Biden in difficoltà, i democratici nell’angolo, il trumpismo più aggressivo che mai. Cosa succederà alle elezioni americane del 2024?
Biden in difficoltà, i democratici nell’angolo, il trumpismo più aggressivo che mai. Cosa succederà alle elezioni americane del 2024?
Il mondo libdem italiano è convinto che la democrazia si esporta eccome, e che se gli USA non vogliono più farlo l’UE dovrebbe rimpiazzarli. Ma è una pessima idea.
Da anni sul grande e sul piccolo schermo negli USA si esaltano i “bad cops”, quelli che estorcono confessioni a suon di cazzotti. E questo influenza il pensiero collettivo.
Incominciamo a vedere i cambiamenti nei nostri comportamenti, nei nostri giudizi… Intanto assistiamo al disastro fuori dall’Italia, dove ripetono – forse in peggio – i nostri vecchi errori. E l’Europa cosa fa?
L’attacco terroristico di Teheran ha la medesima natura di quelli in Europa ma scopi molto differenti e seriamente pericolosi. La situazione in M.O. evolve in fretta, e in forma altamente preoccupante.
Un affresco completo e approfondito sulla difficoltà sudamericana a trovare accordi comuni in analogia a quelli dell’Unione Europea.
I dati veri dietro gli omicidi di neri operati da poliziotti in USA. Una storia di disuguaglianze che rischia di provocare un conflitto razziale.

L’impudente atteggiamento di Erdogan nella crisi dello scacchiere siriano (col recente attacco al caccia russo) ma ancor più la risposta europea al terrorismo, mostra la crisi profonda che attraversa la NATO in questi ultimi anni. Gli europei, in maniera discutibile, con accelerazioni non concordate (quelle di Hollande), con tentativi di fragili alleanze fra alcuni Paesi, e probabilmente con moltissimi occhi sui propri elettorati (Hollande deve fare vedere ai francesi che reagisce; Renzi e Merkel pure ma senza esagerare e senza stare in prima linea…), agiscono indipendentemente dalla NATO anche nei riguardi di Putin
L’etichetta, che Annunziata e altri commentatori hanno applicato all’orrore di Parigi, è suggestiva quanto errata. La verità è peggiore. Non è una guerra ma guerriglia terrorista. Non c’è scontro fra nazioni e popoli, e loro eserciti, ma stillicidio di azioni isolate e imprevedibili realizzate da persone di svariata nazionalità, spesso con pochissimo in comune tranne l’odio verso l’Occidente giustificato da una matrice religiosa neppure sempre precisa.
In queste ore si sta combattendo in Yemen quella che De Giovannangeli sull’Huff Post chiama “la madre di tutte le guerre”. Da un lato Arabia Saudita alla guida di una grande coalizione che vede Egitto, Giordania, Sudan, Pakistan, Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Marocco, oltre ai lealisti yemeniti, con l’appoggio turco (per ora solo politico) e quello logistico americano; dall’altro lato l’Iran, che sostiene i ribelli sciiti yemeniti e un appoggio siriano che vale per quel che vale date le condizioni del paese di Assad.
di Lee Smith
Hic Rhodus offre ai lettori un punto di vista particolare, quello degli ebrei americani più critici verso l’Amministrazione Obama, sui rapporti fra Stati Uniti e Turchia nell’ambito della crisi mediorientale. La proposta di questa, come di altre future traduzioni, non significa una necessaria condivisione della redazione di Hic Rhodus sulle molteplici questioni trattate e sui giudizi espressi dall’autore.
Questo articolo è riprodotto da Tablet Magazine, “Tablemag.com”, la rivista online di notizie ebraiche, idee e cultura, col permesso dell’editore. Traduzione, note e suggerimenti finali per ulteriori letture sono a cura di Hic Rhodus.