Potremmo chiamare, la nostra, l’età degli oggetti. Siamo circondati da oggetti, cose, strumenti, cibi, sempre di più, sempre più inutili. Noi non li possediamo più, sono loro che possiedono noi.

– Commenti a eventi “sociali” non compresi nei precedenti;
– Televisione; gossip; personaggi…
– Costumi sociali; mode; comportamenti (p.es. il bullismo giovanile).
Potremmo chiamare, la nostra, l’età degli oggetti. Siamo circondati da oggetti, cose, strumenti, cibi, sempre di più, sempre più inutili. Noi non li possediamo più, sono loro che possiedono noi.
Auguri. Ma di che?
Boh? E’ tutto un bordello, o siamo noi che non riusciamo più a decifrare il mondo?
Un post sgradevole, siete avvisati, in cui sostengo che per le violenze su donne e bambini io sarei a favore di pene estreme.
La lunga stagione dei diritti pretesi dovrà. prima o poi, fare i conti coi doveri necessari.
Ho anche votato Salvini alle ultime elezioni - sottolinea con orgoglio - ma adesso cambierò. Mi sento un po' preso in giro
Alale Dahir, somalo, elettore della Lega, quando ha capito che il suo reddito di cittadinanza era di 40 Euro al mese (dall'HuffPost del 19 apr 2019)
Non si può dire più di tanto agli omofobi: LORO hanno dei seri problemi. Si curino…
Sì, la legge sulla legittima difesa è una legge di destra voluta da Salvini per ammiccare alla destra. Ma se non fosse, poi, una legge sbagliata?
Una idea (forse) buona. E via milioni che mettono il like… Ma serve a qualcosa?
Stamattina, al parco, solita passeggiata con Maya. Su una panchina due giovani ragazze erano teneramente abbracciate, direi allacciate, in atteggiamento amoroso. Non si nascondevano. Una passante getta un’occhiata e prosegue. Io getto un’occhiata e proseguo. Spero che tutti i successivi passanti abbiano fatto lo stesso. Viva l’8 marzo, ma anche il 9 e il 10. Viva le donne, gli uomini, le donne che amano donne, gli uomini che amano uomini. Viva la libertà di essere chi ci pare e di amare chi ci pare.
Le nostre considerazioni su popolo ed élite fanno una piccola digressione…
Aumentano le violenze a operatori sanitari, insegnanti, personale delle ferrovie… Perché? Ci attende una lunga notte, chi può accenda un fuoco.
Immagina una famiglia, la tua famiglia. Immagina che ogni santo giorno, a turno, qualcuno s’arrabbi per qualcosa. Dalla mattina alla sera, dall’alba a notte fonda. Immagina le voci si alzino, i toni si incrinano, le espressioni dei visi tirate dalla rabbia. Immagina questo per giorni e giorni, anzi mesi.
La definiresti una famiglia serena? Una famiglia in grado di risolvere i problemi che si hanno da sempre? Qualcuno bestemmia, altri urlano, chi diventa permaloso e chi sbatte la porta e se ne va. Un muro tra le persone, un dialogo frantumato. Inquinato.
Adolescenti a tavola con i genitori, timorosi che una parola storta faccia scoppiare la rissa di parole. Un continuo rivendicare il passato, l’accusa perenne di quel che è stato. Dialogo impossibile, privo di soluzioni per il futuro. Un presente fatto di musi lunghi, risentimento, tristezza. “Tieni, prendi questi soldi, esci e vai a comperare qualcosa… “. “No, papà. Mi serve altro, vorrei ti sedessi e mi ascoltassi, vorrei mi tranquillizzassi. Vorrei non avere paura del giorno dopo, vorrei capissi che non sono i soldi che mi servono, prima di quelli ho bisogno della tua attenzione. Siediti per favore, spegni tutto (cellulari e tv) e ascoltami che ho da dirti cose”.
Un cumulo di eventi ammassati giorno dopo giorno, che ora vanno rispolverati, esaminati, capiti e digeriti se si vuole procedere insieme in modo diverso. Sappiamo cosa non vogliamo più, ma sappiamo cosa è necessario
fare di nuovo per uscire da questo stallo?
Ti prego madre, non urlare più. Padre, per favore ascoltaci e decidi per il meglio cosa fare di questa famiglia, di questo atmosfera, dei fiori che non ci sono sul davanzale, dei sogni che non riusciamo più ad avere, della malinconia sui mobili.
C’è una famiglia che si chiama popolo che è stanco di aver paura del futuro ed è stanco di aver paura delle paure percepite. E’ la fabbrica dei sogni, non la fabbrica della paura di cui si ha bisogno. E’ di realtà e verità che si ha bisogno, guardata con gentilezza e voglia di cambiare il mondo alla Gandhi, però.
Il lupo non c’è. Abbiamo guardato, ma non c’è. Ma c’è un Governo che parla, urla, fa perenne propaganda e vorrebbe farci credere che non possiamo più sognare un mondo per tutti fatto di incontri con l’altro. Abbiamo un Governo che mette a disposizione la paghetta, ma il lavoro non c’è. Abbiamo un Governo che copia quel che è stato, posticipa decisioni, decide sempre all’ultimo secondo, cambia opinione come ci si cambiano le mutande. E urla, sempre, tanto. Troppo.
“Sai benissimo che una goccia inonda il cielo. È così piccolo il mondo che ci osserva” cantava la cantantessa, Carmen Consoli.
Tanti ancora credono al lupo. Gli altri aspettano – tra risate, ironia, preoccupazione per il tempo che passa – confusi e infelici.
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Una professoressa coi suoi studenti, durante una recente manifestazione, polemizza con un poliziotto che l’invita a rispettare le leggi replicando “Non si rispettano regole sbagliate”. Sull’onda, poi, continua, a titolo…
Originally posted on Hic Rhodus:
? Poco più di un anno fa ho scritto qui su HR il post intitolato Il corpo delle donne è rivoluzionario dove sostenevo una cosa in fondo abbastanza banale: nella società…