L’ultima (speriamo) “cronaca” vede il vostro Eroe mettere il becco fuori casa, per avventurarsi nella giungla virale della sua città.
– Tutti i post epidemiologici, sulla salute etc. (include p.es. il caso Stamina);
– Sicurezza e percezione della sicurezza sociale;
– Welfare, equità sociale.
L’ultima (speriamo) “cronaca” vede il vostro Eroe mettere il becco fuori casa, per avventurarsi nella giungla virale della sua città.
La Fase 2, dopo il lockdown, deve “riavviare il motore” dell’Italia ma porta con sé il concreto rischio di una ripresa dell’epidemia di Coronavirus.
Contro il coronavirus si usano immagini ed espressioni belliche abbastanza fuori luogo. Ma se proprio dobbiamo trattare l’argomento sotto questo aspetto, ecco alcune considerazioni di profilo militare.
Cosa possiamo aspettarci dalla Fase 2 della lotta contro il Coronavirus? Gli esperti dell’ISS hanno commesso banali errori nei loro modelli previsionali?
I dati disponibili indicano che la Svezia è tutto fuorché un esempio da seguire in merito alle politiche di contrasto del coronavirus.
La principale differenza sociale fra l’attuale pandemia e le precedenti (come la spagnola) riguarda l’interdipendenza socioeconomica e la conseguente fragilità del tessuto sociale contemporaneo. Impariamo da questa, perché la prossima potrebbe essere fatale.
La scelta del governo di restare a metà strada, e limitare i danni di qui e di là, forse è quella giusta o forse no. Non lo sappiamo. Non avremo mai la controprova. Soprattutto, al contrario del virus, la posizione di Conte è lose-lose: o perde o perde. Se tiene chiuso si addosseranno a lui le colpe dell’impoverimento, se riapre gli si addosseranno quelle dell’ecatombe. Li abbiamo visti, in questi mesi, quelli arrabbiati col mondo perché si doveva sbarrare, poi arrabbiati perché si doveva serrare, poi di nuovo arrabbiati perché si era serrato fin troppo. Le indecisioni e gli errori dell’esecutivo sono lì da vedere, ma dipendono più di un po’ dal facile, volatile e digrignante atteggiamento del resto del Paese. Ma se ci mettessimo nella zucca una volta per tutte che stavolta non andrà bene, andrà comunque male, aiuteremmo chi deve prendere decisioni a prenderne, e di precise, anche se dolorose. E aiuteremmo noi stessi ad affrontarle e a sopportarle. È tutto quanto di cui abbiamo bisogno. (Mattia Feltri, “HuffPost”, 28 apr 2020)
La nostra collaboratrice si è trovata la figlia diciassettenne in Irlanda allo scoppio della crisi per il virus. Riportarla a casa è stata un’impresa epica.
La storia del senso di colpa in occidente, e la sua attualizzazione estrema in una cultura di impostazione freudiana, non giustifica lo scambiare un’epidemia con una catarsi. Non mi sento purificato dal virus, non chiedo alle circostanze eccezionali in cui stiamo vivendo una lezione morale per come si debba stare al mondo, per essere migliore nel futuro, dopo il relativo risanamento sanitario e epidemico, men che meno un processo in piena regola al recente passato dell’umanità. (Giuliano Ferrara, Il Foglio, 31 marzo 2020)
La paura, l’innato istinto verso la sopravvivenza, i canti dai balconi come forma rituale… Il coronavirus visto dalla psicoanalisi junghiana.
Le città deserte, una bellezza non godibile. Idee, ideologie e certezze in frantumi causa virus. A chi non piace parlare di responsabilità. E altro ancora.
Dall’informazione sgangherata e necrofila, alla positività della piccola scuola di mio nipote. Una prima cronaca leggera, ma abbastanza seria, dell’epoca del virus
Anche oggi sono scampato a dozzine di possibili cause di morte. Che culo! Fammi un po’ vedere al TG come va il coronavirus, va’…