Il Rapporto 2021 del Censis indica nell’irrazionalità il tratto distintivo dell’Italia contemporanea. Ma cosa significa?

Il Rapporto 2021 del Censis indica nell’irrazionalità il tratto distintivo dell’Italia contemporanea. Ma cosa significa?
Il faro della Democrazia nell’epoca della globalizzazione e della complessità non può che essere il razionalismo politico e decisionale.
C’è chi protesta per la proposta Bellanova, che vorrebbe regolarizzare gli stranieri “almeno” per la raccolta dei prodotti agricoli estivi. Chi protesta, ancora una volta, vive in un mondo astratto che vede attraverso occhiali ideologici, facendo danni terribili.
Il fanatismo è anche un nemico interno che dobbiamo combattere, perché trasfigura il riformismo, la democrazia, il liberalismo, nelle brutte copie del salvinismo e del grillismo.
Esperimenti di psicologia sperimentale ci dicono che non basta diffondere informazione e cultura scientifica di base per aumentare la “scientificità” delle opinioni dei cittadini. Anzi…
Vogliamo un mondo migliore, ma vogliamo costruirlo sulla passione ideologica e identitaria. Una discussione sulla contrapposizione fra Ragione e Passione, fra Novecento che non vuole morire e nuovo millennio che ci sta già cambiando.
Credere o non credere alle mille ipotesi, proposte, idee (e bufale) che ci solleticano? Le ragioni di un razionalismo temperato e disincantato.
C’è un filo che unisce l’irrazionalità imperante nelle scelte politiche e in quelle private? Noi crediamo di sì.
Da un punto di vista etico e politico vorrei essere un vulcaniano. Dominato dalla sola logica e senza sentimenti. Perché i sentimenti distorcono la visione che abbiamo della realtà. Non sono più un giovanotto e ricordo benissimo i cuori oltre la barricata, il sol dell’avvenire, la bella morte, il grande ideale, il rigore innanzitutto, il personale è politico, i compagni che sbagliano, meglio morti che rossi, bella ciao…
Ho trattato molte volte il tema dell’ideologia, qui su HR, in forme più o meno dirette e con riferimento a fatti politici contingenti (in fondo all’articolo l’elenco dei post). Qui vorrei trattarne in generale, per fare chiarezza, perché ritengo sia un concetto cruciale nella nostra epoca, da comprendere per cercare di distaccarci dalle ideologie, di superarne le pastoie, i vincoli, i legacci che ci impediscono di giudicare il mondo con autentica libertà di pensiero o, quantomeno, con minori restrizioni alla nostra possibilità di comprendere cosa accade, perché succede, cosa sia meglio fare.
Guardate che non lo dico come paradosso: la politica è interpretabile in maniera migliore se la leggete come un gioco di ruolo. Non solo la politica, secondo me, ma anche il lavoro, anche l’amore, insomma grandi pezzi della vita; ma qui mi occuperò solo di politica. Per capire l’analogia dovete ovviamente conoscere l’abc dei giochi di ruolo. Sulla Wikipedia trovate le spiegazioni di base che riassumo a beneficio dei pigri:
Me lo sono andato subito a rileggere. Un piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.
Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.
Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale
Questo post parlerà del dibattito in corso sulla legge elettorale ma non prenderà una posizione sulla proposta Renzi. Non sarà un post politico ma sociologico e quindi lo potete leggere sia se siete renziani sfegatati sia se siete ferocemente anti-renziani. Perché vuole rispondere alla domanda: Renzi o non Renzi, è possibile una riforma elettorale equa e largamente condivisibile? La risposta, anticipo, è un sonoro “No”, e dopo avere spiegato perché “No” cercherò di precisare un punto di vista, forse un po’ eccentrico, su come fare per rendere propositiva anche questa risposta negativa.