Tre referendum per una riforma (impossibile?) della giustizia

Come forse sapete, i radicali promuovono tre referendum, questa volta per una riforma della giustizia che personalmente trovo indispensabile; i tre quesiti referendari riguardano la responsabilità penale dei giudici, la separazione delle carriere e l’abolizione della legge Severino.

Se volete approfondire i temi, dal punto di vista di chi ritiene essere, questi, tre elementi cruciali per una riforma della giustizia più umana, più liberale, che conceda meno strapotere a giudici senza responsabilità, senza colpe, senza dolo, che possono fare il bello e il cattivo tempo con imputati, con sospettati, con testimoni, intimidendo, incarcerando, ricattando il potere politico, e sempre e assolutamente senza doverne rispondere a nessuno (un potere innaturale, che malissimo si concilia con una democrazia occidentale), se volete approfondire, dicevo, ecco alcuni spunti:

Naturalmente, il lettore scrupoloso cercherà altri testi, non limitandosi a questi pochi, e di parte. Ma resta il fatto che la (in)giustizia italiana è un unicum nel quadro europeo; che i mali della giustizia riempiono sempre di più le cronache dei giornali e la fiducia dei cittadini verso la magistratura è bassissima; che la malagiustizia italiana ha dei costi altissimi; che comunque la si voglia vedere, per un cittadino incappare in questa (in)giustizia diventa spesso un percorso kafkiano.

Dico subito che io firmerò per la raccolta delle firme e, se si arrivasse al referendum, voterei a favore delle riforme indicate. Ma temo che non succederà proprio nulla.

Giocano a sfavore alcuni potenti fattori ideologici:

  • l’abbraccio mortale di Salvini che, come saprete, ha aderito all’appello radicale; qui si gioca un grave equivoco, benissimo descritto ieri da Mattia Feltri: se lo appoggia Salvini, che è un nemico, allora io democratico, io liberale, io di sinistra, non posso che essere contrario; nulla di più sbagliato. Come sa bene chi mi legge di frequente, non c’è avversario di Salvini più agguerrito ed esplicito di me, e non dimentico nessuna delle porcherie che ha fatto e detto, e continuo a essere un suo avversario su tutti e ciascuno dei suoi giudizi e programmi politici, eccetto quelli che posso condividere. In questo momento non mi importa un fico secco se Salvini appoggi il progetto radicale per convenienza o per convinzione: sono affari suoi, ne prendo atto, ma anche io credo nella necessità della riforma della giustizia, e se questo tratto di strada lo faccio con Salvini, se per lui non è un problema non lo è neppure per me, ferme restando le mie critiche e i miei giudizi, e quindi ferma restando la mia opposizione a Salvini su tutto il resto; so che in molti non riescono a fare queste distinzioni, e questa sarà una delle ragioni della difficile raccolta delle firme oggi ed eventualmente del referendum domani (come per i referendum costituzionali di Renzi, falliti per fare un dispetto a Renzi, ignorandone per lo più l’estrema necessità e utilità per il Paese);
  • il giustizialismo diffuso, e ampiamente maggioritario nel Paese e in Parlamento. La sinistra che una volta si chiamava “di classe” è intrinsecamente giustizialista; quella che una volta si chiamava “riformista” (per capirsi: il PD) ha sposato la causa populista che, altrettanto programmaticamente, è per la galera e non per la giustizia, come plasticamente e temibilmente mostrato dall’ex Guardasigilli Bonafede. I berlusconiani, non essendo per lo più dei veri liberali, non sembrano sufficientemente attenti al tema. E così – a parte l’incosciente pattuglia radicale e ai quattro gatti liberali che vagano per la Penisola – il tema è lasciato alla destra. Una incredibile beffa per la democrazia!

Lascio ai lettori il dilemma, che è poi sempre quello: ragionare non per appartenenze, fuori dagli schemi imposti dalle tribù, dai capi tribù e dagli stregoni che discettano a ruota libera sui quotidiani e in TV inseguendo strategie personali, di interesse personale (fossero anche solo simbolico). Lasciate stare Salvini, che a nessuno di noi piace; lasciate anche stare il partito radicale, che può piacere o non piacere e presenta una storia unica, con comportamenti politici particolari e unici. Considerate il tema della giustizia per quello che è: informatevi, leggete pure anche Davigo, ma leggete anche chi lo critica (li ritrovate nei link precedenti). Ascoltate chi difende lo status quo, chiedendovi se le cose, in questo modo, stanno funzionando bene oppure no.

Io, come ho detto, firmerò e sosterrò con grande convinzione i referendum.