Non vorrete mica

… che i lavoratori dell’ILVA stiano senza panettone? Qui si tratta di salvare posti di lavoro, redditi di famiglie in ansia, indotto compreso. Diamine… salviamo il salvabile, paghiamo, garantiamo Mittal e i sindacati e l’Europa ed Emiliano e tutti i tarantini! E l’Alitalia? Dovrebbero forse pagare i lavoratori gli errori continui, decennali, di capitani coraggiosi quanto voraci? Esuberi un par di ciufoli! Pensa se ci lavorassi tu all’Alitalia, brutto bastardo di un liberista! Prima il lavoro, è scritto anche in Costituzione! E Mercatone 1? E Whirlpool? E Pernigotti? E il porto industriale di Cagliari? E Natuzzi? E Ferrarini? E Sanac? (continua QUI).

Allora ci sono decisioni da prendere, ed è abbastanza semplice. Voglio dire: nel marasma complicatissimo e quasi inestricabile abbiamo due lucine, che non ci illuminano la scena ma sono sufficienti a intraprendere una direzione di marcia, armandosi poi di buona volontà.

Lucina numero 1 – La via finto-socialista, paracula e affascinante dell’autarchia: pagare. Lo stato nazionalizza, “presta” soldi non restituibili, garantisce i posti di lavoro anche quando improduttivi, garantendo così pace sociale, lavoro, consenso e tanto, ma tanto debito pubblico. Non si può fare? Certamente no, non in questo sistema europeo liberista e carogna, quindi, assolutamente, fuori dall’Europa o almeno dall’Euro. Non sto facendo sarcasmo facile, questa è veramente un’opzione sempre più vicina e plausibile, perché l’altra lucina, che vedrete più sotto, non mi sembra facilmente praticabile. Insomma: un grandissimo fanculo e tanti saluti. Ce ne andiamo, ma non come gli inglesi, che stanno lì a ciurlare nel manico dopo più di due anni di seghe mentali. Diciamo ciaone e ce ne andiamo il venerdì sera di una settimana qualunque. Il prezzo non sarebbe così alto; certo, bloccare per qualche mese i conti correnti e congelare patrimoni avrebbe qualche conseguenza ma a colpi di decreto (provvisori, emergenziali), dopo un tempo abbastanza breve potremmo, finalmente, fare come ci pare, come ai bei tempi di Andreotti e Forlani. Posti di lavoro a gogo, stipendi garantiti in neo-lire. I debiti esteri contratti in Euro? Con un po’ di coraggio (e qui mostreremmo bene di che pasta son fatti gli itagliani) accetteremmo un bel collasso, altrimenti detto default, passeremmo un paio di inverni senza gas russo e petrolio arabo, senza macchinari tedeschi e carabattole americane ma – è garantito – pian piano la questione si appianerebbe. Condannati per l’eternità ad essere un Paese di serie C, che è pure conveniente così nessuno si farà più aspettative. Autarchia, sacrificio, fancazzismo. Ma grande consenso per gli autori di questa soluzione, ai quali si intitolerebbero strade e viali.

Lucina numero 2 – La via lacrime e sangue che tutti quelli con un briciolo di testa sanno essere indispensabile ma nessuno vuole dire in maniera chiara, tranne gli sfigati di +Europa, Calenda e pochi altri masochisti. Pochi e dannati, liberisti e perciò cattivi dentro, dannati nell’anima. Ecco: seguendo questa lucina i sacrifici ci sarebbero, ma di altra natura: nessunissimo prestito ad Alitalia, nessun soccorso a ILVA, rigore finanziario strettissimo, doloroso e ferreo per almeno un lustro per una vera e drastica riduzione del debito; investimenti pubblici solo finalizzati allo sviluppo d’impresa e alla tutela dei lavoratori precari e disoccupati con un ciclopico sforzo per ripensare il mercato del lavoro, altro che navigator e cure omeopatiche! Lotta alla disparità sociale, lotta agli sprechi, lotta alle disuguaglianze, ma entro un sistema di rigore economico e finanziario, anche se ai più sembra un ossimoro. Perché la vera disuguaglianza da combattere è quella fra il parassitismo garantito dallo Stato e il lassez faire sociale; l’equazione va ribaltata: le imprese devono imparare a sopravvivere da sole (una cosa praticamente nuova in Italia) mentre lo Stato deve prendersi cura dei più deboli.

Alla fine, a ben guardare, qualunque lucina si segua si tratta di fare grandi sacrifici. Grandi. Nel primo caso (lucina 1) i sacrifici saranno inevitabili per guadagnare sovranità, libertà, statalismo, e poi emarginazione internazionale, povertà media diffusa, impossibilità di essere autori del nostro destino nazionale. E ci porteranno a una condizione irreversibile. Nel secondo caso (lucina 2) i sacrifici saranno feroci per guadagnare benessere, rispetto internazionale, stabilità. Nel primo caso la scelta sarà accompagnata da rulli di tamburo e salve di hurrà, nel secondo da contestazioni di massa, scioperi, cori di buu.

La storia delle due lucine non è una metafora; rappresenta simbolicamente il bivio ineludibile che abbiamo davanti ora.

E – stavo dimenticando – non scegliere nulla, stare fermi a guardare dividendosi sulle mille puttanate di Salvini, Di Maio,Bella ciao e compagnia cantante, significa semplicemente finire, per inerzia, verso la lucina 1 senza dirlo, senza programmarlo, facendo gli gnorri, finquando il calcio in culo per sbatterci fuori dall’Europa verrà dall’Europa cattiva che non ci vuole bene.

(Foto di copertina dell’autore)