Analizzeremo poi il voto. Intanto preoccupiamoci per l’astensione, per il voto populista al Sud e per la morte del PD.

Analizzeremo poi il voto. Intanto preoccupiamoci per l’astensione, per il voto populista al Sud e per la morte del PD.
Chi più chi meno, i partiti che stiamo per votare hanno mutato idee, visione, programmi nel corso degli anni. Facciamo un ripasso, per non finire col votare partiti che crediamo essere chi non sono.
L’onda breve del MeToo e la stanchezza verso la correttezza politica in tema di amore e sesso, inducono alcune riflessioni.
Quasi sei mesi di disavventure per installare un condizionatore d’aria. Il lavoro approssimativo (e a volte arrogante) ci circonda e ci lascia senza scampo.
Ecco la dichiarazione di voto di Hic Rhodus!
Al di là del risultato elettorale, c’è un movimento carsico, un’eterogenesi di fini, un cambiamento di condizioni strutturali, che potrebbero riservare delle sorprese.
Le poche regole per votare secondo il terribile Rosatellum, più qualche parere non richiesto sul cosiddetto “voto utile”.
Ma le campagne elettorali non erano meglio quando non ci si scontrava su sciocchezze ma su interessi autentici e contrapposti delle diverse categorie sociali?
Scriviamo spesso di essere razionalisti, e auspichiamo una politica razionalista. E ora di spiegare questo concetto.
Poi sono arrivati i social, quell’infernale macchina grazie alla quale la previsione di Andy Warhol è andata a puttane. Siamo tutti famosi, anche se non facciamo niente di dirompente, e lo siamo sempre e per sempre, altro che un quarto d’ora. (Guia Soncini)
Noi che crediamo nella nostra parte, e siamo sicurissimi che quegli altri sbagliano, dobbiamo essere consapevoli che “loro” credono nella loro parte, e sono sicurissimi che noi sbagliamo. Che fare quindi?
Letta parla di obbligo scolastico. Carfagna polemizza parlando di asili nido. Saraceno interviene facendo ancora più confusione. Paradossi elettorali: tutti in realtà sarebbero d’accordo, ma grande è il desiderio di urlare contro gli altri.
Discutevamo ieri, in redazione, delle terrificanti boiate che bisogna sorbirsi in questa campagna elettorale, dall’abolizione dei jet privati al blocco navale dei porti. La maggior parte di queste proposte sono manifestamente false, o impossibili, o francamente stupide e onestamente, pur accettando che una parte di minus habens possa accoglierle come vere, non possiamo credere che costoro siano la maggioranza della popolazione italiana. Allora perché sparare idiozie così eclatanti? La risposta che ci siamo data è la seguente: non si tratta di proposte politiche assunte per un valore di verità (vero o sbagliato, giusto o ingiusto), ma per la loro funzione comunicativa. Sono dei marcatori semantici che, come le pisciatine dei cani, definiscono un territorio, e quindi il branco che quel territorio presidia. Gli elettori di destra non credono (salvo pochi casi umani) che con Meloni e Salvini si bloccheranno davvero i porti per impedire l’immigrazione, ma vogliono sentirlo dire perché non conta il testo (mettere navi militari a sparare ai barconi) ma solo il sottotesto, quello implicito che crea identità (siamo muscolari, siamo cazzuti, a noi nessuno ci mangia sulla testa…). Attenzione però: la comunicazione ha regole strane. Se anche lo scopo è il sottotesto, la profusione di boiate irreali che viene dispensata provoca cambiamenti nei linguaggi, e quindi nelle coscienze, e quindi nei comportamenti. Questa non è una teoria, è un’evidenza. Attenzione a maneggiare le parole, e attenzione a ciò che si dichiara di desiderare.
Tutelare la donna dalla violenza sessuale con norme stringenti è giusto, necessario, ma attenzione agli effetti inattesi!
La proposta presidenzialista della destra è una pericolosa deriva populista e sottilmente eversiva. E per questo piace alla gente.