C’è una distanza siderale fra quanto discettano e propongono alcuni intellettuali, sindacalisti, politici, e il mondo reale, che funziona in un modo sconosciuto a molti di coloro che straparlano.

C’è una distanza siderale fra quanto discettano e propongono alcuni intellettuali, sindacalisti, politici, e il mondo reale, che funziona in un modo sconosciuto a molti di coloro che straparlano.
La paradossale vicinanza di posizioni fra Landini e Meloni è dovuta alla medesima vocazione esclusiva: attrarre i pochi e difenderne a oltranza le pretese, spacciate per diritti.
Costo del lavoro, scarsa produttività, rigidità del mercato del lavoro sono mali italiani ineliminabili, perché tutti, da Confindustria ai sindacati, hanno interesse a mantenere le cose come stanno.
Gli insegnanti fanno un lungo ponte con la scusa dei diritti sindacali. Ma non ci hanno intontito fino a ieri con la necessità di aprirla, la scuola?
Fra un po’ riapriranno le scuole. Le linee guida ministeriali fanno chiarezza per quel po’ che possono, ma come si comporteranno gli insegnanti? E i genitori?
Piangiamo i morti e capiamo umanamente chi si prepara a vendicarli in tribunale. Ma le denunce non avranno esito positivo e i mille mali italiani (non solo in sanità) hanno bisogno d’altro.
La miopia con cui aziende, sindacati e governi evitano di affrontare le trasformazioni del lavoro ha un costo insostenibile, e crescente.
I sindacati alzano la voce su Ilva e Alitalia. Ma è solo la solita sceneggiata da corresponsabili del declino industriale italiano.
Zingaretti lancia una proposta di grande interesse sulla semplificazione amministrativa. L’idea è ottima, ma come pensa, Zingaretti, di realizzarla?
Una commemorazione stracca, inattuale. Perché non proviamo a riflettere in modo nuovo sul lavoro?
La crisi di Alitalia è irreversibile e tutti lo sanno, eppure continuiamo a sprecare miliardi per tenerla in piedi. Lo stesso vale per decine di altri casi, e la spiegazione è sempre la stessa: il ricatto delle categorie verso la politica clientelare.
La battaglia contro l’apertura domenicale dei negozi è sbagliata e di retroguardia. Ecco le ragioni.
Alla fine, l’atteso annuncio è arrivato: il governo, nelle persone del ministro Poletti e del sottosegretario Nannicini, ha esposto ai sindacati il suo progetto per la “flessibilità in uscita”, il cosiddetto Ape (anticipo pensionistico): se si tradurrà in legge, questa ipotesi consentirà di andare in pensione fino a tre anni prima della scadenza, ricevendo un anticipo di pensione finanziato con un prestito bancario da restituire in vent’anni sotto forma di una trattenuta appunto sulla pensione, una volta maturata.
La proposta ha incassato un’accoglienza prudente ma favorevole dai sindacati, un commento positivo dalla Confindustria, e l’approvazione del Presidente dell’INPS Boeri, che ha osservato “La cosa importante è permettere la libertà di scelta alle persone”.
Di fronte a questo coro di consensi, è difficile discordare. Giusto?
La verità è dentro di noi. La verità siamo noi. Poiché guardiamo il mondo dall’interno verso l’esterno (dall’interno del nostro “io” verso il mondo fuori di noi) tutto ciò che è prossimo a “noi” (le nostre idee, i nostri valori…) riverbera di luce chiarissima e ci sembra illuminare l’oscurità selvaggia della jungla di stupidità in cui siamo immersi. Noi sappiamo; capiamo; vediamo. Gli altri sono sciocchi o, peggio, in malafede. Noi sappiamo le cose, conosciamo la verità. Dobbiamo necessariamente dirla al mondo. Urlargliela. E insultare coloro che diabolicamente si mettono di traverso, perché se lo meritano.
Nelle ultime settimane, abbiamo assistito al culmine (almeno finora…) delle polemiche prodotte dalle nuove norme introdotte dal programma governativo battezzato un po’ ottimisticamente La Buona Scuola. Gli insegnanti precari sono vivacemente insorti contro i criteri per le nuove assunzioni e soprattutto per l’assegnazione delle destinazioni che potrebbero costringere molti di loro a spostarsi in regioni diverse, con le ovvie difficoltà logistiche ed economiche. I toni del dibattito sono diventati molto accesi, con gli insegnanti e i loro sindacati che hanno evocato scenari di “deportazione”, mentre altre voci hanno invitato gli insegnanti stessi a smetterla di lamentarsi “di non poter lavorare a qualche minuto di macchina da casa”. Noi di Hic Rhodus abbiamo deciso di sfidare il calor bianco di questo argomento e di proporre un nostro punto di vista, cercando di rappresentare la situazione in modo non di parte.