Tedeschi? Cattivi! Olandesi? Pessimi! Italiani? Inaffidabili! Se continuiamo così non andremo da nessuna parte e ripeteremo, crisi dopo crisi, gli stessi ruoli prevedibili, come in un film scadente.

Tedeschi? Cattivi! Olandesi? Pessimi! Italiani? Inaffidabili! Se continuiamo così non andremo da nessuna parte e ripeteremo, crisi dopo crisi, gli stessi ruoli prevedibili, come in un film scadente.
Il MEF è un rischio per l’Italia? Solo se a governare l’Italia sono politici incapaci… quindi probabilmente sì.
Il bivio di fronte a noi conduce comunque a sofferenze e sacrifici. Quello che cambia è solo il finale.
Nello scintillante mondo della politica italiana, tra un ultimatum del Presidente del Consiglio che tutti hanno ignorato, una polemica sulle letterine della Commissione Europea che si permette di sottolineare che l’Italia sta allegramente sforando i […]
La sinistra ha argomenti chiari, solidi, convincenti per contrastare la demagogia antieuropea dei populisti?
È facile “dire”, prima, come uscire dall’Europa. E che ci vuole?
Il problema del debito pubblico è enorme. In vista delle prossime scelte politiche proviamo ad esplorare come viene affrontato dai diversi partiti. Perché una cosa è certa: il pericolo del default è ancora dietro l’angolo…
Nella sua surreale inconsistenza, il “libro” del M5S sull’Europa dimostra non tanto che la politica è incapace di elaborare risposte serie ai problemi, quanto che i cittadini non le desiderano.
Mentre leggo gli infiniti commenti al referendum greco sbircio distrattamente le bacheche Facebook di amici intelligenti che inneggiano al coraggioso popolo greco che si è battuto contro lo strapotere di un’Europa arida e cinica. Idem la time line di Twitter, parimenti molti commenti sui quotidiani on line. Una narrazione – che non so se prevalente o solo maggiormente vociante – rappresenta il disastro greco come il piccolo ribelle coraggioso che ha sfidato il Moloch alieno.
Beh, ieri è stato il gran giorno: si è svolto il tanto atteso Greferendum sull’accettazione delle misure proposte alla Grecia dai creditori, e in particolare dall’UE, per l’estensione del programma di sostegno finanziario allo Stato ellenico.
Questo post, scritto in gran parte prima dell’annuncio dei risultati, non è dedicato a un commento del voto, che ha segnato il successo del No e della linea di Tsipras; piuttosto, analizza alcune implicazioni del possibile percorso di uscita dall’Eurozona della Grecia che molti osservatori considerano inevitabilmente collegato a questo referendum, e che, come vedremo, potrebbe essere in qualche modo condizionato più dalla stessa decisione di indire il referendum che dall’effettivo esito di quest’ultimo.
Lo Stato greco è l’unica mafia al mondo che sia riuscita a fare bancarotta (Petros Markaris).
Il tira e molla di Tsipras e Varoufakis (al momento in cui scrivo siamo in fase “tira”) avviene in un momento drammatico in cui l’enorme debito pubblico greco, in combinato disposto con altri fattori (perdurante crisi, debolezza economica strutturale, enorme evasione fiscale) lascia i nostri vicini a ballare sull’orlo di un precipizio che, qualora cadessero, avrebbe reazioni a catena non indifferenti.
Cameron ha vinto ed entro un paio d’anni manterrà la promessa del referendum per restare in Europa (non già nell’Euro dove non sono mai entrati, “semplicemente” nell’Unione Europea). Gli inglesi son fatti così, hanno una gloriosa storia di Dominion e in quest’Europa sono sempre stati stretti e l’idea di uscire dall’Unione vellica la parte più tradizionalista e conservatrice d’Oltremanica. Ma possono farlo? Intendo dire: possono stabilire d’averne abbastanza, smettere di rinnovare la tessera del club e farsi gli affari loro così, leggermente e impunemente? La risposta sembra essere “No”.
Questo è il primo di una serie di tre articoli molto particolari; abbiamo chiesto a un gruppo abbastanza ampio di sociologi italiani (tutti piuttosto noti in ambito accademico e professionale) di rispondere a una serie di domande sull’Italia, l’Europa e il mondo: quali siano i problemi principali, quale la loro origine, quali le possibili soluzioni. I sociologi intervistati non sono tutti necessariamente esperti di geopolitica, di questioni europee, etc. (alcuni sì) e sono stati chiamati ad esprimere il loro parere in virtù dello sguardo particolare che i sociologi sanno dare alla complessità del mondo, ai movimenti, alle organizzazioni, al procedere evolutivo del nostro mondo complicato. Persone di cultura, in gran parte accademici, con l’occhio addestrato a cogliere elementi chiave per dare un’interpretazione (non necessariamente univoca) al caos attorno a noi.
La Grecia ha riacquistato le prime pagine dei giornali a partire dalla vittoria di Syriza pochi giorni fa; Tsipras e Varoufakis hanno vinto sull’onda della disperazione del popolo greco, ma soprattutto dell’umiliazione subita dalla Troika, umiliazione rinnovata coi tre bei “No” netti ricevuti nel recentissimo tour europeo in cui i due leader greci hanno cercato sponde per una soluzione basata su alcune proposte ritenute inaccettabili. Punto. A partire da questa banale constatazione dei fatti si possono poi intrecciare pareri complessi che rischiano di essere sempre in qualche modo sbagliati, almeno in parte: