Ho pensato a lungo prima di scrivere. E certamente avere pensato a lungo non garantisce saggezza e verità. Poi sono un maschio e già questo, inevitabilmente, mi schiera, no? Parlare di molestie sessuali contro le donne, “da maschio”, mi rende comunque, sia pure molto da lontano, una sorta di parte in causa, ma poi penso: anche parlarne da femmine. Non c’è nulla da fare. Chiunque ne parli è una parte in causa.
Ho pensato a lungo perché dopo le rivelazioni di Asia Argento mi sono detto: “Ma come, ne parla adesso, dopo vent’anni?”. Poi, naturalmente, mi sono pentito di avere avuto un pensiero così meschino perché non tiene conto dei rapporti di forze, dell’inesperienza… e ho letto i commenti di chi saggiamente indica il problema generale che non viene cancellato per niente dal tempo passato (per esempio ne ha scritto ManginoBrioches, una bravissima blogger). Ma poi ho letto anche dichiarazioni di altre donne, come quella di Cucinotta che mostre altre sfaccettature del problema… Insomma, ho pensato a lungo prima di scrivere, e a furia di pensare mi si sono confuse le idee. Forse era meglio avessi scritto di getto qualunque cosa…
1) La violenza sessuale è sempre da condannare in qualunque forma e luogo e contesto avvenga, anche se scoperto o rivelato anni dopo. Fin qui è stato facile e molto politicamente corretto, ma adesso aiutatemi a definire ‘violenza sessuale’. Stupro a parte, ovviamente. Le avance sono una forma di violenza sessuale? Sì, se sono eccessive e proposte da una persona (per esempio un maschio) che ha un potere diretto su un’altra persona (per esempio femmina). Il datore di lavoro che mette le mani addosso a una sua dipendente, con l’implicito ricatto del licenziamento, compie un’indegna violenza sessuale anche se non consuma uno stupro e anche se la dipendente, impaurita, accetta il rapporto sessuale. Quel rapporto sessuale non è consenziente ma frutto di una costrizione, e assomiglia a uno stupro anche se non si consuma nella violenza fisica. D’altra parte l’avance fatta da un giovane innamorato regalando un mazzo di fiori all’amata, e l’insieme di piccoli messaggi verbali e gestuali, in un gioco che potrebbe condurre i due a rotolarsi fra le lenzuola sono, invece, un sano e normale gioco fra i sessi. D’accordo fin qui? Vi mostro questi due estremi in un disegnino:
Ora: Asia Argento si situa in qualche punto ignoto tra i due estremi. Certamente più a destra che a sinistra ma… dove, esattamente? Nessuno di noi può saperlo; non certo io, non Cucinotta, non ManginoBrioches e – scusate se esagero – neppure la protagonista stessa, che rivanga vecchie esperienze nel ricordo trasfigurato dal tempo. Prima excusatio non petita: questo non è il prologo di un’argomentazione strumentale per diminuire la gravità dell’accaduto. Ho detto che certamente il suo “incidente” si colloca nella metà di destra dello schemino, ovvero sul versante della violenza. Lo so, ne sono intimamente convinto, non lo dico per dire. Ma cosa sia realmente successo, quale fossero le intenzioni dei protagonisti in quel momento, quali le motivazioni e le conseguenze reali in quel momento, non possiamo saperlo, no?
2) I ruoli sessuali sono sbilanciati, asimmetrici, ineguali e penalizzano fortemente le donne. Non parlo dei ruoli sociali e professionali, dove le ingiustizie sono denunciate da tempo, ma di quelli sessuali. Il comportamento sessuale dei maschi è primitivo e predatorio, e affermarlo come fatto “naturale” non significa giustificarlo ma semplicemente spiegarlo; quello femminile è, simmetricamente, mentale e seduttivo. Prima che decidiate di venirmi a tagliare le gomme della macchina vi prego di non considerare, le precedenti, mie opinioni maschiliste ma la sintesi di considerazioni storico-antropologie, biologiche e psicologiche che ho già trattato altrove, per esempio QUI. Basta aprire un qualunque giornale on line, uno non particolarmente gossiparo, per vedere star scollate su red carpet, famose cinquantenni “ancora in forma”, dive e divette che fanno del sedere tonico e delle tette abbondanti un passe-partout primario, prima dell’intelligenza, prima della competenza. E’ solo un esempio banale. Prendete la letteratura, la più nobile e acclamata. Il cinema, anche di qualità. Prendete i riferimenti culturali che vi pare ma, per una ragione o per l’altra, la donna viene rappresentata, dalle donne stesse, come oggetto di desiderio erotico. Anche i maschi, direte. Dei bei fusti di Hollywood certamente ammiriamo il profilo esteriore se siamo ragazzine quattordicenni, ma il grande schermo è pieno di brutti affascinanti, brutti eroici, brutti magnetici. E belli o brutti che siano fanno, agiscono, sono protagonisti. Non altrettanto di brutte… Voglio dire che la cultura dominante è un immaginario di uomini che fanno e di donne che si desiderano. Di uomini artefici del mondo e di donne che li accolgono, li sostengono, li incitano, li “confortano” dietro le quinte. Guardate alle mogli e compagne dei principali leader europei per avere un distillato di storie interessanti. E, prima di venirmi a lanciare pietre contro le finestre, tenete a mente che ho parlato di cultura dominante, che di per sé non significa affatto cultura “giusta” e nemmeno cultura “da accettare”. La cultura dominante si contrasta ma non la si vince sulla breve distanza. Ho scritto molti post sulla questione femminile da questo punto di vista: i processi culturali cambiano sulla distanza di molti decenni, mentre quelli sociali mutano in anni. Anche se oggi molte donne (non tutte, neppure moltissime) e alcuni uomini (neppure pochissimi) hanno consapevolezza dell’ingiusto ritardo di cui soffrono le prime, è solo l’ampia e duratura estensione di nuovi modi di essere e di relazionarsi che concorrerà, col tempo, a modificare il rapporto maschi/femmine in maniera conveniente, a partire dalla parità nei rapporti di potere.
3) E comunque c’è chi dice “no”. Scusate, qui veramente temo la vostra rabbia: c’è chi dice “no”, c’è chi rifiuta la raccomandazione e chi rifiuta la minaccia, chi rifiuta la lusinga e il ricatto. Per carità: ci sono situazioni e situazioni: la povera operaia ricattata dal bavoso datore di lavoro, che porta l’unico stipendio a casa dove l’attendono bimbi affamati, ecco, questa è una donna che non può dire di no, non può scegliere, e quindi la sua è la massima violenza subita, è un vero stupro. C’è però chi può scegliere; chi può difendere la sua dignità rinunciando a un’ipotetico vantaggio oggi in favore di un’integrità che potrà (o forse no, certo, chi può dirlo?) rendere vantaggi domani. Approfittare della giovanile avvenenza fisica oggi per trarne un vantaggio, e lamentarsi vent’anni dopo sull’onda dell’emozione sociale causata da un certo susseguirsi di atti di violenza, insomma, non mi piace, va bene? Direte: parli tu che sei un maschio, che ne sai? No, non l’accetto. Anche “i maschi” hanno i loro ambiti di ricatto, affettivo, professionale… “Fai questo / non fare quello altrimenti…”. Io li ho subiti, miei amici li hanno subiti… C’è chi dice “Sì”, ma c’è chi dice “No”, come quel giovane ricercatore che ha denunciato i concorsi truccati. Avrà la carriera stroncata dal sistema perverso? Non lo so, ma consideriamo quel giovane una brava persona, giusto? Pensiamo abbia fatto bene a scoperchiare la pentola del malaffare universitario. C’è chi dice no anche alle profferte sessuali. Donne che hanno fatto carriera dicendo “No” alle molestie e alle facili scorciatoie, e anche se posso capire che molte altre, effettivamente, si saranno forse viste stroncare le carriere, pure siamo tutti d’accordo che la lotta alla molestia passa dal dire “NO”? La lotta non può passare dal dire “Sì” e poi, dopo, protestare di avere subito molestie considerate, da chi le ha perpetrate, quasi un peccato veniale, in virtù di quella cultura dominante che si diceva prima. Perché sei ricco e potente, l’hai sempre fatto, hai “sedotto” decine di donne, perché non anche te? Perché non con una volgarità tollerata ai ricchi e ai potenti? Vi ricordate il Trump di “Grab them by the pussy”? E’ stato votato da milioni di donne americane! Riascoltatelo:
Seconda excusatio non petita: mai usato linguaggio volgare con le donne che ho amato; sempre corteggiato delicatamente, mai alzando tono della voce, figuratevi le mani; mai preteso “prestazioni” non gradite… Ma probabilmente io (credo così, lo spero) sono un uomo acculturato, consapevole dei rapporti sociali bla bla… Ho avuto vicino donne intelligenti, volitive, gentili e accoglienti, mai succubi, che hanno sempre detto i loro “No”. Cominciando dall’educazione dei loro figli. Quelli maschi. E dovremmo pur parlare anche di questo. Che madre ha avuto Trump? E Weinstein?
4) Mentre espatrio sotto falso nome per ragioni di sicurezza, arrivo infine a dire che una certa cultura femminista in bianco e nero mi pare ideologicamente ottusa. Tutte le obiezioni femministe a questi miei punti di vista li ha benissimo scritti Michela Pagarini sull’HuffPost. Potete leggerle da voi: non importa un fico secco se se ne parla dopo 20 anni, non ha significato parlare di possibilità di scelta, non ha importanza essere tornata a letto col porco perché c’è pure la nota “Sindrome di Stoccolma” e così via. Ovviamente non le condivido – non avrei altrimenti scritto questo mio – perché manca, a tali obiezioni, qualunque tentativo di dare uno spessore storico e sociale al fatto. Il porco è tale per definizione e la donna è la sua vittima per definizione. Ergo: a morte il porco e viva le povere donne. Io personalmente ho conosciuto donne infami, stalker seriali dai cui uffici uscivano uomini in lacrime distrutti, ma probabilmente è un altro discorso. Ho conosciuto madri complici totali dei loro figli maschi violenti con le mogli, e anche questa forse è un’altra storia. Ho letto cronache di file lunghissime di stelline, veline, semi prostitute, quasi maggiorenni alla porta di potenti che per qualche seratina fra amici concedeva poi una comparsata in TV o un appartamento all’Olgiata. Ancora altre storie per il femminismo in bianco e nero. Che non concede nulla al ruolo sociale (sia pure minimo) che Asia Argento già aveva, al contesto locale in cui tutti sapevano (e lo dicono ora, donne comprese, tacendo di altri profittatori), e specialmente, e specialmente, all’elemento della responsabilità già menzionato. Pensare che l’uomo porco, in quanto maschio e di potere, sia un porco e basta, e che la donna sia vittima e basta senza un filo di contestualizzazione, senza dare un senso all’azione, senza rendere spessore alle storie, finisce col tracimare nell’inevitabilità della guerra fra i sessi, nell’irriducibilità delle differenze, nell’impossibilità di un superamento culturale delle condizioni di asimmetria.
In conclusione, quello che voglio dire è che sono certamente solidale con le donne che subiscono violenze, ci mancherebbe altro! Anche Asia Argento ha la mia solidarietà, perché anche lei ha indiscutibilmente subìto. Ma ha subìto da privilegiata, in un contesto (quello dello star system) dove ne potrebbe raccontare più la camera da letto che la macchina da presa. E’ ingiusto? Certo che lo è, e Weinstein merita tutto il biasimo possibile. Ma se tutte le donne iniziassero a dire “No” oppure a denunciare subito, se educassero diversamente i loro figli (guardate, questo è un punto cruciale, so quello che sto dicendo…), avremmo qualche dibattito in meno sui social, qualche maiale maschio più “addomesticato”, e relazioni di genere più felici. Ma attenzione alla trappola! Come in Francia un dibattito analogo sta portando il governo a proporre leggi basate sulla delazione, come in America la paranoia della facile denuncia porta i maschi a non voler salire soli con donne in ascensore, così il nostro dibattito deve partire da una considerazione liberale ed ugualitaria. Le donne vanno assolutamente difese innanzitutto come persone. Immaginare in maniera rigida, intollerante, manichea, mezza umanità di predatori maschi e mezza di potenziali vittime femmine, e pretendere di salvaguardare queste ultime con le mani sugli occhi non è, nella maniera più assoluta, la strada da percorrere.
Corrediamo l’articolo con la nostra Mappa 27.
Sono inclusi i principali articoli da noi pubblicati sui temi trattati in questo post, ma altri non sono stati inclusi: sulla prostituzione, sull’infibulazione, altri che trattano questi temi all’interno di discorsi più ampi etc. Se desiderate sarà facili trovarli tutti.
Questi sono i link:
Il corpo delle donne è il problema?
- Il corpo delle donne è rivoluzionario, di Bezzicante, 12 Febbraio 2014;
- Il corpo delle donne, il potere maschile e la crisi della presenza, di Bezzicante, 9 Marzo 2015;
- Sessualità e subalternità delle donne: una palude culturale dalla quale uscire, di Bezzicante, 19 Settembre 2016;
- Sessismo. Le donne come corpo e la difficile parità di genere del linguaggio, di Bezzicante, 13 Febbraio 2017.
Forme di violenza
- Legge 194. Un diritto ipocritamente negato, di Bezzicante, 12 Maggio 2014;
- Aborto e obiezione di coscienza: ora basta, di Ottonieri, 31 Ottobre 2016;
- No alla violenza contro le donne, di Bezzicante, 23 Giugno 2014;
- Suicidi economici e femminicidio. Aggiorniamo i dati, di Bezzicante, 27 Gennaio 2016;
- Taharrush Gamea: fatti e interpretazioni delle violenze contro le donne a Colonia, di Alberto Baldissera, 15 Gennaio 2016;
- Le donne, i diritti, l’integrazione. Dopo i fatti di Colonia, di Bezzicante, 8 Gennaio 2016;
- Emergenza stupri in Italia: come stanno realmente le cose?, di Bezzicante, 4 Settembre 2017;
- Sesso e cultura. A proposito delle ragioni dello stupro, di Bezzicante, 11 Settembre 2017.
Derive
- Attenzione agli stereotipi di genere. Ma diamoci anche una calmata, di Bezzicante, 14 Ottobre 2015;
- Basta con le pseudofemministe a seno nudo, di Bezzicante,20 Gennaio 2016;
- La mimosa è già sfiorita. L’errore “di genere” delle battaglie femministe, di Michelasan, 15 Marzo 2017;
- Per chi sono realmente fatti i manifesti di Intimissimi. O: la questione di genere è solo una questione di tette?, di Bezzicante, 17 Maggio 2017.