Che vinca o che perda, che parli o che taccia, per qualche ragione la sinistra è antipatica…

Che vinca o che perda, che parli o che taccia, per qualche ragione la sinistra è antipatica…
Vocabolario di una sconfitta: 4 – Unità-a-ah-ah! Ovvero: un popolo sempre rissoso, diviso, frazionista, come crede di poter vincere?
Vocabolario di una sconfitta: 3 – “Sinistra”, parola nobile, parola desueta o parola da rinnovare?
Abbiamo perso anche perché le parole chiave, i simboli e i concetti della sinistra si sono logorati, diventando paradossalmente patrimonio del lessico della destra
La retorica di sinistra non è “di sinistra”. E’ solo retorica, e fa il gioco della destra peggiore.
Rifondare la sinistra? Mah… dipende… Se ripartiamo dal lessico e usciamo dalle ideologie, forse ce la possiamo fare.
Paura, disinformazione e ignoranza sono le artefici del successo del populismo. Nel vuoto di idee della sinistra che non ha un linguaggio per il terzo millennio.
La sinistra deve incominciare ad interrogarsi profondamente sulle ragioni della clamorosa sconfitta. Primi spunti da un insider.
Se pensate sia ora di cominciare a studiare per le prossime elezioni, ecco la vostra prima guida! Tutto quello che dovete sapere (e non vi piacerà) per scegliere inutilmente il meno peggio.
La legge sulla legittima difesa, nata malissimo, morirà presto. Ma la sinistra ce l’ha una proposta, una visione, una politica sulla sicurezza? Un’alternativa alle pistole?
Essere di sinistra (o di destra). Che significa? Mille sfumature, concetti equivoci, semantica discutibile… Un’analisi nel linguaggio stereotipato della politica.
Al voto subito? Quasi subito? Meglio fra un po’? Comunque sia voteremo col sistema proporzionale e avremo un’amara sorpresa. Vi presentiamo gli scenari possibili avvertendo che la lettura potrà generare depressione…
Un’interessante riflessione di Galli della Loggia mi porta a tornare su un tema già trattato, quello delle differenze fra destra e sinistra politica e sul loro significato attuale.
Ricordate Nanni Moretti in Aprile, quando supplica D’Alema di dire qualcosa di sinistra? La scena, che ripropongo qui sotto, vede un Berlusconi arrembante nel 1996, a Porta a Porta, attaccare un silente D’Alema sul tema della giustizia. D’Alema non replica, Moretti si dispera (nella realtà storica la sinistra vinse con l’Ulivo di Prodi per lasciare l’Italia intera ad assistere con sgomento al suo suicidio). Dire qualcosa di sinistra; pensarla, argomentarla, sostenerla… siete sicuri di poterci riuscire? Io credo di no. E lo stesso vale anche per la destra, sia chiaro, ma per ragioni che ora sorvolo mi sembra più interessante, come esercizio, utilizzare la sinistra.
Guardate che non è mica vero che l’Italia sia un disastro pluripartitico, e non è vero neppure che ci sia alternanza, com’è vero che il pericolo dei comunisti è sempre stata solo una fortunata gag di Berlusconi. Se guardate il quadro da un pochino più di distanza, diciamo da un paio di passi indietro, vedete che le cose appaiono caotiche solo nominalmente, che i colpi di scena, le crisi di governo, i rimpasti e i tradimenti sono sempre e solo stati un gioco complicato, a volte perverso, giocato per ragioni diversissime da quelle della normale lotta politica di ideali, forze sociali contrapposte, obiettivi alternativi sostenuti da forze diverse. Al massimo si è trattato di compravendite, vendette, avvisi mafiosi, ambizioni personali, ripicche e altre tipiche sciocchezze condominiali. Provo a convincervi.