La natura della crisi politica in atto

La crisi politica in atto è, semplicemente (ma drammaticamente) una crisi della politica. Una crisi del senso della politica, una crisi relativa alla comprensione di cosa la politica sia. Quella che vediamo da anni non è politica ma un suo simulacro, una farsa, una somma di destini meschini che producono un noioso rumore di fondo. Non sono neppure, questi “politici”, dei rapaci profittatori, gente prestata alla politica per tutelare un impero industriale in crisi (Berlusconi); costoro non hanno imperi da tutelare, al massimo il loro modesto conto corrente, e spesso cianciano e brigano e tramano non per interessi volgarmente materiali ma per semplice esasperazione di un Ego atrofizzato e narcisista, e sì: sto alludendo a Renzi. Ma anche a Salvini. E a certi capoccia grillini. D’altra parte chi abbiamo? Zingaretti che ha tradito le premesse che l’hanno condotto alla segreteria e che ha perfezionato l’arte di fingersi morto, di non esistere, di non avere un pensiero, una visione, un senso?

La politica è la pratica (non “la scienza” e nemmeno “l’arte”, siamo seri) del trovare accordi e mediazioni per l’allestimento di politiche (plurale; in italiano si fa confusione, intendo le policies distinte dalla politics, ovvero le politiche del lavoro, sanitarie, ambientali…) che producano i migliori risultati per il paese in termini di aumento della salute, del reddito, dell’occupazione, eccetera. E poiché per raggiungere questi obiettivi ci sono ipotesi (incerte, probabilistiche) differenti, che hanno tempi e costi diversi, che agiscono su gruppi di cittadini diversi, e così via, allora bisogna trovare un punto di equilibrio; e visto che in Occidente ci siamo inventati questa cosa che chiamiamo democrazia (ne stiamo ragionando qui su HR con un dossier dedicato) chi ha la maggioranza attua le politiche immaginate. La politica (politics) è questo: immaginare e implementare e condurre politiche (policies) maggiormente utili al Paese.

Questo è un lavoro. Gravoso, impegnativo, delicato, che presuppone persone intelligenti, preparate, capaci di dialogo, affidabili. Ben pagate, circondate da esperti veri e qualificati. Non certo una banda di sovversivi populisti con aggiunta di sconcertanti zombi tanto democratici (ce l’hanno scritto perfino nel nome!) quanto inani e una spruzzata di spregiudicati primattori egotici.

Sì, lo so. Giuro che lo so: le questioni poste da Renzi per aprire questa crisi alla ribollita sono reali. Ci mancherebbe che se le fosse inventate di sana pianta! C’è sempre una base reale, una ragione concreta, un pretesto visibile per appigliarsi e aprire una crisi. Renzi non è uno stupido, anche se penso che sia peggio, ed esibisce argomenti. Ma davvero devo fare un’attenta disamina filologico-politologica per dichiarare che sono tutte stupidaggini? Davvero, da persone adulte, non abbiamo imparato che tutti hanno sempre una qualche ragione, che quei brandelli di ragioni possono essere presentati in una luce favorevole, che si possono tacere elementi sfavorevoli… Davvero? Anche la Cina ha una qualche ragione nella repressione del Tibet, figuratevi se non ne ha qualcuna anche Renzi. O Salvini. Non ha forse “qualche ragione” anche Salvini, al quale è stata sottratta la sedia sotto il culo quando la maggioranza assoluta degli italiani, se si votasse oggi, lo porterebbe in trionfo a Palazzo Chigi? 

Allora, per favore, facciamo gli adulti.

Per fare gli adulti, e scusatemi per lo scivolone colto, dobbiamo evitare il “gioco linguistico” della pseudo-politica, e le pseudo-argomentazioni di Renzi oggi, di Conte ieri o di Grillo l’altro ieri. Dobbiamo recuperare il vero e autentico senso della politica, cercare gli interessi del Paese che si possono facilmente indicare con un approccio razionale (che è un altro e diverso gioco linguistico), con progettazioni tecniche, valutazioni, analisi. E poiché anche le progettazioni, le valutazioni e le analisi non sono neutrali, ok al dialogo fra una maggioranza che suggerisce razionalmente, tecnicamente, certe soluzioni operative, e un’opposizione che controargomenta razionalmente e tecnicamente a favore di soluzioni o priorità diverse.

Questo è fare politica!

Ma il nostro disgraziato Paese, per ragioni altre volte discusse su queste pagine, ha da tempo abbandonata questa strada. Crescente complessità sociale, populismo globale, deriva culturale della Nazione, giustizialismo impolitico e altri mali si sono concentrati, negli ultimi decenni, facendoci scivolare in un piano inclinato che difficilmente si potrà risalire. Oggi l’impolitica si è sostituita alla politica, il tatticismo alla capacità strategica, il personalismo ridicolo al senso delle Istituzioni, l’emotività esasperata al razionalismo.

Lo dico, sconfortato, agli amici democratici (nel senso di PD), renziani, della sinistra più o meno radical-annacquata (amici populisti non ne dovrei avere, quindi mi fermo): ma davvero vi appassionate alla farsa che viene rappresentata, quotidianamente, da tempo immemorabile, sulla nostra povera stampa? davvero pensate che uno qualunque dei contendenti abbia ragione? davvero scendete in campo, fieri, con la vostra bandiera di partito, certi di essere ben rappresentati? Davvero credete che questo sia “fare politica”?

Per me, con uno sconforto che ho già chiaramente comunicato ai nostri lettori, non c’è altra soluzione che astenermi. Il mio consenso, sotto forma di semplice dichiarazione oggi, o come voto domani, non potrà certamente andare a nessuno di costoro.