Dal punto di vista dell’assenza dell’analisi

Ieri sera ero ad una sagra nel basso ferrarese. Qua, da queste parti, sono un patrimonio dell’umanità. Nel senso che spesso sono localizzate in borgate piccole dove tutte i cittadini di quel territorio si mettono appassionatamente insieme per far mangiare un sacco di gente che arriva anche da fuori provincia. Qua – in Emilia e in Romagna – si mangia assai bene. Questo lo sappiamo, e fino ad ora almeno, lo preserviamo con quell’amore che si riserva alle cose a cui si tiene davvero.

Insomma ieri sera incontro un tale prima di entrare al ristorante della festa, che conoscevo da tempo, di Ferrara. L’argomento del giorno – o meglio dal 27 maggio scorso – è la Lega al governo della città.

“Io ho votato Lega” mi dice. Ci penso qualche secondo: e ora che faccio? approfondisco o cambio discorso? saluto o resto? Resto e chiedo: “E come mai hai votato Lega? “Perché Ferrara è diventata uno schifo ed è piena di buche come il terzo mondo” risponde.

Sento la mia mente richiamata sul quel “come il terzo mondo” e a quel tragitto assurdo che feci da Mombasa a Malindi qualche anno fa. Quelle strade sterrate e lì sì che c’erano le buche e tutto il resto. E ammesso che il Kenia sia il terzo mondo rispondo “ma te, ci sei mai andato nel terzo mondo?” Mi guarda e mi risponde che “No, non ci sono mai andato”.

Poi mi dice che abita in centro storico a Ferrara, che della sinistra non ne può più, che le strade (una fissa, insomma) sono tutte piene di voragini e che la sinistra non se ne è occupata. Tento di capire a che strade si riferisce e tento di spiegargli che ci sono competenze diverse ma niente, l’analisi della problematica e dell’attribuzione delle eventuali responsabilità, non lo tocca.

Noto che tende a stizzirsi: funziona così, te passi per la saputella di turno e loro che sono – e soprattutto si sentono – inevitabilmente impreparati sull’argomento da analizzare, si indispettiscono. Se hai la vena da crocerossina e il tempo, con infinita pazienza e fermezza provi ad argomentare ogni singolo punto, ma questo lo devi fare senza aspettarti nulla, perché potresti trovarti dopo ore di conversazione al punto di partenza: “fa tutto schifo”.

Sì, la sinistra ha sicuramente un problema. Ma anche la destra. E noi tutti che abitiamo il mondo.

C’è una parte di paese che non analizza anche le piccolissime cose quotidiane. Ama e persegue generalizzazioni sommarie, quelle prive di complessità, e crede a tutto quel che è più facile da assimilare mentalmente. Gente che non viaggia, non sa, non comprendere che il mondo è – anche e soprattutto – tutto quello che sta al di fuori dei 50 kilometri di percorrenza giornaliera. Un mondo fatto di diversità, o semplicemente di altre province, regioni diverse da quelle dove si abita. Stati distanti 10 ore di aereo e di strade migliori e peggiori. Strade sterrate e burroni.

C’è un mondo fatto di verità/realtà e non di fantasia immaginaria appresa chissà dove e grazie a chi. E la sfida per la politica ora è la medesima di uno psicologo con il suo paziente, quando ti spiega che devi abbassare il quoziente di irrealtà con cui osservi il tuo esterno, se le vuoi affrontare e risolverle prima di tutto dentro di te.  Un lavoro che dura anni, dal risultato incerto.

Quel che servirebbe è sedersi insieme su una panchina del giardino della città dove si abita e tentare di spiegare come funzionano le cose. Servirebbe far fare un tour dentro le PA e spiegare ai cittadini come agisce l’amministrazione pubblica, o i singoli uffici: una sorta di risposta politica alla San Tommaso. E serve tempo. Sta a tutti noi dare il nostro contributo per togliere quella mano di fango che c’è sulla cultura del non sapere. Sta a tutti noi esser preparati a lunghe, lunghissime ore di conversazioni, apparentemente inutili.

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