La Turchia amplia la possibilità di sposare bambine. Una violenza molto diffusa nel mondo.

– Diritti sociali, civili, universali…
– Diritti dei lavoratori, diritti dei cittadini;
– LGBT;
– Eutanasia, aborto, eterologa…
La Turchia amplia la possibilità di sposare bambine. Una violenza molto diffusa nel mondo.
Sostegno al reddito e inclusione sociale nella nuova misura nazionale contro la povertà. Ce la faranno i Comuni?
I dati veri dietro gli omicidi di neri operati da poliziotti in USA. Una storia di disuguaglianze che rischia di provocare un conflitto razziale.
La cronaca segnala quella che appare una persecuzione femminile. E’ un problema culturale ampio e complesso, ma c’è spazio per l’ottimismo
Il Fertility Day voluto dalla ministra Lorenzin è già un flop comunicativo a tre settimane dall’evento, mostrando nel contempo un’inadeguata visione della realtà sociale
Alla fine, l’atteso annuncio è arrivato: il governo, nelle persone del ministro Poletti e del sottosegretario Nannicini, ha esposto ai sindacati il suo progetto per la “flessibilità in uscita”, il cosiddetto Ape (anticipo pensionistico): se si tradurrà in legge, questa ipotesi consentirà di andare in pensione fino a tre anni prima della scadenza, ricevendo un anticipo di pensione finanziato con un prestito bancario da restituire in vent’anni sotto forma di una trattenuta appunto sulla pensione, una volta maturata.
La proposta ha incassato un’accoglienza prudente ma favorevole dai sindacati, un commento positivo dalla Confindustria, e l’approvazione del Presidente dell’INPS Boeri, che ha osservato “La cosa importante è permettere la libertà di scelta alle persone”.
Di fronte a questo coro di consensi, è difficile discordare. Giusto?
Come abbiamo già segnalato, l’Istat ha recentemente pubblicato il suo Rapporto Annuale 2016, che contiene numerosi e interessanti dati e approfondimenti in diverse aree di analisi. Con tutta probabilità torneremo ad attingervi in prossimi post, ma in questo vogliamo prendere in esame uno degli elementi centrali del rapporto, ossia le differenze tra le generazioni, in particolare viste dalla prospettiva dei giovani che non siano “figli di papà”: il romanzo di un giovane povero, per prendere in prestito il titolo del film di Ettore Scola.
Periodicamente, l’Oxfam, una ONG specializzata nella lotta globale alla povertà, pubblica dati e rapporti che evidenziano il crescente divario tra ricchi e poveri nel mondo. Quello che è però significativo, ed evidente nel rapporto 2016 sulla disuguaglianza economica, è che, mentre la distanza tra paesi “ricchi” e paesi “poveri” tende a ridursi, si allarga quella tra i ricchi di tutto il mondo e tutti gli altri (non solo i poveri). Il rapporto s’intitola Un’economia per l’1%, perché parte dal fatto che l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più della metà dei beni del pianeta. Ci siete anche voi?
Pochi giorni fa, il Ministro del Welfare Poletti ha commentato in questo modo la recente approvazione del Piano di contrasto alla povertà da parte del Governo: finalmente anche in Italia abbiamo “un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà”. Ma la misura approvata, e che di cui il Parlamento dovrà poi varare il decreto attuativo, ha le caratteristiche per essere davvero efficace? Ed è forse un passo nella direzione del “reddito di cittadinanza” invocato dal Movimento Cinque Stelle? Vediamo.
Si sta per votare il testo della legge Cirinnà sulle Unioni civili in un Senato spaccato anche trasversalmente nella maggior parte delle forze politiche. Quello che non a tutti sembra chiaro è per cosa realmente si voti e quali siano i sentimenti reali della maggioranza del Paese.
Sulle molestie di massa subite da centinaia di donne di Colonia (e di altre città) da parte di individui “di aspetto nordafricano o arabo” avete letto già più o meno tutto. Aggiungo qualcosa perché la chiave di lettura da adottare a me sembra solo sfiorata e non sufficientemente sviluppata nelle sue conseguenze. Allora dico subito che il problema non è (solo) la molestia alle donne. Molti commentatori e blogger si sono concentrati su questo aspetto, certamente grave, gravissimo, che impedisce però di vedere un problema più ampio.
Premesso che nelle mie email di lavoro a gruppi misti, di maschi e femmine, io scrivo di regola “Car* collegh*” (con gli asterischi) per evitare un linguaggio sessista e che, naturalmente, mi sforzo in diversi campi e in forme differenti di rispettare una minima parità di genere anche in forme più sostanziali, ciò premesso sono infastidito dalla corsa a un anti-sessismo estremista e, permettetemi, un po’ cretino.
Periodicamente, anche qui su Hic Rhodus, discutiamo le statistiche e le prese di posizione politiche a proposito del problema della povertà e della disuguaglianza sociale; si tratta di un tema che è spesso al centro dell’agenda politica, talvolta trattato in modo inesatto o semplicemente demagogico. Cogliamo l’occasione di un recente rapporto della Caritas sulle politiche contro la povertà in Italia per riprendere il filo e cercare di orientarci tra le molte proposte e idee, non tutte realistiche, che circolano tra gli “addetti ai lavori”.
Coalizioni distributive
Ho pubblicato di recente due post su Hic Rhodus, dedicati a chiarire significato e conseguenze delle azioni collettive del luglio 2015, a Pompei e Roma (QUI e QUI). Ho allargato poi la prospettiva ad altri eventi e ripreso, per spiegarli, la teoria dell’economista Mancur Olson sulle azioni collettive. Riassumo in breve la mia argomentazione.
I conflitti del 1987 e quelli del 2015
In un articolo precedente ho notato le forti somiglianze tra i conflitti distributivi dell’estate 2015 e quelli del 1987, segnati dall’avvento dei Cobas sulla scena sindacale in Italia. Li riassumo in breve: