Torniamo sul tema di Internet e dei suoi eventuali controlli: sarebbe giusto porre dei limiti? E’ giusto controllare gli utenti per evitare abusi?

Torniamo sul tema di Internet e dei suoi eventuali controlli: sarebbe giusto porre dei limiti? E’ giusto controllare gli utenti per evitare abusi?
Siamo sommersi dalle parole. Ma spesso sono parole d’odio alle quali dobbiamo opporre cortesia e bellezza.
Passano gli anni, ma la pratica di lavorare in ambito sociale per progetti rimane una costante, in particolar modo in contesti di disoccupazione giovanile dove l’inserimento lavorativo ed i bisogni socio-sanitari si incontrano per sperimentare nuove strategie comuni di intervento. Ed è proprio attorno a tale aspetto che mi preme sottolineare quanto le partnership, ossia la rete tra partner, possano diventare uno, se non, l’elemento principe per la concretizzazione economico-sociale di quanto pianificato.
Il recente articolo sui cani massacrati in Cina ha avuto un riscontro di pubblico semplicemente stratosferico per il nostro piccolo blog. Vi confesso che abbiamo solitamente un numero soddisfacente ma non eccezionale di lettori; dopotutto scriviamo articoli lunghi, su temi complicati, e non abbiamo mai voluto essere un blog di massa. Scriviamo per chi è interessato al confronto, disponibile all’articolata argomentazione…
Chi va su Twitter o crea un blog deve avere la pelle dura, prepararsi a tutto (John Suller docente di cyber-psicologia alla Rider University)
Un popolo di mostri si aggira fra noi; gente spietata e senza cuore, incapace di riflettere, poco intelligente come si conviene a chi ha il cuore di pietra. Non poche persone, non una banda ma una folla, una moltitudine. Questa legione di decerebrati abita il web. Sì, effettivamente molti di loro hanno un domicilio reale e vivono fisicamente fra noi, sono gli arroganti, gli stalker, i violenti, gli ottusi… Pericolosi ma facilmente identificabili e in numero, tutto sommato, limitato. A differenza di quelli che abitano il web. Moltitudini di utenti Facebook e Twitter (e altri social, ma ovviamente questi sono i più rilevanti) che sfruttano questo potente filtro per predicare odio, insensatezza, catastrofismo, razzismo.
Di certe storie non è difficile capire fin dall’inizio come andranno a finire ma resta solo un dubbio sul “quando”. La storia del MoVimento 5 stelle è una di queste. Salvo un imprevedibile sussulto che potrebbe rimetterlo in gioco in occasione della prossima elezione del nuovo Capo dello Stato, il progetto urlato nelle piazze si è infranto sull’asfalto come avviene a chiunque salga troppo in alto senza alcun appiglio per rimanerci al momento in cui le correnti ascensionali che ti ci hanno portato si affievoliscono. Ma anche in caso di questo ipotetico sussulto, la permanenza del MoVimento in posizione influente nel teatro della politica italiana sarebbe condizionata dal suo trasformarsi in partito e dunque ammettere di aver voluto aprire la scatoletta di tonno soltanto per entrarci e non per svuotarla. Negando se stesso.
La Democrazia è gratis. Se sei cittadino italiano e non hai fatto qualche boiata pazzesca (ma proprio brutta brutta) tu puoi votare, fondare un partito, candidarti, governare il Paese e rappresentarlo nel mondo. Non devi fare nulla. Votare, per esempio, non costa nulla salvo quell’enorme seccatura di recarti al seggio, ma è proprio l’unica fatica. Non ti è richiesto di capire qualcosa di politica e puoi votare anche solo per sentito dire, perché un candidato ha la faccia che ti piace, perché lo vota anche il tuo amico del cuore; oppure puoi fare una scelta a caso, così per gioco, fare ambarabà cicì cocò e votare secondo la conta. È un tuo diritto, perché tu sei un cittadino, vali uno come tutti gli altri, e col tuo voto puoi fare ciò che credi. Anche se sei un vero bastardo hai diritto a votare; se picchi tua moglie e maltratti i figli, sei un lazzarone buono a nulla, abbandoni il cane e incendi i boschi, non sei capace di tenerti un lavoro, imbrogli, menti e sputi per terra, anche in questo caso sei e resti un cittadino, vali uno come tutti gli altri e hai il diritto di andare a votare come credi.
Il 10 Marzo 2014 è uscito un filmato in Rete, First Kiss, dove si vede una serie di coppie (incluse gay, perché i produttori sono politicamente corretti) che si incontrano per la prima volta e devono baciarsi: imbarazzo, sguardi per terra, risatine nervose e poi la magia del bacio.
Me lo sono andato subito a rileggere. Un piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.
Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.
Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale
Chi frequenta i social è circondato da denunce complottiste: da quella per salvare Berlusconi alla Merkel che ci vuole affamare (a un livello tutto sommato basso di paranoia) fino ai rettiliani che stanno prendendo il potere e alle scie chimiche che ci uccidono. Questo post definisce cosa sia il complottismo, ne approfondisce le conseguenze politiche e ne denuncia i rischi per la democrazia.