Non c’è nessun caso Insinna. C’è piuttosto un caso Striscia la Notizia, programma di disinformazione populista che contribuisce pesantemente a dis-educare gli spettatori.
Non c’è nessun caso Insinna. C’è piuttosto un caso Striscia la Notizia, programma di disinformazione populista che contribuisce pesantemente a dis-educare gli spettatori.
Change.org non è quello che credete. E le cose originali che credete di fare non sono originali ma ben note e conosciute a cause delle numerose tracce digitali che lasciamo.
Non ci vergogniamo più. Ma urliamo “vergogna!” a tutti. C’è qualcosa che non va…
Una riflessione che parte dagli stereotipi delle “donne dell’Est” di Paola Perego e arriva alla politica. Perché c’è un filo conduttore, che si chiama omologazione, e minaccia la nostra democrazia.
La scuola immaginata da don Milani voleva uguaglianza e democrazia ma, a conti fatti, dopo 50 anni produce analfabeti funzionali. Una controlettera dalla scuola, una risposta critica “dalla professoressa” ai ragazzi di Barbiana.
Ansia per il futuro? Tutto va a rotoli? La vita è un disastro? Ecco 5 trucchi per sopravvivere
La post verità delle bufale conduce alla post democrazia del popolo omologato che preferisce la spettacolarizzazione del falso all’argomentazione politica.

“Voi scienziati pensate troppo” disse Miss Pefko, sbottando in una risata idiota. […] Una grassona sfiatata, dall’aria sconfitta, con una tuta sporca, che arrancava al nostro fianco, sentì quello che stava dicendo Miss Pefko. Si girò a esaminare il dottor Breed, lanciandogli un’occhiata di impotente rimprovero. Lei odiava la gente che pensava troppo. In quel momento, quella donna mi colpì come la degna rappresentante di quasi tutta l’umanità. L’espressione della grassona sembrava dire che avrebbe dato in escandescenze all’istante se qualcuno avesse osato pensare un altro po’. (Kurt Vonnegut, Ghiaccio-nove)
Come segnala opportunamente Ugo Magris “Il referendum costituzionale di ottobre può diventare la nostra Brexit”. Il senso di questa affermazione viene spiegata dallo stesso Magris come l’essere, il nostro prossimo referendum, un giro di boa di rilevante importanza, uno spartiacque fra prima e dopo, fra un futuro prefigurato (buono o cattivo) e un ritorno incerto (auspicato o meno).

Se dico: “l’ultimo libro di Harper Lee è di molto inferiore al suo capolavoro Il buio oltre la siepe; manca di coerenza, sembra quasi la bozza di romanzo mai veramente completata”, se dico questo esprimo una mia opinione. Sono io che lo penso, alla luce di un discreto numero di fattori variabili (intelligenza, cultura, esperienze specie nel campo della lettura…) di cui il più rilevante è la competenza. Sono “competente”?

La decisione di invitare il figlio di Riina a Porta a Porta ha suscitato un mare di polemiche. Sull’onda della generalizzata indignazione popolare (lo sport maggiormente praticato in Italia) la politica abbastanza unanimemente si è schierata contro il conduttore. Sui social e sui principali media è stato un linciaggio interrotto solo da pochi pareri contrari (alcuni li rammento nelle Risorse finali) ai quali voglio aggiungere il mio.

La verità è dentro di noi. La verità siamo noi. Poiché guardiamo il mondo dall’interno verso l’esterno (dall’interno del nostro “io” verso il mondo fuori di noi) tutto ciò che è prossimo a “noi” (le nostre idee, i nostri valori…) riverbera di luce chiarissima e ci sembra illuminare l’oscurità selvaggia della jungla di stupidità in cui siamo immersi. Noi sappiamo; capiamo; vediamo. Gli altri sono sciocchi o, peggio, in malafede. Noi sappiamo le cose, conosciamo la verità. Dobbiamo necessariamente dirla al mondo. Urlargliela. E insultare coloro che diabolicamente si mettono di traverso, perché se lo meritano.

Masterchef, come X Factor, Ballando con le stelle e molti programmi di successo della televisione, sono definiti ‘talent’ (QUI una carrellata di quelli più noti) creando confusione nel pubblico. La natura di tale confusione è interessante e meritevole di un piccolo post come questo che si cala nel filone – abbastanza praticato qui su HR – della riflessione sui mass media e i social, e di come questi condizionino in qualche modo il nostro pensiero e il nostro agire.
E adesso, poste le premesse concettuali nel precedente post, sono pronto per la parte centrale della mia argomentazione dove intendo parlare della difficoltà ad essere avanguardia innovatrice nella società contemporanea.
Ho trattato molte volte il tema dell’ideologia, qui su HR, in forme più o meno dirette e con riferimento a fatti politici contingenti (in fondo all’articolo l’elenco dei post). Qui vorrei trattarne in generale, per fare chiarezza, perché ritengo sia un concetto cruciale nella nostra epoca, da comprendere per cercare di distaccarci dalle ideologie, di superarne le pastoie, i vincoli, i legacci che ci impediscono di giudicare il mondo con autentica libertà di pensiero o, quantomeno, con minori restrizioni alla nostra possibilità di comprendere cosa accade, perché succede, cosa sia meglio fare.
Di certe storie non è difficile capire fin dall’inizio come andranno a finire ma resta solo un dubbio sul “quando”. La storia del MoVimento 5 stelle è una di queste. Salvo un imprevedibile sussulto che potrebbe rimetterlo in gioco in occasione della prossima elezione del nuovo Capo dello Stato, il progetto urlato nelle piazze si è infranto sull’asfalto come avviene a chiunque salga troppo in alto senza alcun appiglio per rimanerci al momento in cui le correnti ascensionali che ti ci hanno portato si affievoliscono. Ma anche in caso di questo ipotetico sussulto, la permanenza del MoVimento in posizione influente nel teatro della politica italiana sarebbe condizionata dal suo trasformarsi in partito e dunque ammettere di aver voluto aprire la scatoletta di tonno soltanto per entrarci e non per svuotarla. Negando se stesso.