L’informazione è ridicola. Premetto che cerco di tenermene lontano per una questione di igiene, ma i giornali continuo a leggiucchiarli e di qualche TG mi capita di carpire brani. Ora: la stragrande maggioranza degli infetti è asintomatica vs. praticamente gli asintomatici non esistono o sono un residuo minimo; la fase di incubazione del morbo è di 20 giorni in media vs. è di 5-7 giorni; al parco sì, senza assembramenti vs. giammai al parco; e via discorrendo. E questi mozziconi di informazioni le traggo da “esperti”, perlopiù medici, ovviamente, spesso virologi, che non sanno più chi chiamare e se avete letto la pagina “virologia” sulla Wikipedia potrebbero ormai chiamare anche voi. Per non parlare dell’informazione istituzionale, le norme sui comportamenti consentiti e quelli vietati, o solo sconsigliati… Questo genera confusione, diffidenza, forse in qualcuno ansia. Permette a certi politici di dire qualunque boiata garantisca loro un passaggio televisivo, non aiuta le forze dell’ordine ma neppure i direttori di supermercati a regolarsi. In un mondo ridondante d’informazione come il nostro, dove il 90% del suono che sentiamo è spazzatura che corre veloce quanto e più del 10% residuo di informazione corretta, la vaghezza informativa e, addirittura, la sua contraddittorietà, è un vulnus non dico per la democrazia, me certamente per quelle autorità – nel nostro caso: sanitarie – che stanno investendo sforzi immani per far fronte alla crisi. Quale la soluzione? Risposta: nessuna, salvo assumere punti di vista autoritari. Personalmente la mia particolare risposta a questo disastro è informarmi il meno possibile in merito al virus. Ho capito quello che basta: c’è, è una cosa seria, me lo potrei benissimo buscare anch’io e ne potrei morire (ho l’età giusta e le “pregresse e concomitanti patologie”), devo stare a casa e aspettare che passi. Tutto il resto, assolutamente tutto, anche se detto da serissimi virologi con dati incontrovertibili alla mano, è solo rumore (per me, per voi… non per i virologi e gli epidemiologi, ovvio).
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E hanno fermato i treni notturni. Era ora! A proposito di informazioni pasticciate che riflettono evidentemente una confusione nella regia generale della gestione della crisi. Ma… c’è una regia generale, vero?
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Necrofilia da virus. Ho scoperto con vero orrore che si moltiplicano i siti con documentatissimo conteggio degli infetti e dei morti, per regione, per genere, con tabelle e grafici… A cosa servono? A chi servono? Un voyeurismo della morte fratello del turismo da catastrofe (la gente che bloccava la Flaminia per andare a vedere Nocera Umbra distrutta dal terremoto; l’isola d’Elba invasa da gente che si faceva i selfie con sfondo della Costa Concordia…).
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Analisi Costi e Benefici un cazzo! Pochi, sottovoce, ma chi dice che un’analisi non emotiva farebbe tifare per il virus c’è. Un po’ di morti, nella stragrande percentuale vecchietti, non farebbe che bene all’INPS e al nostro debito pubblico, mentre lo sforzo epico di un’intera popolazione ostaggio di quattro ottuagenari che comunque moriranno a breve non è una cosa sensata, specie alla luce degli enormi costi economici che pagheremo per molti anni. Il mio nichilismo depresso troverebbe ampio spazio in questo dibattito, se non fosse che al dunque so di cosa si parla. L’Analisi Costi Benefici (ACB) è una tecnica ideologicamente orientata per scegliere la migliore alternativa (in termini economici) fra scelte equivalenti; nasce in anni lontani, di aiuti a quello che si chiamava “Terzo Mondo”; abbiamo tot milioni dollari, cosa gli andiamo a fare? Gli costruiamo l’acquedotto, allestiamo una rete di scuole o gli insegniamo a zappare l’orto in maniera efficace? Il costo per noi è uguale, e non ci frega nulla, nel merito, di ciascuna scelta, quindi scegliamo quella che avrà i maggiori benefici, oggi e nel futuro, rispetto ai costi, di oggi e futuri. L’ideologia (uso qui il termine in senso neutro) è la medesima, le scelte nel merito puramente tecniche, e l’ACB è un valido aiuto. Ma se le scelte sono fra scenari differenti con impatti sociali di natura assai diversa, e l’ACB si inserisce in un contesto di valori (economici, sociali, politici) allora non può che fallire. Un esempio abbastanza recente è l’uso demagogico che dell’ACB cercò di fare Toninelli in merito alla TAV, scomodando anche illustri professori che hanno finito col fare la figura dei peracottari (ne abbiamo parlato QUI). Nel caso attuale non si tratta di scegliere fra pareggiare i conti dell’INPS lasciando morire qualche vecchietto, contro il salvataggio dei vecchietti con una spesa enorme sulle spalle delle altre generazioni. Chi la vede così non percepisce la quantità dei sottosistemi coinvolti in questa vicenda, le loro interazioni, l’enorme complessità che ne viene fuori, assolutamente incompatibile con qualunque scorciatoia del pensiero. A proposito: se la Natura facesse un’ACB scoprirebbe che l’Umanità è una perdita netta e prima la si elimina meglio è. Se l’ACB la facesse l’Universo, l’Umanità non entrerebbe neppure fra le variabili considerate. Per dire: voliamo bassi, che è meglio.
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E poi mi sorprendo anche positivamente (che per me assume il sapore dello straordinario). Premessa: il vostro blogger abita in una periferia rurale-residenziale di un medio comune del Centro Italia. Quando arrivai qui, una venticinquina di anni fa, c’era una chiesetta, una scuolina, un ufficio postale, il negozio di alimentari “della zozzona” e quattro case. Poi gli sciagurati dell’amministrazione decisero che qui era un’ottima zona di espansione residenziale e hanno sventrato mezza collina per riempirla di casette, ma questa è un’altra storia. Ora: la scuolina esiste ancora e viene frequentata dal mio nipote ottenne. Piccina e vicina a casa. Pensate che in classe sono 16 bambini, e fra una cosa e l’altra mi pare di capire che hanno 4 maestre. Oltre a un enorme prato. Bene: da oggi i bambini, dopo questa prima settimana di scuole chiuse, faranno lezione on line. In parte con lezioni registrate e in parte dal vivo, ogni bimbo da casa davanti al computer o tablet; e chi non ce l’ha glie lo impresta la scuola. Una cosa normale a Wuhan (dove vive il coetaneo cugino di mio nipote) dove questa cosa è partita subito e piuttosto normalmente, ma vederla realizzata qui, nella scuolina di campagna, a me dà un senso di positività, ecco.
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Sempre dal mio piccolissimo osservatorio rurale, anche il supermercato qui vicino si è adeguato alla grande, con ogni possibile precauzione ragionevole, il direttore fuori (con mascherina) a regolare gli afflussi, entrate e uscite modificate per rendere più fluido il passaggio, gente con guanti e mascherine, clienti composti… Sembra la smentita del mio recente cinico post sugli italiani cialtroni; poi “fortunatamente” leggo che in giro la gente fa tutt’altro e mi consolo: quel post va bene, ha un senso. Perché io vivo in una zona piccolina, in una regione di gente mansueta, in un’area geografica dove sopravvive qualche brandello di senso civico. Ma l’Italia non è affatto tutta uguale, ammesso che esista una Italia, e la cialtronaggine patria ha strabordato come e quanto le è parso, tanto è vero che tutti aspettano il picco dei contagiati fra qualche giorno, proprio come conseguenza di tali comportamenti.
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E comunque: fino ad oggi sto bene, non ho sintomi, la cattiveria non è stata scalfita, vi terrò aggiornati.
(Foto di copertina dell’autore, che per passare il tempo dentro casa cerca di fare foto)