corto.
I tempi sono cupi, ma non diamoci per vinti. C’è una grande occasione da cogliere per i democratici, riformisti, liberali ed europeisti. Coraggio!
Le ragioni (mie personali) a favore del voto subito, senza paura della destra becera e cercando di tradurre la probabile sconfitta in un’occasione per i riformisti, socialisti e liberali.
Renzi propone un referendum per l’abolizione del Reddito di Cittadinanza. Un’iniziativa scomposta e impolitica, che segna il punto più basso della parabola renziana.
Votare Forza Italia perché ci si dichiara liberali, oppure votare PD perché si è riformisti, è come trascinare le racchette di nordic walking a casaccio, sprecando energie e procurandosi un danno.
Qual è la posizione della sinistra sull’elezione del Presidente della Repubblica? O su qualunque altra cosa? Non sarà che sbagliamo noi, a chiamare “sinistra” forze politiche così variegate?
Zingaretti e il PD. Di riformismo, di centro-sinistra, di liberalsocialismo, non c’è rimasto più nulla. Il nuovo partito populista di massa è nato lasciandosi alle spalle una voragine.
L’attesa scissione è dunque arrivata, avvolta da diverse ombre e da qualche lucina…
Rifondare la sinistra? Mah… dipende… Se ripartiamo dal lessico e usciamo dalle ideologie, forse ce la possiamo fare.
Renzi è di nuovo segretario del PD. E adesso? Di fronte a lui non ci sono poi molte scelte, tutte insidiose e pericolose, non solo per lui ma per tutto il Paese.
Di giustificazioni Renzi ne ha indiscutibilmente diverse, a partire dal fatto che si ritrova una maggioranza innaturale ereditata dalla precedente gestione del PD, quella di Bersani con la sua disastrosa “non vittoria” e le conseguenze successive che non dobbiamo dimenticare (incarico fallito, disastro per le elezioni del Presidente, maggioranza di Letta fondata su un compromesso bloccato e bloccante con Alfano…).
Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).
Un sarcastico Mattia Feltri commenta gli entusiasmi della sinistra italiana per il successo di Jeremy Corbyn con un breve commento seguito da un discretamente lungo florilegio di citazioni, da Veltroni a Fassina e Civati, passando per D’Alema e Bersani (ché nessuno si chiami fuori…), di lodi ai vari leader della sinistra che all’estero, per periodi più o meno lunghi, hanno illuso sulla rivincita di una sinistra internazionale nuovamente arrembante, da Zapatero a Corbyn, appunto, passando per Lula, Tsipras etc. I commentatori italiani sono ovviamente, e piuttosto banalmente, appiattiti nelle loro posizioni rituali: chi critica o addirittura irride, e chi approva o addirittura si entusiasma.
Un anno di governo Renzi (dal 22 Febbraio 2014) e un bilancio che appare nefasto a molte componenti politiche, ottimo ad altre e con chiaro-scuri ai commentatori più moderati. Io non tenterò alcun bilancio politico in senso tradizionale; voi lettori avete le vostre idee e non sarò io a farvele cambiare, e potete trovare sui giornali on line ottime riflessioni, alcune delle quali segnalate in fondo a questo articolo. Il bilancio che voglio fare non riguarda le riforme fatte o non fatte, quelle fatte a metà, quelle accusate di essere nocive in quanto “non di sinistra”… I lettori potranno trovare su questo blog molteplici articoli di Ottonieri che hanno fatto le bucce a queste riforme cogliendone elementi positivi e spesso negativi. Quello che io vorrei mettere al centro della mia breve riflessione è sostanzialmente culturale, e riguarda l’enorme strappo dato da Renzi alla politica tradizionale cercando nel contempo di vederne alcune conseguenze di prospettiva.