Abbiamo perso anche perché le parole chiave, i simboli e i concetti della sinistra si sono logorati, diventando paradossalmente patrimonio del lessico della destra

Abbiamo perso anche perché le parole chiave, i simboli e i concetti della sinistra si sono logorati, diventando paradossalmente patrimonio del lessico della destra
Il fascismo dilaga. Ma non quello di CasaPound o dei 4 gatti manganellatori. Un fascismo pervasivo come una metastasi che sta uccidendo la nostra democrazia.
Nel ventennio mussoliniano molti intellettuali furono fascisti. Togliere le targhe commemorative dalle strade? È questa la strada giusta o è meglio ricordare il bene e anche il male?
Il linguaggio delle ideologie massimaliste e dei populismi vuole cambiare il tuo modo di pensare. E spesso ci riesce. È il caso di stare molto attenti.
C’è anche un’omologazione dei buoni e del politicamente corretto. Una massificazione e un pensiero unico dei giusti. Un fascismo delle buone intenzioni. Il caso delle molestie.
Una voce giovane che dissente dai nostri vecchi post sull’apologia di fascismo. Intervenite!
Torno sul tema della legge Fiano per inasprire le pene per l’apologia di fascismo.
Vorrei chiarire il mio pensiero, ma temo vi farò arrabbiare ancora… 😦
Si sta discutendo una legge per inasprire le pene per apologia di fascismo. Sicuri che sia giusto? Un’opinione fastidiosa per coloro che pensano che reprimere le opinioni sia meglio che educare alla libertà.
Marine Le Pen non diventerà Presidente della Francia, ma il suo innegabile successo politico apre a interrogativi (e quello di Macron offre risposte) interessanti anche per l’Italia.
Nel linguaggio politico – specchio di quello corrente – dilaga il sessismo più becero. Le donne in politica sono bersaglio di volgarità inaccettabili, segno dell’esistenza di un nuovo terreno di lotta politica: il linguaggio.
E’ indiscutibilmente un tema sul quale ci siamo intrattenuti molto in questi anni. Il M5S è populista? Gli italiani sono populisti? Il voto al referendum è stata un’espressione populista? Molto dipende da come viene definito […]
Nel disastro politico italiano solo i movimenti populisti godono di buona salute trascinando il Paese verso il nulla. Sarà perché non siamo capaci di creare un’autentica alternativa?
Le parole non hanno più lo stesso significato di una volta (Raymond Queneau, Zazie nel metró)
Dacia Maraini sul Corriere si lamenta dello scontro verbale ingiurioso che domina la scena, politica e sociale, e auspica regole più severe, censure, condanne. Mi fa un po’ pena questa signora della scrittura, premio Strega, figlia di studiosi, cosmopolita, cresciuta in un periodo in cui la parola di grandi intellettuali, in Italia, contava eccome;
– vorrebbe dirmi, per favore, che strada bisognerebbe prendessi da qui?
– Ciò dipende, e non poco, da dove vuoi arrivare, – disse il Gatto.
– Non m’interessa molto dove… – disse Alice.
– Allora non importa quale strada intraprendere, – disse il Gatto.
– … purché arrivi in qualche posto, – aggiunse Alice a mo’ di spiegazione.
– Oh, in quanto a questo, stai sicura – disse il Gatto, – basta che tu faccia abbastanza strada.
(Lewis Carrol, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie)
Vi propongo una piccola analisi che porterà elementi di riflessione ad alcuni vecchi post sul linguaggio già pubblicati qui su Hic Rhodus (li cito in fondo). Ho scoperto casualmente un gruppetto politico-culturale di cui all’inizio ho stentato a capire se fossero di sinistra oppure di destra; all’inizio mi sembrava che avessero semplicemente le idee confuse; poi ho pensato che agissero con cinica consapevolezza per ingannare potenziali lettori; infine ho capito una cosa più straordinaria: poiché con le parole si può dire tutto, e le parole costruiscono il mondo (come ho spiegato nei miei precedenti articoli), possono formarsi delle sacche ideologiche, delle faglie concettuali, delle sbavature semantiche in cui parole appartenenti a province di significato differenti appaiono invece coerenti fra loro nel formare un nuovo testo, inimmaginato dagli autori originali citati e inimmaginabile a noi lettori che li troviamo incistati in contesti estranei.
Mi sono deciso di rovinare la reputazione di Hic Rhodus perdendo in un colpo solo la metà dei lettori scrivendo un post contro il calcio. Che in Italia è un po’ come parlare male della mamma, sputare su un impiego alla Regione, far stracuocere gli spaghetti… Ho aspettato l’occasione buona e mi pare questa: buttati fuori con disonore dai Mondiali, privati dei vertici tecnici e federali, il popolo calcistico italiano appare inebetito e privo di capacità reattiva; per poco, lo so, ma intanto è possibile farla franca e allora ci provo. Il calcio è un brutto gioco; non è più uno sport ma al massimo uno spettacolo artefatto, un po’ come il wrestling; costa milioni alla collettività (non solo ai tifosi); provoca danni; è politicamente scorretto e immorale; è diseducativo. Credo di non avere dimenticato nulla, quindi corro ad argomentare.