Come avevamo pronosticato (facilmente) qui su HR, le famiglie delle vittime del virus si stanno organizzando per dare battaglia nei tribunali. C’è un comitato, un gruppo Facebook (55.000 iscritti), un “Denuncia Day” da celebrare a breve e denunce a carrettate da intasare i tribunali (ne parla diffusamente l’HuffPost, QUI). Vorrei chiarire subito che ho personalmente un grandissimo rispetto per queste famiglie; io stesso sono un soggetto “a rischio” coronavirus, comprendo le paure, le ansie, e probabilmente avrei fatto lo stesso se un mio congiunto si fosse trovato in una situazione confusa, fosse stato trascurato nelle cure (anche solo a mio giudizio, un giudizio quindi stravolto dal dolore personale) e fosse deceduto. E che in certe Regioni le cose siano andate oggettivamente peggio anche per una diversa organizzazione della sanità pubblica, credo sia nel sentire comune. Infine: che per tale peggiore organizzazione (quindi: per scelte umane, consapevoli, prese attorno a un tavolo da persone con un nome, un cognome e un determinato livello di responsabilità) siano morte delle persone, è comprensibile che risulti inaccettabile.
Astrattamente.
Poi c’è il livello pratico col quale fare i conti. Il livello che qui chiamo “pratico” ha una peculiarità: è senz’anima. Appare addirittura cinico a chi mette, al contrario, molto cuore nelle vicende pubbliche. Ma il livello pratico col quale sarà necessariamente giudicata questa massa di denunce credo che scontenterà i più anche se è l’unico modo per guardare alle cose.
Prima di addentrarmi nella mia riflessione vorrei ricordare a chi non conosce questo blog che qui cerchiamo di fare analisi razionaliste; parlando di coronavirus e morti scatta immediatamente la cosiddetta “reazione all’oggetto”; vale a dire che l’emotività rispetto al dolore impedisce di fare un discorso astratto, generale o anche semplicemente distaccato.
Perché il livello pratico dice alcune e semplici cose:
- le politiche sanitarie sono enormemente complicate e ricche di sfaccettature; quando la politica “sgridò” gli scienziati incapaci di dare risposte di verità in merito al virus e al cosa fare (mi pare sia stato quell’ingegno di Boccia…), urlava appunto la sua impotenza: i decisori decidono le politiche, non le cure mediche; e queste politiche possono riguardare un atteggiamento premiante verso il pubblico o verso il privato; dare priorità a certe patologie che sembrano localmente più incisive anziché altre; poi, soprattutto, le politiche sanitarie riguardano l’approvvigionamento delle siringhe e dei cateteri, i primariati, la riduzione dei costi nel mantenimento dei servizi essenziali e via così; o pensate che Gallera sia assessore alla sanità lombarda perché ha vinto il premio Nobel per la medicina?
- E qualora fosse (che Gallera sia titolato al Nobel per la medicina) le politiche generali di una Regione riflettono (in sanità, nella gestione del territorio, nelle politiche del turismo, in quelle sociali, industriali…) un quadro di riferimento che in decenni lontani si sarebbe chiamato “ideologico” (politiche di destra opposte a politiche di sinistra) e che oggi sono un mix di ideologie e di comitati d’affari contrapposti. Chi ha votato gli attuali rappresentanti (in qualunque Regione italiana) dovrebbe, in teoria, avere votato per una offerta politica contrapposta a un’altra differente, che include anche le politiche sanitarie. Il fatto che la stragrande parte degli elettori abbia votato nella totale inconsapevolezza dell’offerta politica che mandava al potere (e che la qualità di tali politiche sia comunque scadentissima da tutte le parti) non li esime, ciascuno singolarmente, dalle proprie responsabilità di cittadino.
- Quante volte (troppe) abbiamo affrontato su questo blog il problema della responsabilità individuale! Una responsabilità altissima per i Gallera italiani, per i Presidenti regionali, come per il ministro della sanità, ma una quota di responsabilità è dei cittadini che vogliono, che pretendono, che finché tutto va bene sono lieti delle scelte degli amministratori poi, quando le cose vanno male, vanno in Procura a denunciare. Ma quella sanità (ipotizzata) scadente, che ha (tu dici) fatto morire il tuo congiunto, non è un atto premeditato, se non nel senso che tutte le politiche, nel loro insieme, sono “premeditate” e ti sono andate benissimo fino al giorno prima.
- Non entro nel merito giuridico perché non è il mio campo, ma a naso credo che sarà molto ma molto difficile dimostrare un dolo, o anche solo una colpa, per i pochi tamponi, per la confusione, per i mancati ricoveri, per le diagnosi a volte frettolose… C’è stata una pandemia, tutti sono stati presi di sorpresa, i sanitari si sono fatti in quattro compiendo ogni sforzo possibile, con le attrezzature possibili, nel rispetto delle leggi vigenti… Chi sarebbe, esattamente, “in colpa”?
La conclusione finale è infine molto semplice: se da un punto di vista psico-sociologico la protesta e le denunce appaiono comprensibili, da un punto di vista politico sono baggianate. In Italia si sono, in questi decenni, smantellate col consenso della maggioranza degli italiani, una scuola primaria riconosciuta d’eccellenza a livello internazionale, una sanità fra le primissime al mondo, un sistema di protezione sociale (welfare) che con mille incertezze ha contribuito per molti anni ad alleviare sofferenze fra i meno fortunati, una Università mai eccellente ma oggi a livelli da terzo mondo, un sistema industriale che ha visto epoche lontane assai più floride, quando la mano pubblica non aveva ancora iniziato a cercare “capitani coraggiosi” (e voraci) per sostenerla artatamente, un territorio senza politica alcuna che frana, si allaga, si scuote, si avvelena nella denuncia generica quanto ipocrita perché non si è fatto assolutamente nulla, politiche estere ridotte alla barzelletta di Di Maio che pensa di avere aperto il mercato delle arance in Cina, una giustizia aberrante, malata, definita “un verminaio” da uno che di queste cose se intende, una burocrazia cavillosa e aliena che pesa assai più del debito pubblico… e via e via mille altre magagne, ciascuna delle quali importantissima, ognuna bastevole a farci affondare miseramente.
Di questo disastro politico (PO-LI-TI-CO) non è colpevole Salvini o Di Maio, o prima di loro Berlusconi e Prodi, ma chi ha consentito che la politica diventasse macchietta per avanspettacoli di provincia: Salvini? Di Maio? Ma non fanno neppure ridere! La colpa, mi verrebbe da dire, è di chi li vota, e li vota perché ignorante, ed è ignorante perché c’è un perverso sistema che riduce il merito, premia gli ignoranti, incentiva l’egoismo. Si è creato un circolo vizioso per il quale un sistema politico pessimo si è costruito pessimi cittadini che lo vota. Non voglio affrontare qui la digressione – che potrebbe essere anche necessaria – su come si sia innescato questo circolo vizioso (vi darò solo una data simbolica: 1992). Più importante sarebbe capire come spezzarlo, come uscirne; naturalmente, qualunque proposta in merito varrebbe per gli ottimisti, giovani ed entusiasti, non certo per me. Non farò proposte, qui. Non è questo il post giusto, e poi tante volte ne abbiamo parlato su questo blog.
Comunque, finché una brava maestra verrà “rimproverata” dal sindacalista che protegge il merito al ribasso e (questa congiunzione è fondamentale) la maggioranza del corpo insegnante italiano continua ad affidarsi al sindacato per garantirsi quei due stracci di miserabili privilegi che crede di avere, non avremo speranze. Spero che abbiate capito il senso di quest’ultimo paragrafo.