Il ventre di vacca

L’articolo di Cazzola sulla questione salariale fa venire i brividi, almeno a coloro che non conoscono adeguatamente le questioni dell’estrema rigidità del mercato del lavoro in Italia, dell’eccessivo costo del lavoro e specialmente – riferendosi all’articolo in questione – della scarsissima produttività del lavoro nel nostro Paese, che più che scarsa (comparandola con gli altri paesi europei) si dovrebbe definire, infima, ridicola. Una questione a sua volta collegata col tema dell’innovazione e ancora con quella sindacale.

I dati sono noti agli addetti ai lavori, sono noti a Draghi, per dire, e certamente anche a Landini, ai vertici di Confindustria come ai professori della Bocconi, ai parlamentari meno improvvisati e ai vertici sindacali. Ma non solo, anno dopo anno, perdiamo terreno, che già è del tutto evidentemente drammatico (perché significa perdere quote di mercato, perdere investitori, e quindi impoverirci) ma lasciamo dilagare una quantità di problemi collegati, come il lavoro nero, come il caporalato, come la conseguente perdita di introiti fiscali e l’abbandono a loro stessi di centinaia di migliaia di lavoratori, né servono maggiori controlli polizieschi, per intenderci, ché il problema è strutturale e capillare.

La consapevolezza più o meno seria di chi deve averne non ci salverà, il PNRR non ci salverà, Mario Draghi non ci salverà, perché tutto questo cancro è un enorme ventre di vacca dove pascolano, nell’oggi, nell’immediato, che domani Dio provvederà, e solo per me e per te, solo per noi, che gli altri si fottano, milioni di italiani con interessi garantiti dalla Costituzione più bella del mondo.

Il ventre di vacca dei sindacalisti che vivono della protesta contro questo male (e moltissimi altri) ricavandone ragioni di sopravvivenza.

Il ventre di vacca degli imprenditori che lasciano tranquillamente parlare Cazzola e i vertici più o meno illuminati a comando senza muovere un dito per toccare interessi di imprenditori e artigiani.

Il ventre di vacca delle amministrazioni locali che tutto sanno ma non s’impicciano.

Il ventre di vacca dei politici che non si sognano di fare la fine di Fornero-al-cimitero.

Il ventre di vacca dei milioni di cittadini che hanno miserabili interessi a pagare in nero, a fregarsene della provenienza dei pomodori, e che tanto il Covid è finito e adesso devono pensare alle vacanze al mare.

Persino il ventre di vacca di Cazzola che ha agio di scrivere (col solito acume) di queste cose, e il ventre di vacca di Claudio Bezzi che ci scrive un articolo sul blog e domani penserà ad altro.

15 giu 2021