Il populismo avanza, il PD si spacca e presto andremo a votare… Come affrontare la catastrofe incombente?
Il populismo avanza, il PD si spacca e presto andremo a votare… Come affrontare la catastrofe incombente?
Ed ecco la scissione PD, da tempo temuta, da tempo voluta, esorcizzata, alimentata, scongiurata… Ci si chiede dove credono di andare D’Alema e Bersani; ci si chiede chi li seguirà, cosa succederà al partito… Una sola certezza: arriveranno presto le elezioni con un diluvio di voti fascio-grillini. Il PD è morto, viva il PD!
Dopo la sconfitta di Renzi nel referendum e la sentenza della Consulta sull’Italicum, siamo condannati a restare prigionieri della Prima Repubblica?
Proviamo a stilare un bilancio della stagione del Governo Renzi
Facciamo un esercizio di fantapolitica: cosa cambierà negli scenari politici da qui a qualche mese?
Ha vinto il No. Ma la gran parte delle promesse del fronte del No saranno disattese, a cominciare dal destino di Renzi.
Su alcuni aspetti della riforma costituzionale è facile trovarsi d’accordo. Su altri…
È sparito Berlusconi. Ma sembrano spariti quasi tutti, lasciando spazio comunicativo solo a Renzi.
C’è evidentemente qualcosa che non va.
Come al solito, l’Italia chiede maggiore “flessibilità” all’Europa, allo scopo di creare altro debito pubblico con spese a pioggia. Non ci pare una buona idea.
Abbiamo già visto in un articolo precedente quali criteri è bene non prendere in considerazione per valutare le propria posizione sul referendum costituzionale. In questo articolo si affronta il compito di offrire alcuni strumenti per […]
La Cassazione ha detto che il referendum si può fare; il governo ha 60 giorni per fissare una data e molti pensano che sarà per Novembre. Complice l’Estate, complici altri argomenti di maggiore interesse (ce la farà la Raggi a Roma? La Pellegrini vincerà l’oro?…) il dibattito si è improvvisamente svuotato dei toni infuocati delle prime settimane dopo l’approvazione della legge;

Dopo il referendum sulla Brexit, è diventato l’argomento apocalittico preferito della stampa economica europea e mondiale: le banche italiane sono sull’orlo del baratro?
Sappiamo bene che per anni, mentre i venti di crisi sconvolgevano l’economia mondiale, i nostri leader, ma anche gli organismi di vigilanza, hanno sostenuto che le nostre banche erano solide. Adesso, invece, tutti gli osservatori interni ed esterni sottolineano la fragilità del nostro sistema bancario, e invocano azioni drastiche e immediate. Addirittura, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli nei giorni scorsi si è concesso dichiarazioni che dimostrano più faccia tosta che lucidità, culminando in un’ineffabile accusa di “tirchieria” allo Stato italiano per non aver finanziato le banche quando era possibile. Nel frattempo il governo sta trattando intensamente con i partner europei per scongiurare il temuto bail-in che potrebbe colpire innanzitutto il Monte dei Paschi, e poi forse altre banche malconce.
In questa concitazione, anche noi di Hic Rhodus torniamo sull’argomento, cercando di concentrarci sull’interesse dei cittadini, e non di politici o banchieri.
Alla fine, l’atteso annuncio è arrivato: il governo, nelle persone del ministro Poletti e del sottosegretario Nannicini, ha esposto ai sindacati il suo progetto per la “flessibilità in uscita”, il cosiddetto Ape (anticipo pensionistico): se si tradurrà in legge, questa ipotesi consentirà di andare in pensione fino a tre anni prima della scadenza, ricevendo un anticipo di pensione finanziato con un prestito bancario da restituire in vent’anni sotto forma di una trattenuta appunto sulla pensione, una volta maturata.
La proposta ha incassato un’accoglienza prudente ma favorevole dai sindacati, un commento positivo dalla Confindustria, e l’approvazione del Presidente dell’INPS Boeri, che ha osservato “La cosa importante è permettere la libertà di scelta alle persone”.
Di fronte a questo coro di consensi, è difficile discordare. Giusto?

Che la colpa originaria sia di Renzi che ha trasformato il prossimo quesito referendario in un plebiscito pro o contro di lui, o che sia dei suoi avversari che hanno condotto le cose in modo da finire necessariamente in tale plebiscito, qualunque sia la verità (probabilmente un mix delle due cose) un fatto è per me certo: o riusciamo a votare al referendum di Ottobre a prescindere da Renzi o avremo perso un’occasione storica.