Ancora sul taglio dei parlamentari e perché vi stanno prendendo in giro (con una nota finale su Zagrebelsky)

Insomma, leggo i giornali, sono ancora vivo, non posso chiudermi in uno stanzino buio e far finta che non succeda nulla; non posso tenere il broncio e semplicemente dire “Non gioco più con te!”. Ribadendo che non andrò a votare al referendum sul taglio dei parlamentari per ragioni già argomentate su HR, il livello di presa per i fondelli ha talmente superato il livello di guardia che – questo il mio malumore – non è tollerabile. Non mi importa del referendum, né del taglio dei parlamentari (non è vero) che tanto sarà confermato a furor di popolo, ma santo cielo smettete di prenderci in giro!

Borghi che voterà contro e Bonaccini a favore, tanto per fare due nomi con una certa autorevolezza (pensa te chi mi tocca di considerare “autorevole”!) votano in maniera difforme da quanto ci si potrebbe attendere solo ed esclusivamente per motivi tattici opposti e speculari: Bonaccini perché strizza l’occhio al “popolo” in vista delle elezioni, e Borghi per un classicissimo esempio di ammuina.

Ogni giorno, da un po’ di tempo a questa parte, ci tocca leggere le dichiarazioni noiosissime di esponenti politici (specie del PD, perché qualcuno di loro ancora si vergogna) che spiegano perché Sì e perché No, ma inutilmente.

Ma di cosa accidenti parliamo se proprio PD e Italia Viva hanno votato a favore per potersi sedere con i populisti grillini al governo Conte 2? Ma con quale faccia, adesso, qualcuno ci viene a dire che, in effetti, è una stupidaggine sesquipedale? E quelli invece che hanno smesso di vergognarsi, e sono ben felici di essere diventati la ruota di scorta di pseudo-sinistra del peggiore populismo fascistoide, ma davvero ci vengono a raccontare i percome e i perché?

Tutto, in realtà, sarebbe (condizionale) estremamente semplice, perché all’origine la materia è terribilmente tecnica, e affrontabile quindi con un taglio squisitamente razionale: tagliare orizzontalmente (tanti al Senato e tanti alla Camera) i parlamentari, serve? Sì/No. E la risposta assolutamente evidente, certa e certificata da legioni di costituzionalisti (tranne Zagrebelsky, lui ha dato tutto quello che poteva dare per combattere Renzi e ora deve ancora riprendersi*) è che non solo non serve, ma probabilmente sarà controproducente. Come scritto nel già citato post precedente, non è vero che ci sarà un risparmio di una qualunque significatività, non è vero che l’Italia ha troppi parlamentari rispetto alla popolazione, praticamente tutte le baggianate dette dai grillini sull’argomento sono false, ma come i berlusconiani si ingoiarono la balla della nipote di Mubarak, così oggi quel che resta del centrosinistra si è ingoiato la massa di bugie che sostengono la realtà che c’è dietro questo referendum, e la verità è semplicissima: un argomento squisitamente tecnico è stato ideologizzato da populisti ignoranti, sobillatori dei peggiori istinti popolari, che hanno imposto una vendetta contro la casta (della quale si accorgono ora di far pienamente parte); le “battaglie” (sic!) contro il numero dei parlamentari, contro i loro stipendi e vitalizi, contro l’immunità, contro i privilegi, hanno ovviamente un fondo di verità (le migliori prese in giro si costruiscono da un brandello di verità), ma sono dilatate a dismisura e scioccamente per esacerbare gli animi, unire gli indignati sono un’unica bandiera e poi… giù legnate! Così le truppe di insensati di Grillo hanno stravinto le ultime politiche, e possono anche essersi mangiate, una dopo l’altra, tutte le premesse e le promesse, ma questa non possono. E il PD dietro. E Italia Viva (ambiguamente) dietro.

Il popolo ha sempre odiato il potere, gli intellettuali, il clero, i ricchi… È stato probabilmente così in tutto il mondo, ma in Italia abbiamo ricche tradizioni e documentazioni. Nel caso specifico, e grazie a una concatenazione di eventi facile da ricostruire (l’abbiamo già fatto in questo blog) il dito si è particolarmente puntato su una classe politica oggettivamente sempre peggiore. Davanti alla vastità dei problemi, alla loro sempre più complessa articolazione, i nostri politici fanno giochini di piccolissimo cabotaggio, parlano e straparlano per strappare un titolo o una comparsata in TV, ma i problemi, sostanzialmente tutti, restano sul tappeto. Molte persone non comprendono il piccolo cabotaggio, ma certamente vedono i problemi. Molti non si districano nelle argomentazioni pro o contro il taglio dei parlamentari, ma che hanno difficoltà nel lavoro, per esempio, lo capiscono benissimo, che il loro reddito è calato, che le periferie dove vivono fanno schifo, che la scuola dei figli fa acqua, che i servizi non sono garantiti ecco, tutto questo lo vedono, e chiaramente, e giustamente, puntano il dito su chi comanda. Vagli a spiegare che chi comanda è un pirla arrivato in Parlamento perché votato da 20 condomini amici suoi, o perché è un signorsì che non getta ombra sul capetto del momento. Vagli a spiegare che la politica sarebbe una cosa nobilissima, e invece è volgare a causa di queste persone, e che tagliando il loro numero, riducendo i vitalizi, rendendo quello del politico un lavoro di merda e mal pagato, probabilmente le prossime leve saranno ancora peggio!

* Una nota finale sul candido Zagrebelsky, che io spesso prendo in giro (ma non abbastanza), che ci delizia con un testo sulla Repubblica di qualche giorno fa spiegando la sua non posizione. Evidentemente a un certo punto, dopo anni di vergognoso silenzio di fronte al post renzismo (di cui lui fu potente artefice) ha capito che non poteva continuare a stare zitto, e mentre frotte di suoi colleghi firmano appelli per votare “No”, lui cosa fa? Fa come l’asino di Buridano (sue testuali parole) e annota diligentemente una serie di ragioni pro e contro il Sì e il No, non schierandosi, salvo concludere con una dichiarazione a mio modo di vedere strabiliante:

[…] Ultima considerazione: alla fine si deciderà per ragioni che hanno poco a che fare con quelle propriamente costituzionali: fare un favore a questo o un dispetto a quello; rafforzare un partito rispetto ad altri; consolidare la maggioranza o indebolirla; mettere in difficoltà una dirigenza di partito per indurla a cambiare rotta e, magari, a cambiare governo o formula di governo. Ma, allora, quell’asino, per quanto asino sia, avrà un’ulteriore ragione per starsene costituzionalmente sulle sue.

L’Uomo, cioè, comprende l’uso demagogico e populista di tutta questa faccenda, ma anziché aiutare i lettori a fare un passo avanti nella comprensione, se ne lava le mani. Quando, nel 2016, si spese anima e corpo per affondare la riforma di Renzi, l’Uomo scrisse una serie di considerazioni violentissime e fortemente ideologiche (non “logiche” ma IDEO-logiche; se volete ripercorrerle ne scrivemmo in dettaglio QUI) considerando quelle riforme reazionarie e anticipatrici di una stagione autoritaria. Passato Renzi, e senza nulla da dire sul governo Salvini-Conte (e qualcosina anche sotto il profilo costituzionale c’era, ma lui negò) ora Zagry si fa sostanzialmente andare bene l’antiriforma grillina e fa spallucce.

Il perché possa accadere questo è presto detto: l’ideologia acceca. Acceca il popolo, ma prima ancora acceca questi intellettuali “organici” che vedono solo ciò che vogliono vedere.

Tutto ciò detto, con l’acido che mi sale dalla bocca dello stomaco, ribadisco che non andrò a votare.