Nello scintillante mondo della politica italiana, tra un ultimatum del Presidente del Consiglio che tutti hanno ignorato, una polemica sulle letterine della Commissione Europea che si permette di sottolineare che l’Italia sta allegramente sforando i limiti di deficit che questo stesso governo aveva concordato con la Commissione stessa (proponendosi, come tutta contromisura al deficit, di aumentarlo buttando altri soldi dalla finestra con la flat tax), non è mancato quello che si potrebbe considerare un numero ad effetto, di quelli da commedia brillante: i MiniBOT.
La faccenda segue infatti il tipico copione della farsa politica all’italiana: qualcuno propone di concordare una mozione parlamentare tra tutte le forze politiche per invitare la Pubblica Amministrazione a pagare i propri debiti verso le imprese, le forze governative rispondono “va bene, ma nella mozione ci inseriamo queste quattro righe”, e tutti votano a favore dei MiniBOT, con l’opposizione che neanche se ne accorge e con la maggioranza che le fa lo sberleffo. Che furboni, eh? E che fessi, quelli del PD e di Forza Italia… Nel frattempo, qualcuno nella Lega ci ripensa, o forse no, sempre nella migliore tradizione della commedia degli equivoci.
Ma questa è solo l’introduzione: cosa sarebbero e a che dovrebbero, infatti, servire i MiniBOT? Il testo della mozione parla di “titoli di Stato di piccolo taglio” che potrebbero essere utilizzati per il “pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni”. Ora, a un ingenuo che volesse credere al senso apparente del testo la cosa non potrebbe che sembrare bizzarra. Infatti:
- Lo scopo apparente non giustifica l’uso di uno strumento “scomodo” come un’emissione speciale di BOT: se anni fa i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione erano un problema grave e pervasivo, la situazione è progressivamente molto migliorata, tornando nel complesso alla normalità, come testimoniano i dati pubblicati sul sito del MEF:

- Perché “Mini” BOT? Il taglio nominale minimo dei BOT è mille Euro, quindi non si capisce perché per pagare i debiti verso le imprese (che ovviamente ammontano normalmente a cifre ben maggiori) lo Stato dovrebbe emettere titoli “di piccolo taglio”.
- Che dovrebbe farci il creditore con i MiniBOT? Se fossero “normali” BOT, con una scadenza, il creditore potrebbe solo tenerli fino al momento di incassarli, oppure cederli a qualcun altro, ovviamente a un prezzo più basso di quello nominale. Ma la possibilità di cedere un credito certificato a un prezzo un po’ inferiore le aziende ce l’hanno già: si tratta di un servizio che molte banche offrono (v. ad es. QUI) alle imprese che preferiscono non attendere di essere pagate. Non serve inventare i MiniBOT per questo.
- Se poi invece l’idea fosse di usarli per compensare i “debiti” fiscali delle imprese verso l’Erario, ovviamente basterebbe ampliare e rendere più agevoli i meccanismi che esistono già (v. anche QUI) per compensare crediti e debiti.
A questo punto, magari pensate che l’idea dei MiniBOT non abbia senso. Ma sarebbe, come dicevo, un’ingenuità: chi vuole i MiniBOT è un furbacchione, mica penserete che ci racconti la verità? Quello dei debiti della P.A. è un falso scopo, i veri motivi per cui ad alcuni personaggi della maggioranza piacciono i MiniBOT sono tutt’altri.
In effetti, la diabolica mente capace di concepire questa trovata è quella (diamo a Cesare quel ch’è di Cesare) di Claudio Borghi Aquilini, presidente della Commissione Bilancio della Camera. Come potete ascoltare nel video qui sotto, che risale al 2017, Borghi immagina che i MiniBOT siano di fatto un espediente per “preparare l’uscita” dall’Euro, emettendone di tagli pari a quelli delle banconote in Euro e creando di fatto una sorta di valuta parallela, legale fintanto che lo Stato non imponga a nessuno l’obbligo di accettarla. Mettere in circolazione questa specie di valuta secondaria (usandola per tutti i pagamenti che deve fare lo Stato) consentirebbe, a sentire Borghi, di predisporre una “ruota di scorta” valutaria per gestire l’uscita dall’Euro e in particolare una fase di chiusura degli sportelli bancari (che lui qui racconta come una possibile “minaccia” dell’Europa cattiva, ma che sarebbe invece semplicemente inevitabile se qualcuno avesse la sciagurata idea di uscire davvero dall’Euro, invece di sfruttare l’idea dell’uscita dall’Euro come strumento di carriera personale, come Borghi è abilmente riuscito a fare).
Inoltre, qui Borghi chiarisce che i MiniBOT dovrebbero essere “titoli” cartacei, senza interessi, senza scadenza (quindi mai più convertibili in Euro), di taglio pari alle banconote (quindi, ad esempio, da 10, 20, 50 Euro), e, per dare loro un possibile utilizzo pratico, ipotizza anche che possano essere usati, oltre che per i pagamenti verso lo Stato, anche per pagare la benzina alle stazioni ENI o i biglietti di Trenitalia. In altre parole, immagina che lo Stato obblighi aziende partecipate, ma di diritto privato e quotate in Borsa, ad accettare in pagamento dei pezzi di carta con su scritto “vale 10 Euro”. Questo servirebbe a costituire una massa valutaria parallela in grado di sostituirsi al contante in caso di uscita dall’Euro.
Tutto ciò è talmente furbo da sconfinare ampiamente nell’idiozia. Io lavoro in un’azienda che fornisce servizi a molti grandi clienti, e anche allo Stato. Posso quindi assicurare con un minimo di cognizione di causa che nessuna azienda come la mia accetterebbe che i crediti le vengano pagati in MiniBOT. Ma anche se un’azienda fosse obbligata ad accettarli, cosa ci farebbe? Immaginate un’azienda che emetta una fattura da cinquantamila Euro verso lo Stato, e riceva in pagamento un pacco di mille MiniBOT da 50 Euro l’uno, cartacei. Che diavolo ci fa? Ci paga le tasse? Ok, così li restituisce allo Stato, e i MiniBOT escono dalla circolazione, il che ovviamente a Borghi non piacerebbe. Ci compra (in contanti) la benzina per le auto aziendali? Ci paga (in contanti) le bollette energetiche dell’ENI? Ammesso che lo Stato possa compiere l’atto (illegale) di imporre all’ENI di accettare questi pezzi di carta al posto dei soldi, dopo un po’ l’ENI diventerebbe una specie di banca dei MiniBOT, accumulandone rapidamente per milioni di Euro. E cosa ci farebbe? Auspicabilmente, non pagarci gli stipendi ai dipendenti…
Quello che succede quando si crea una doppia valuta, una agganciata a una moneta forte e una non convertibile, è ben noto: nasce un mercato nero, nel quale la valuta “non convertibile” viene pesantemente deprezzata. I MiniBOT passerebbero di mano a una frazione del loro valore, perché, come dice lo stesso Borghi nel video, “un titolo senza scadenza se non viene accettato come pagamento non vale niente”. Ne consegue che un titolo che è utilizzabile solo per pagamenti nei confronti dello Stato vale quanto pesano i pagamenti verso lo Stato rispetto al totale delle transazioni economiche: molto poco.
In sintesi:
- Quello che testualmente c’è scritto nella mozione votata in Parlamento, ossia che si potranno usare “titoli di Stato di piccolo taglio” per pagare i debiti della P. A., non ha alcun senso: non ce n’è bisogno, non sarebbe accettato dalle imprese, non risolverebbe alcun problema e semmai ne creerebbe. Una semplice estensione della (già esistente) compensabilità fiscale dei crediti sarebbe equivalente come principio e molto più efficace.
- Il MiniBOT à la Borghi, rispetto a questo fantomatico “titolo di piccolo taglio”, avrebbe in più alcune caratteristiche determinanti: sarebbe solo cartaceo, senza interessi e senza scadenza. Solo furbescamente interpretando in questo modo quella frasetta inserita nella mozione è possibile dare un senso pratico a questa ipotesi.
- Questo senso, ossia lo scenario d’uso che potrebbe avere un simile MiniBOT, è in una sola parola stupido: provocherebbe danni a tutti i soggetti coinvolti, fatta forse eccezione proprio per lo Stato, che emetterebbe titoli di debito che in realtà non ripagherebbe mai.
- Ma ovviamente la furbizia di questa trovata sta nella funzione di “preparazione all’uscita dall’Euro” che il MiniBOT avrebbe, senza naturalmente dirlo. In questo modo, si creerebbe uno strumento inefficace e dannoso per il suo scopo nominale, ma che costituirebbe un passo verso una transizione che non si intende dichiarare.
- E il miglior motivo per non dichiararla è che si tratterebbe di una transizione autolesionistica. Uscire dall’Euro a colpi di furbate in stile Borghi è la cosa più dannosa per gli italiani che io riesca a immaginare. Un po’ di tempo fa, ho scritto un post abbastanza dettagliato su cosa significherebbe per l’Italia un’uscita dall’Euro, che definivo un lancio senza paracadute.
Insomma, ancora una volta il nostro governo cerca un modo furbastro per riuscire a far del male agli italiani eludendo le regole europee (per qualche forma di nemesi, sembra che la nostra indipendenza da Bruxelles si manifesti solo nel vibrarci poderose martellate sotto la cintura). Queste ingegnose trovate in realtà sono bufale, utili in questo caso forse solo alla visibilità e alla carriera politica di Claudio Borghi, che non è un economista di vaglia ma non è neanche uno sprovveduto. Ben più sprovveduto, purtroppo, è chi gli dà retta.