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Non basteranno i muri a fermarli

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I movimenti di popolazioni, oggi, sono inevitabili. La tecnologia che noi abbiamo in Occidente per i nostri spostamenti è a disposizione anche di chi si muove da Paesi meno abbienti e dei trafficanti di esseri umani. Che si tratti di rifugiati o di migranti per ragioni economiche credere di respingerli con barriere è un po’ ingenuo. Capisco che dal punto di vista elettorale possa servire dirlo. Sul breve periodo. Ma il problema si ripresenterà (Filippo Grandi, alto commissario UNHCR; fonte).

L’idea di tenere lontani gli invasori, nomadi, migranti e vaganti di ogni genere con delle barriere impenetrabili è antichissima

La (inevitabile) crisi della NATO

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L’impudente atteggiamento di Erdogan nella crisi dello scacchiere siriano (col recente attacco al caccia russo) ma ancor più la risposta europea al terrorismo, mostra la crisi profonda che attraversa la NATO in questi ultimi anni. Gli europei, in maniera discutibile, con accelerazioni non concordate (quelle di Hollande), con tentativi di fragili alleanze fra alcuni Paesi, e probabilmente con moltissimi occhi sui propri elettorati (Hollande deve fare vedere ai francesi che reagisce; Renzi e Merkel pure ma senza esagerare e senza stare in prima linea…), agiscono indipendentemente dalla NATO anche nei riguardi di Putin

La nuova ondata migratoria: entusiasmi, commozioni, rifiuti. E problemi da risolvere

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I recenti flussi migratori in Germania attraverso i percorsi balcanici occidentale e orientale (Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, ma anche via Bulgaria) hanno riguardato in questi ultimi giorni circa 20.000 persone. Si tratta di una parte modesta dell’ondata di migranti che si dispiegherà nei prossimi mesi ed anni – soprattutto dopo le dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel: accoglieremo in Germania tutti i rifugiati provenienti dalla Siria, esclusi quelli balcanici, poi corretto: sino a 500.000 rifugiati l’anno.

Accordo con l’Iran: colossale errore o svolta intelligente?

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L’accordo sul nucleare iraniano ha messo d’accordo quasi tutti, dagli americani che l’hanno fortemente voluto ai russi tradizionali alleati dell’Iran. Tripudio per il ruolo europeo rappresentato dal tailleur rosa di Mogherini. Contrari gli Israeliani che temono fortemente il dichiaratamente antisemita paese degli ayatollah e i paesi sunniti (Arabia in testa). Potrebbe sembrare tutto sommato un accordo indubbiamente buono criticato solo dai soliti rompiscatole ma forse dovremo capire meglio cosa vuol dire e quali conseguenze possibili potrebbe avere;

Soluzioni praticabili al problema dell’immigrazione

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Il quadro: Mancanza di solidarietà europea; problema ormai da considerare endemico e non eccezionale; aumento dell’emergenza in un Paese che – a differenza di altri – annega in un bicchier d’acqua, figuriamoci di fronte a questi sbarchi continui; leggi vergognose che aggravano i problemi (la Bossi-Fini) e comunque incapacità di applicarle con rigore; allarme sociale crescente con massiccio posizionamento di un elettorato spaventato verso partiti lepenisti e fascisti; conflitti fra istituzioni (per esempio fra Regioni che non vogliono ospitare i migranti e lo Stato) che non fanno il bene di nessuno; che altro? Costi, sprechi, morti in mare, alimentazione di una tratta umana che oltre a essere vergognosa è infiltrata da malavita organizzata e signori della guerra… Ho dimenticato qualcosa?

Tutte le colpe della Grecia (dalle quali l’Italia deve cercare di imparare qualcosa finché è in tempo)

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Lo Stato greco è l’unica mafia al mondo che sia riuscita a fare bancarotta (Petros Markaris).

Il tira e molla di Tsipras e Varoufakis (al momento in cui scrivo siamo in fase “tira”) avviene in un momento drammatico in cui l’enorme debito pubblico greco, in combinato disposto con altri fattori (perdurante crisi, debolezza economica strutturale, enorme evasione fiscale) lascia i nostri vicini a ballare sull’orlo di un precipizio che, qualora cadessero, avrebbe reazioni a catena non indifferenti.

Partecipare o decidere: un dilemma per il futuro della democrazia

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Is political democracy, as it exists today, a viable form of government for the industrialized countries of Europe, North America, and Asia? (Trilateral Commission, The Crisis of Democracy, p. 2)

Nadia Urbinati mi ha indotto a leggere un vecchio saggio dal titolo La crisi della Democrazia (che potete scaricare integralmente QUI) prodotto 42 anni fa da un think tank noto come Commissione Trilaterale e scritto da tre autorevolissimi autori: Michel Crozier, uno dei più noti sociologi europei, Samuel Huntington, politologo americano già noto ai lettori di HR per il suo Scontro di civiltà di cui abbiamo discusso tempo fa e Joji Watanuki, sociologo nippo-americano. Il testo, oltre a uno sguardo prospettico pessimista sul futuro delle democrazie