Il vicolo cieco, e sordo, e muto, del PD

Lo leggete sui giornali, il “gran movimento” (si fa per dire) dentro le componenti del PD. E già parlare di movimento fra componenti mi fa venire il magone, già ho anteposto macigni insormontabili all’epilogo che potrà avere questo partito.

Per non essere frainteso da chi non segue questo blog. Né io, né il blog nel suo carattere originario, siamo “piddini”. Lasciamo stare le etichette che non ci piacciono e non ci rappresentano, ma – parlo per me – io mi muovo in un’area fra liberale e socialista, certamente europeista, certamente riformista, che si sente intimamente parte di un centro-sinistra (ho messo il trattino, sì, so che c’è chi sta attento a queste cose) che, al momento, è fatto solo dal PD. Sì, poi c’è +Europa, che occuperebbe questo spazio se solo avesse una massa significativa, quindi, pragmaticamente, che io voti o che io non voti PD, ovviamente guardo con interesse, e perché no, con speranza, anche all’unico partito che stava fra l’area che ho segnalato e quella di centrosinistra (senza trattino) con propaggini di sinistra.

Quello che vedo con un certo sconforto è proprio questo ridurre il dibattito a componenti, in particolare i “renziani” e gli “anti-renziani”, divisi a loro volta in “Dems”, “AreaDem” (che fantasia!), con Calenda che – essendo calendiano – ondivaga per conto suo, i “dialoganti” (così definiti dal Corriere della Sera dal quale traggo il grafico) che mi paiono come color che son sospesi… 

Ora: so bene che c’è, e sempre ci sarà, chi crede nel PD a prescindere, dopo una lunga e sofferta militanza nel PCI-PDS-DS-PD. Come c’è chi morirebbe con e per Renzi. Rispetto tutti, anche perché spero di avervi al mio fianco contro il vero e unico nemico, che è l’italico fascista, il nazionalista sovranista della porta accanto, il razzista sdoganato, il piccolo borghese ignavo, tutta gente che ha trovato in Salvini il nuovo Truce e in Di Maio… vabbé.

Ciò premesso dico chiaro e tondo: non ne posso più di questo PD che da Renzi in poi ha mostrato il peggio. Voglio precisare: da persona che ha guardato con interesse all’esperimento riformista di Renzi e che oggi – l’ho già detto e scritto in lungo e in largo – non crede più possibile quell’esperienza, dico: la “colpa” (sì, colpa, ho scritto proprio ‘colpa’) è del partito e delle anime originariamente incompatibili al suo interno, che hanno consentito lo spettacolo (a mio avviso veramente poco edificante) dei Bersani e dei Fassina e dei Gotor e dei Civati; di un Renzi che fa una sorta di corrente, che però non è una corrente, una Leopolda che non si sa cosa sia; di Zingaretti in segreteria, epitaffio del partito, un brav’uomo assolutamente non all’altezza e non chiaro e non incisivo; del garantismo giustizialista; delle poche idee ma confuse su immigrazione, ordine sociale, lavoro, meridione; delle classi dirigenti periferiche che si dispongono in una gamma da vergognoso a inqualificabile; di Roma e di quel che è successo; di totale incapacità, – TO-TA-LE – a capire il Terzo Millennio, riproponendosi con le medesime masturbazioni che hanno reso cieca tutta la sinistra, e se non mi importa un fico secco per la sinistra radicale, quella vera, buona, giusta, militante, che meglio pochi ma puri …

Mi importa per quella sinistra che aveva promesso, da Berlinguer in poi (tanto citato ultimamente sui social da gente che manco era nata quando lui è morto), un percorso riformista, democratico, liberal-socialista sin dalle premesse.

Oggi Zingaretti, incisivo quanto una piuma d’oca sul granito fascio-populista, incapace di gestire i casi Umbria e Lotti, incapace di immaginare quale rappresentanza si candida a reclamare (i poveri? gli europeisti? i millennial?…), ambiguissimo nei futuri rapporti col M5S, appare come un segretario (non un leader) di basso profilo e di scarse speranze.

Questa è una sciagura. Il suo ammiccare a sinistra, a destra, a Calendo, contro Calenda, col M5S, lo rendono debole e non credibile per chi, come me, vorrebbe un punto di riferimento vincente nel medio periodo, non certo domani o dopodomani; e quindi con un programma di lavoro, a ventre basso, su un programma intelligente, aperto e adeguato ai tempi, sulla ricostruzione di un partito pieno di oligarchi sempre desiderosi di far provincia da sé medesimi (se non è chiaro il riferimento pensate ad Emiliano, e qui mi fermo). 

Sarà per mio carattere, ma io questi matrimoni forzati, lo stare assieme “per riguardo ai figli”, la non soluzione dei problemi che restano tutti sospesi a mezz’aria oscurando il cielo delle idee, ecco: a me non piace.

Con questo PD di traverso, a sinistra non nascerà mai una buona, nuova, attraente alternativa al fascio-populismo. Il PD è diventato il problema. Finché resta questo rottame non riparabile, con questa classe dirigente cieca, sorda e troppo, veramente troppo muta, Salvini governerà per anni, l’Italia sprofonderà, ed eventuali parentesi alternative con la presenza del PD renderanno necessarie, per noi, dosi massicce di antiemetici.