Zingaretti tira un sospiro di sollievo, i 5 Stelle esultano per il referendum, la spallata non c’è stata e il governo durerà. Guardiamo però oltre la nebbia…

Zingaretti tira un sospiro di sollievo, i 5 Stelle esultano per il referendum, la spallata non c’è stata e il governo durerà. Guardiamo però oltre la nebbia…
Zingaretti e il PD. Di riformismo, di centro-sinistra, di liberalsocialismo, non c’è rimasto più nulla. Il nuovo partito populista di massa è nato lasciandosi alle spalle una voragine.
Pare si vada strutturando, con reciproca soddisfazione, l’alleanza PD-M5S. Quindi: siamo fritti!
Si vedono già gli avvoltoi girare in cerchio sopra la sua testa, ma il corpo di Conte non è ancora freddo… Sicuri che valga la pena accoltellarlo?
Fa impressione vedere un politico che aveva goduto di un consenso altissimo, oltre il 40%, giocare al gatto con il topo, facendo la parte del topo, con il premier dell’attuale maggioranza, di cui peraltro fa parte, a questo punto come alleato/avversario. La caduta di Matteo Renzi, purtroppo, non è finita. Quando si rinvia sine die l’elaborazione di un lutto per superarlo si va avanti così. Pensando di essere quel che si è stati, ridotti però a forza del tutto virtuale (perché il 4% e qualche nei sondaggi è tutto da verificare). [...] Renzi sembra fermo al biennio fulgido. Non avendo ancora spiegato a se stesso e al mondo come si possa portare un partito in pochissimo tempo dal 40,8% a poco più del 18% in soli quattro anni. Renzi sembra ancora coccolare le foto con Obama e con altri capi di Stato, i numeri del suo Governo, le grandi riforme, la modernità supposta della sua azione. Senza darsi e darci una spiegazione sul perché tutto sia finito così. Nel frattempo l’opinione pubblica, malgrado le tante storture del mondo dei media, la disintermediazionne dei social, si fa un’idea e la esprime. Anche in questi giorni vede e osserva e se fossimo in Renzi usciremmo dall’aula del Senato per andare a sentire che aria tira in giro. Prima di ritrovarsi a dire, di nuovo, di non essere stato capito. Fino ad ora gli elettori hanno capito benissimo. (Fabio Luppino, Come un piccolo Turigliatto, HuffPost, 16 feb 2020).
Con tutte le cautele del caso: i sondaggi testimoniano i tempi bui, buissimi, nei quali ci troviamo. All’orizzonte poche e tremule luci…
Qualcosa si sta muovendo fra i liberali, radicali, socialdemocratici desiderosi di opporsi all’omologante populismo che avanza?
La crisi di governo, e la successiva costituzione del Conte-bis, ha spinto tutti i partiti a contraddire la propria narrazione, mentre solo Renzi è pienamente a suo agio. Chi ne uscirà vincitore?
La democrazia all’epoca dei social non assomiglia più a quella del Novecento, ponendo domande inedite e preoccupazioni serie.
L’attesa scissione è dunque arrivata, avvolta da diverse ombre e da qualche lucina…
La crisi, finalmente. E adesso?
Eccoci al dibattito agostano fra chi vuole mandare Salvini al voto e chi venderebbe l’anima al diavolo per impedirglielo.
Per far partire la stramba maggioranza 5 stelle-Pd-LeU servirebbe un voto veloce sulla riduzione dei parlamentari (come chiede Di Maio) e la eliminazione dal cammino immediato di una lunga serie di impacci, intesi come temi sui quali i 3 partiti non vanno d'accordo neppure presi, a piacere, a due a due. Questa roba potrebbe durare per la residua legislatura solo se i 5 stelle si arrendono totalmente, trasformandosi in una specie di corrente dorotea del Pd. Certo, di fronte alla paura del voto tutto può essere.
Giuseppe De Filippi, Il Foglio
E’ crisi, è crisi! E’ crisi per tutti tranne che per Salvini, e gli scenari variano da brutti a tremendi…
Vocabolario di una sconfitta: 3 – “Sinistra”, parola nobile, parola desueta o parola da rinnovare?