All’improvviso si è acceso il dibattito sul taglio dei parlamentari. Peccato che – oltre che inutile – sia sostanzialmente finto.

All’improvviso si è acceso il dibattito sul taglio dei parlamentari. Peccato che – oltre che inutile – sia sostanzialmente finto.
Gli italiani detestano i politici e i dipendenti pubblici, ma plaudono a chi vorrebbe aumentare i loro poteri.
La complicata palude della Brexit incomincia a suggerire un nuovo referendum in GB. Ma ciò non implica forse la fallacia e l’inutilità del voto popolare?
Dispiace dire che avevamo ragione, ma le conseguenze del “NO” al referendum del 4 Dicembre sono esattamente quelle che si potevano prevedere: e non ce n’è una che ci piaccia.
I voucher erano davvero da eliminare? Proviamo a capirlo partendo dai dati e non dalle convenienze politiche.
Anche se la consulta ha bocciato il referendum sull’art. 18, vale la pena chiedersi perché la CGIL l’abbia promosso.
L’analisi del voto referendario ci restituisce l’immagine di una popolazione frustrata e abbandonata dalla politica.
Ha vinto il No. Ma la gran parte delle promesse del fronte del No saranno disattese, a cominciare dal destino di Renzi.
Chiunque vinca il referendum non cambierà nulla nell’immediato, nella vita quotidiana; inutile quindi essere apocalittici. I cambiamenti, invece, ci saranno in prospettiva. (Con una selezione dei principali interventi sulla stampa).
Abbiamo aspettato che il referendum sulle trivelle passasse per esprimere alcune considerazioni che, a questo punto, possono essere accolte o rigettate ma non accusate di faziosità contingente.
La riforma costituzionale è approvata dopo sei faticosissimi e contrastati passaggi parlamentari. Anche se ne trovate sintesi e discussioni ovunque, i punti chiave sono a mio avviso questi:
Si vota per le trivelle. Molto fiaccamente. Qualche blogger e qualche associazione ambientalista spiegano i motivi del “sì” e del “no” ma la politica, in maniera molto defilata, spiega al massimo perché il voto, il non voto, il successo di una tesi o dell’altra possono indebolire o rafforzare Renzi, argomenti certamente importanti ma che dovrebbero essere assolutamente non pertinenti
Il tema deve essere presentato per il groviglio che è, e quindi vi dico subito che:
Scopo di questo post è spiegare l’apparente contraddizione, anche se probabilmente molti dei lettori già ne hanno colta la sostanza.
Mentre leggo gli infiniti commenti al referendum greco sbircio distrattamente le bacheche Facebook di amici intelligenti che inneggiano al coraggioso popolo greco che si è battuto contro lo strapotere di un’Europa arida e cinica. Idem la time line di Twitter, parimenti molti commenti sui quotidiani on line. Una narrazione – che non so se prevalente o solo maggiormente vociante – rappresenta il disastro greco come il piccolo ribelle coraggioso che ha sfidato il Moloch alieno.
Beh, ieri è stato il gran giorno: si è svolto il tanto atteso Greferendum sull’accettazione delle misure proposte alla Grecia dai creditori, e in particolare dall’UE, per l’estensione del programma di sostegno finanziario allo Stato ellenico.
Questo post, scritto in gran parte prima dell’annuncio dei risultati, non è dedicato a un commento del voto, che ha segnato il successo del No e della linea di Tsipras; piuttosto, analizza alcune implicazioni del possibile percorso di uscita dall’Eurozona della Grecia che molti osservatori considerano inevitabilmente collegato a questo referendum, e che, come vedremo, potrebbe essere in qualche modo condizionato più dalla stessa decisione di indire il referendum che dall’effettivo esito di quest’ultimo.