Dichiaro subito che la mia massima aspirazione è fare assolutamente tutto ciò che mi pare. Credo che questo sia il migliore incipit al presente articolo perché sono certo di essere in buona compagnia, e in questo modo spero di avere catturato la vostra attenzione e benevolenza perché purtroppo, a partire da tale aspirazione, dovrò condividere con tutti voi l’impossibilità di realizzarla completamente. Poiché siete amici vi risparmio tutta la pletora di teorie socio-antropologiche su come siamo finiti, nei millenni, a costruirci una gabbia sempre più fitta di regole (che hanno molto a che fare coi doveri e un po’ coi diritti); sapete, io non uccido voi e voi non uccidete me, io non vengo a rubare la tua mucca e tu non provi a stuprare mia sorella… dopodiché se qualcosa va storto (succede spesso) c’è un giudice che chiarisce le colpe e le pene conseguenti… Poiché Hic Rhodus è un blog sostanzialmente politico salto anche tutta la parte giuridica, o meglio: di filosofia del diritto, e arrivo al nocciolo della questione che esprimerò in questo modo: perché così pochi diritti?
Categoria: Disuguaglianze e Diritti
– Diritti sociali, civili, universali…
– Diritti dei lavoratori, diritti dei cittadini;
– LGBT;
– Eutanasia, aborto, eterologa…
Legge 194. Un diritto ipocritamente negato
Capita ogni tanto di leggere, come un po’ di giorni fa, che c’è un’emergenza aborti in un ospedale (chi scrive un titolo così merita di essere radiato dall’albo dei giornalisti), che una donna viene abbandonata in corsia e altre drammatiche spiacevolezze legate all’inapplicazione della Legge 194/1978 che, giusto per essere chiari, si chiama Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza ed ha uno splendido art. 5 che vi propongo integralmente:
Disuguaglianza o ingiustizia?
Nel suo recente post sulla distribuzione della ricchezza e sulla sua correlazione con il benessere sociale, SignorSpok ci ha mostrato come storicamente negli ultimi 100-150 anni parallelamente a un aumento delle disuguaglianze economiche (misurate tipicamente dall’Indice di Gini) si sia assistito a un incremento generalizzato del benessere, e in particolare anche del benessere dei meno favoriti. In sostanza, e in un’ottica “macroscopica” (sia temporalmente che geograficamente), la lunga fase espansiva delle economie di stampo occidentale ha sì prodotto una significativa polarizzazione della ricchezza, ma è stata accompagnata da un miglioramento generalizzato delle condizioni di benessere, pur nelle differenze non irrilevanti tra i modelli sociali dei diversi Paesi. Facendo riferimento al recente rapporto dell’Oxfam che evidenzia il costante crescere delle disuguaglianze, insomma, il nostro Spok ci avverte che non è così scontato che queste disuguaglianze abbiano (e tantomeno abbiano avuto in passato) effetti negativi. In questo post proveremo invece a chiederci, scendendo dagli scenari macroscopici ad altri ben più delimitati, se e quando le disuguaglianze diventino un’ingiustizia e un problema.
Volete davvero morire a 40 anni?
Nel caso siate stati sul Marte negli ultimi 30 giorni, potreste non aver saputo dell’iniqua e vergognosa distribuzione della ricchezza nel mondo. Perché, con la pubblicazione del World Wealth Report, la notizia che tutti i giornali hanno riportato è che circa l’1% della popolazione possiede più o meno la metà della ricchezza del mondo, fatto usualmente accompagnato da commenti del tipo “mai tanta ineguaglianza”.
L’Oxfam briefing paper è molto chiaro in proposito, basandosi su dati del World Economic Forum:
- circa metà della ricchezza mondiale è posseduta dall’1% della popolazione;
- la ricchezza dell’1% più agiato vale 110 trilioni di dollari, 65 volte la ricchezza totale della metà della popolazione mondiale meno agiata;
- gli 85 più ricchi del mondo sono ricchi quanto tutta la metà meno agiata della popolazione mondiale;
- sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è cresciuta negli ultimi 30 anni;
- l’1% più ricco ha incrementato la sua percentuale di reddito in 24 su 26 paesi per i quali ci sono dati dal 1980 al 2012; negli USA, l’1% più ricco ha raccolto il 95% della crescita post crisi, mentre il 90% più povero è diventato ancora più povero;
Poveri lavoratori…
Come preannunciato nel post sull’importanza della Statistica, vorrei “rileggere” alcuni temi di particolare interesse e molto presenti nel dibattito politico utilizzando le evidenze statistiche disponibili, in particolare quelle fornite dall’Istat e dall’OCSE.
Il tema forse più rilevante a giudizio di quasi tutti i commentatori italiani è quello del lavoro, rispetto al quale le proposte e le discussioni mi sembra si concentrino su due obiettivi prevalenti:
- come ridurre il tasso di disoccupazione, prevalentemente giovanile;
- come sostenere economicamente chi per un motivo o l’altro (giovani in cerca di prima occupazione, quaranta-cinquantenni “espulsi” dalle aziende, “esodati”, ecc.) si trova a non avere un lavoro.