Scrivo mentre Draghi è da Mattarella dopo il totale casino di questi due mesi. Dopo che Conte ha miseramente fallito e Fico ha fatto solo, prevedibilmente, fatto perdere tempo. Dopo che Renzi, avendo fatto e disfatto come gli pareva a lui, dopo avere menato botte da orbi e averne prese altrettante, appare come il sorprendente vincitore: manda a casa un governo inetto (Bonafede, Azzolina, il MES, la totale mancanza di un’idea purchessia su qualunque cosa) e ha propiziato, fino all’ultimo, la soluzione Draghi (mentre scrivo sento in diretta che gli è stato conferito l’incarico); che è una soluzione di Mattarella, sia chiaro, nella pressoché totale impossibilità di dipanare la matassa creata da Conte e alleati, ma fatta esplodere con la solita burbanza da Renzi. Voglio dire: se le cose vanno come sembra che potrebbero andare, in piedi rimarrà Renzi. Non certo i 5 inutilmente stellati, proprio no lo sciocco Zingaretti e il suo partito che inspiegabilmente fino a 5 minuti prima ribadivano “O Conte o morte!”. Allora ecco l’autocritica: se la narrazione che ci arriva fosse anche solo parzialmente vera (cioè: nel bene e nel male, un po’ anche per caso e mettendoci anche un po’ di fortuna), Renzi sarà l’unico vincitore, mostrando la sua lucidità tattica (critichiamo il mero tatticismo, è vero, ma gli altri non sanno fare neppure questo) e, questa la mia opinione, facendo un servizio al Paese, perché poco che Draghi possa fare (sarà pure un deus ex machina, ma in Parlamento si ritrova gli stessi cialtroni che c’erano fino a ieri) sarà infinitamente di più di quello che avrebbe saputo fare Conte, l’insulso avvocato, il lavamutande di Salvini (chissà perché si sono dimenticati tutti del suo ruolo schifosetto nel primo governo capitanato di fatto da Salvini).
Quindi, l’autocritica l’ho fatta, ed è sincera. Ero arrabbiato con Renzi, lo confesso, perché anche se il governo in carica era il secondo peggiore di sempre (il primo peggiore di sempre era ovviamente il Conte 1), pure mi sembrava che le manovre renziane fosse torbide, interessate, motivate dal movimentismo tipico dell’uomo, e che avrebbero danneggiato il Paese. Ecco, la mia conclusione è: forse, alla fine, il Paese non sarà così danneggiato e, come spesso capita, dalla disgrazia nasce un’opportunità, che potrebbe avere il nome di Draghi.
Ma non è che abbia cambiato idea su Renzi.
Se vi sembra contraddittorio provo a spiegarmi. Io sono rimasto a un’idea di politica come costruzione di programmi, fondati su analisi razionali, orientate da valori di fondo su dove debba andare il Paese, valori diversi declinabili (in breve, per spiegarsi) in liberali e socialisti, oppure populisti, europeisti, eccetera. Chi segue questo blog avrà letto queste mie dichiarazioni già da diverso tempo a questa parte. Le manovre renziane sono state il contrario di questo. La ragionevolezza di alcune sue dichiarazioni in Parlamento non erano poi dissimili da quelle ragionevoli sentite da Meloni o da altri esponenti dell’opposizione perché, francamente, fare critiche a Conte e al suo esecutivo era davvero facile! Quindi sì, Renzi ha avuto delle ragioni, e probabilmente io sono d’accordo nel merito con ciascuna di esse, e sì, sotto un certo punto di vista sono lieto che l’avventura politica di Conte sia finita (spero per sempre) e sì, sono contento della scelta di Draghi e spero abbia successo. Eppure No, il mal di testa mi attanaglia perché essere arrivati, in piena crisi, alla soluzione più sensata inerpicandoci per il sentiero più scosceso, onestamente mi pare il fallimento della politica.
Un fallimento della politica certificato da Mattarella proprio perché, dopo avere doverosamente riprovato con Conte, dove avere visto naufragare con Fico un qualsivoglia governo istituzionale, alla fine ha dovuto affidarsi a un tecnico; vale a dire: politici malnati, non siete buoni a nulla! Renzi incluso. Di tecnici imprestati alla politica ne abbiamo avuti diversi in passato, da Dini (diciamo sotto la sufficienza) a Ciampi (eccellente) a Monti (mi astengo perché tuttora divisivo). Cottarelli l’abbiamo stropicciato e buttato. Ora tocca a Draghi che, ne sono convinto, accetta con amarezza e con sacrificio, per senso civico e rispetto delle istituzioni, perché guardate: governare questa Italia con tale materiale umano è impresa di enorme fatica e scarsa gloria.
Se poi, grazie all’acclamata imbecillità di questi politici (penso in particolare ai grillini) dovesse fallire anche Draghi, beh, in questo caso neppure l’Aulin 600 mi aiuterebbe.