Da un po’, anche qui su Hic Rhodus, ci chiediamo se ci sia ancora uno spazio politico per proposte “di sinistra”. Da un lato, infatti, molti ritengono che la tradizionale divisione tra “destra” e “sinistra” sia obsoleta, novecentesca, inadeguata all’evoluzione della nostra società; dall’altro, i partiti che di quella sinistra novecentesca dovrebbero essere eredi hanno imboccato o una strada nella migliore delle ipotesi “social-liberista” (il PD) o una via apertamente nostalgica, appunto, degli anni Settanta del secolo scorso (le mille schegge della solita “sinistra DOC” settaria e ideologica). L’ormai vecchia invocazione del grande Nanni Moretti a “dire una cosa di sinistra”, all’epoca rivolta a Massimo D’Alema, sembra quindi irrimediabilmente caduta nel vuoto, a meno di non ritenere che a “dire cose di sinistra” possa essere la demagogia 2.0 del M5S, che però io considero etichettabile in qualsiasi modo, tranne che con la parola “sinistra”.
Ora, capiamoci: si può benissimo pensare di vivere, politicamente, senza la sinistra. Personalmente, se dovessi dire in quale progetto politico mi riconosco, sarei semmai nostalgico del tentativo veltroniano di un partito democratico “a vocazione maggioritaria”, e quindi capace di incorporare le istanze “di sinistra” compatibili con una linea di governo realistica, e lasciare alla “sinistra DOC”, storicamente refrattaria a responsabilità di governo, quelle di mera testimonianza ideologica. E, onestamente, senza questa “sinistra DOC” si può tranquillamente vivere e prosperare.
Non si può, invece, prosperare, e forse neanche sopravvivere come paese (o come sistema-Europa), ignorando i problemi veri che non solo giustificano, ma esigono, l’esistenza di qualcuno che si ponga l’obiettivo di affrontarli e risolverli politicamente. Riguardano temi come le disuguaglianze, la trasformazione del lavoro, il welfare, la diffusione della conoscenza, la salute pubblica; come si vede, sono argomenti di cui su Hic Rhodus abbiamo parlato più che abbondantemente, e che sono questioni reali, con implicazioni rilevantissime sia sulla politica di oggi (i successi di certe “proposte politiche” si spiegano anche così), sia sul futuro della nostra società a medio e lungo termine. Si tratta dei problemi che decideranno la sorte delle giovani generazioni che, già oggi, partono con un pesante handicap.
Ebbene, per strano che possa sembrare, qualcuno che si pone gli stessi problemi da una prospettiva apertamente di sinistra e però non abbarbicata agli anni Settanta c’è. Non si tratta di un partito politico, ma del Forum Disuguaglianze Diversità, guidato da Fabrizio Barca, già ministro nel governo Monti. Barca in passato aveva fatto capire di considerare necessaria una pesante tassa patrimoniale, e che anche per questo non intendeva far parte di un governo di cui non potesse condividere la linea. Ma se la patrimoniale poteva essere uno strumento rozzo (e a mio avviso sbagliato, come ho scritto qui a suo tempo), le proposte del Forum, descritte in un rapporto sostanzioso e ben scritto, sono invece articolate e sofisticate, e indirizzano, da un punto di vista certamente di sinistra ma non arcaicamente ideologico, i problemi reali di cui parlavo. Si può essere d’accordo o meno, ma questi sono i discorsi che a mio avviso una sinistra deve fare, e una sinistra che li faccia svolge una funzione utile.
Non è possibile, nello spazio di questo articolo, analizzare le quindici proposte che il Forum promuove; mi limiterò quindi a elencarle, rinviando al ricco materiale sul sito del Forum per tutti gli approfondimenti. Eccole:
Le proposte sono legate a tre diverse dimensioni dei meccanismi di formazione della ricchezza: le prime undici rientrano nel capitolo delle risposte al cambiamento tecnologico; le tre proposte successive riguardano la relazione tra lavoro e impresa; l’ultima riguarda il passaggio generazionale. Capisco che sia difficile valutarle solo dai titoli, quindi vi invito davvero a leggere la fonte (mi riservo semmai degli approfondimenti in post successivi, visto che le proposte coprono temi diversi e complessi). Mi limito a dire che derivano da un’analisi approfondita, e ispirata al lavoro di Anthony Atkinson, un professore dell’Università di Cambridge, autore del libro Disuguaglianza. Che cosa si può fare? di cui abbiamo parlato qui in un post del 2015. Il libro è davvero meritevole di una lettura, e per questo lo avevamo segnalato, e il fatto che il Forum si sia ispirato a esso dimostra una serietà di approccio non frequentissima in ambito politico. Io non sono d’accordo su tutto, ma sull’analisi della realtà e su molti degli obiettivi strategici sì; e su quello con cui non concordo vale comunque la pena di discutere.
In sintesi: cose di sinistra da dire, e proposte radicali di sinistra da fare, in politica, ce ne sono ancora, eccome. Ed è possibile, nell’elaborarle, non solo non rifiutare, ma abbracciare la realtà contemporanea, che è fatta di quei fenomeni anche tecnologici di cui parliamo spesso. Bisognerebbe però che la politica accettasse di confrontarsi con la complessità, con il ragionamento per obiettivi e non per ideologie, con i fatti e i numeri e non con le chiacchiere. E quando dico la politica, non intendo i partiti: intendo tutto ciò che concorre a determinare la politica di questo paese e questo continente, a partire, in primo luogo, dai cittadini. Siamo noi cittadini che dobbiamo abbandonare le ideologie defunte, le semplificazioni demagogiche e le rendite di posizione clientelari.