Causa depressione politica sarò particolarmente assertivo, e non me ne vogliano i lettori. Le basi teoriche, morali, pratiche, sociologiche, linguistiche, organizzative, comunicative di quanto andrò sostenendo sono già tutte nei sette anni di vita di questo blog e si possono facilmente rintracciare col motore di ricerca che trovate sulla barra a sinistra.
E poi quanto voglio asserire è di una semplicità disarmante, onestamente credo sia anche piuttosto auto-evidente, quindi non pongo tempo in mezzo e vado diretto al punto:
Il “documento scritto” attorno al quale si sta ricompattando la vecchia maggioranza è come la Corazzata Potemkin di Fantozzi.
Non solo sarà carta straccia, mero pretesto per far finta di avere conquistato nuovi e progressivi orizzonti politici, ma sarà intrinsecamente falso, inutile, vuoto, esclusivamente retorico, in nessun caso dirimente e utilizzabile contro l’alleato fedifrago.
Crimi e Di Maio probabilmente non se ne rendono conto, perché in quanto grillini arrivano solo fin dove possono arrivare con i mezzi cognitivi che la natura ha fornito loro; Zingaretti continuerà a fingersi morto e firmerà qualunque cosa, che se ne accorga oppure no non fa alcuna differenza. Ma Renzi, oh!, lui lo sa benissimo! Dite quello che volete della vecchia lenza, ma lui si mangia due o tre Crimi come antipasto mentre aspetta di ingollare Zingaretti, con Di Maio di contorno.
Perché il patto, documento, cronoprogramma (lessico crimesco), contratto (terribile!) sarà solo una farsa? ecco in breve e per punti:
- dettagliare in maniera sufficientemente chiara e articolata tutte le politiche che si intendono varare e quelle che non si devono neppure nominare, è lavoro di un folto gruppo di esperti molto qualificati che lavorino ventre a terra per almeno sei mesi, non certo per quattro miracolati che lo stileranno in un paio di giorni; prima lezione: della complessità della politica (politics), e delle politiche (policies), questi non hanno capito nulla (tranne Renzi);
- qualora si scrivesse il tomo voluminoso, come ben sa chiunque professionalmente se ne sia occupato, si incorre in eccezioni, sviste, nuove circostanze, fattori intervenienti, effetti inattesi che, sin dal giorno dopo, pongono nuovi problemi e nuove sfide che andrebbero comunque rinegoziate, vanificando almeno in parte il faticoso lavoro e aprendo nuovi e inattesi spazi di conflitto; seconda lezione: un documento scritto non è la Bibbia, mai, in nessun caso;
- ovvio attendersi quindi un documento snello di principi generali, relativi solo ad alcune questioni; vale a dire – in termini tecnici – salire, e di molto, la scala di generalità dei concetti impiegati; qualcosa sotto “vogliamo la pace nel mondo”, ma molto sopra la spiegazione – per dirne una a caso – di cosa fare nel mercato del lavoro in tempi di pandemia, cosa diavolo farne dei navigator, con che soldi pagare le casse integrazioni e via discorrendo; terza lezione: dal giorno dopo i firmatari continueranno a litigare come prima, perpetuando l’immobilismo che strangola il Paese;
- codesti principi generali includeranno due o tre slogan che pacificheranno i mal di pancia dei firmatari; per esempio ci sarà un “No Mes” per far baciare il rospo dai grillini. Anche queste dichiarazioni che paiono chiare non lo sono affatto, perché qualunque giocatore del tavolo (per dirne uno a caso: Renzi) potrebbe domani dire che al momento della firma le circostanze erano diverse da come sono oggi, che le condizioni sono diverse, che l’Europa così e cosà, che i conti pubblici di su e di giù, imbastendo delle argomentazioni logiche plausibili, contro le quali il banale appellarsi alla firma su quel documento apparirà scusa patetica e pretestuosa; quarta lezione: la politica è un’altra cosa;
- tutto questo alla luce del fatto che un documento scritto, utilizzando il linguaggio ordinario, sembra fato apposta per mentire, che poi – in senso lato – è l’esatto scopo del linguaggio ordinario (“mentire” nel senso di dissimulare, alludere, rinviare ad altri concetti sottesi, lasciarsi all’interpretazione – sempre differente – dei diversi giocatori, e così via); e se non mi credete riandate con la memoria al “Contratto con gli italiani di Berlusconi”, che permise al Cavaliere di dire “l’ho rispettato!” e a i suoi avversari di affermare il contrario. È linguaggio: è sempre manipolabile, è sempre ambiguo. Quinta lezione: ma se ci prendono in giro da decenni, promettendo mari e monti, e tradendo sistematicamente tutto una volta eletti, per quale miracolosa ragione questa volta dovrebbe essere differente?
Il documento scritto è quindi solo l’ennesimo giochino per distrarre le masse di supporter delle opposte fazioni, che saranno felici di vedere “nero su bianco” le loro amate petizioni assicurate, e potranno, domani, gridare al tradimento delle altre parti.
Quello che voglio però sottolineare è assai più grave: Andreotti, Craxi, e tutti i puzzoni della mai sufficientemente rimpianta Prima Repubblica, non avevano bisogno di alcun documento scritto e firmato solennemente a favor di telecamere, perché gli orientamenti culturali, etici e politici di ogni parte in gioco era assai chiara, manifesta, palese e nota a tutti. La politica dei democristiani era quella, quella dei socialisti era quell’altra, mentre i comunisti ne avevano un’altra ancora, tale da lasciarli fuori dall’orbita governativa dell’epoca. Essere – per esempio – socialisti (o liberali, o altro) voleva dire tendere a determinate politiche (policies) alla luce di un insieme coerente di valori e di una visione del mondo e della politica (politics).
È la totale mancanza di queste visioni, insiemi di valori, proposte politiche che fa reclamare, a questi orbi della politica, un pezzo di carta scritto, come se si fosse di fronte a un sensale, a un notaio, come se si dovesse discutere la compravendita di un appartamento. Nessuno dei giocatori di questa partita (Di Maio-Crimi, Zingaretti e i quattro gatti di LeU) ha la più pallida idea di cosa stiano a fare lì, salvo scampare l’incubo di andare al voto, fare stravincere la destra, far eleggere Berlusconi nuovo Capo di Stato fra un anno. L’unico che – io credo – sa cosa sta facendo, è Renzi. Lo sa solo lui, lo fa pro domo sua, non è detto che ci azzecchi, e comunque non è affatto una bella cosa, o buona per il Paese.