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Non basteranno i muri a fermarli

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I movimenti di popolazioni, oggi, sono inevitabili. La tecnologia che noi abbiamo in Occidente per i nostri spostamenti è a disposizione anche di chi si muove da Paesi meno abbienti e dei trafficanti di esseri umani. Che si tratti di rifugiati o di migranti per ragioni economiche credere di respingerli con barriere è un po’ ingenuo. Capisco che dal punto di vista elettorale possa servire dirlo. Sul breve periodo. Ma il problema si ripresenterà (Filippo Grandi, alto commissario UNHCR; fonte).

L’idea di tenere lontani gli invasori, nomadi, migranti e vaganti di ogni genere con delle barriere impenetrabili è antichissima

Mentre a Roma si discute di presepi e sondaggi, a Londra…

bennCari lettori di Hic Rhodus, ovviamente stiamo seguendo con molta attenzione le vicende legate all’offensiva terroristica dell’Isis, al comporsi di alleanze più o meno “naturali” per combatterla, e alle tensioni che si accompagnano alle azioni militari russe, francesi, e ora britanniche. In questi giorni ha avuto una notevole risonanza il discorso tenuto al Parlamento inglese da Hilary Benn, “ministro-ombra” degli Esteri nell’opposizione laburista, che prima di votare a favore dell’intervento militare britannico in Siria ha spiegato il motivo per cui lui (insieme a diversi altri parlamentari laburisti) ha deciso di votare in contrasto con il suo leader di partito Jeremy Corbyn. Noi di Hic Rhodus pensiamo che, indipendentemente dall’opinione di ciascuno, un discorso come questo dimostri un livello di dibattito pubblico che purtroppo non trova riscontro nel nostro Paese, molto concentrato su temi che definiremmo di piccolo cabotaggio. Abbiamo quindi pensato di offrire ai nostri lettori la possibilità di leggerlo, in una versione leggermente abbreviata per ragioni di spazio e tradotta da noi.

Come ho imparato a dimenticare la bomba

Più di una volta ho immaginato l’incanto che seguirebbe a una guerra atomica: finalmente la terra senza uomini! (Emile Michel Cioran)

Siete giovani? Siete troppo giovani per ricordare La Bomba? L’incubo di una generazione addirittura precedente la mia e che io bambino, poi ragazzo, ho assimilato di sfuggita, nella ricca fantascienza americana apocalittica, nell’ormai stracco confronto fra i blocchi cessato repentinamente nel 1989-1990. Il confronto nucleare non c’è mai stato, per fortuna, e adesso che abbiamo un’America così democratica da essere presieduta da un nero (!) e una Russia capitalista governata dal “caro amico” Putin (cit.) nessuno pensa alla Bomba. Non che il mondo sia perfetto, questo no, ma la Bomba… la Bomba no, non popola più i nostri incubi notturni. Male. Personalmente credo che ci si dovrebbe preoccupare molto più adesso che non trent’anni fa. Trent’anni fa il potere della Bomba era in mano a mezza dozzina di persone sul pianeta, soggette a diversi controlli di sicurezza. Oggi chi ha le chiavi degli arsenali nucleari? Perché questi arsenali sono ancora ricchi e pronti all’azione…

Le scie chimiche distruggono i neuroni cerebrali. Ecco le prove

99 Le scie chimiche

Le scie chimiche come elemento di allarme sociale e di denuncia complottista rappresentano un banco di prova ideale per studiare da vicino come si costruiscono e sostengono le bufale più assurde. In questo articolo spero di fornirvi una ragionevole documentazione per mostrarvi non tanto l’inconsistenza dell’argomento (che spero sia una tesi già chiara per voi) ma l’intricata architettura logico-argomentativa che i sostenitori del complotto delle scie adducono a loro sostegno; un’architettura assolutamente inconsistente a un’analisi appena più approfondita ma difficile da cogliere con immediatezza per un pubblico più disinformato, poco incline all’analisi delle fonti e tendenzialmente credulo, che quindi si lascia facilmente sedurre da tesi fantasiose ritenendole vere per poi, a sua volta, diventarne propagatore. Deve essere chiaro che parlo di scie chimiche come esempio, e che l’approccio qui suggerito vale per tutte le notizie assurde, inquietanti, allarmistiche che ogni giorno incontriamo su Facebook o su Twitter.

La terza guerra mondiale inizierà in Ucraina fra tre, due, uno…

The Parties agree that an armed attack against one or more of them in Europe or North America shall be considered an attack against them all and consequently they agree that, if such an armed attack occurs, each of them, in exercise of the right of individual or collective self-defence recognised by Article 51 of the Charter of the United Nations, will assist the Party or Parties so attacked by taking forthwith, individually and in concert with the other Parties, such action as it deems necessary, including the use of armed force, to restore and maintain the security of the North Atlantic area (art. 5 del Patto Atlantico).

Rispetto alla moltitudine di fronti caldi sparsi in tutto il mondo, fra i quali anche il molto spettacolare jihadismo tagliatore di teste, quello di cui preoccuparsi veramente nell’immediato è in Ucraina perché pone una sfida inedita all’Occidente: salvaguardare la nostra tranquillità e lasciare l’Ucraina a Putin, sperando ovviamente che si accontenti, o difendere la libertà e i legittimi diritti degli Ucraini fino alle soglie del confronto armato, e mettendo in conto che tale soglia si potrebbe superare all’improvviso?

Viva le guerre che sostengono il nostro PIL!

[I dati qui presentati sono stati aggiornati con un post del 21 Marzo 2018]

Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna (Marinetti, Manifesto del Futurismo, 1909).

In linea di massima lo sappiamo tutti: le guerre sono convenienti per alcuni, il traffico d’armi è colossale e anche l’Italia ha la sua fetta di torta. Ma come sempre un conto è sapere “in astratto”, per sentito dire, e altro conto è conoscere in maniera precisa e documentata, cosa che cercherò di fare in questo articolo. Di tutte le convenienze belliche (conquista di territori, controlli di risorse, eliminazione fisica di nemici storici…) qui mi occuperò solo dell’industria delle armi, fiorentissima, potente, produttiva, vero pilastro nel sostegno dei PIL nazionali di quei Paesi che – come l’Italia – hanno la fortuna di essere leader in questo settore. Perché, vi anticipo, anche qui il made in Italy è globalmente competitivo.