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I sociologi ci raccontano il destino dell’Europa

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Questo è il primo di una serie di tre articoli molto particolari; abbiamo chiesto a un gruppo abbastanza ampio di sociologi italiani (tutti piuttosto noti in ambito accademico e professionale) di rispondere a una serie di domande sull’Italia, l’Europa e il mondo: quali siano i problemi principali, quale la loro origine, quali le possibili soluzioni. I sociologi intervistati non sono tutti necessariamente esperti di geopolitica, di questioni europee, etc. (alcuni sì) e sono stati chiamati ad esprimere il loro parere in virtù dello sguardo particolare che i sociologi sanno dare alla complessità del mondo, ai movimenti, alle organizzazioni, al procedere evolutivo del nostro mondo complicato. Persone di cultura, in gran parte accademici, con l’occhio addestrato a cogliere elementi chiave per dare un’interpretazione (non necessariamente univoca) al caos attorno a noi.

Spesa pubblica: taglio o shampoo?

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A settembre crescono i tagli. Questa frutta di stagione è disponibile in due varietà, i tagli lineari e i tagli da spending review. La prima varietà è quella che si trova in tutti i mercatini, ed è semplicissima da produrre, costa praticamente nulla ai produttori e fa sempre il suo bell’effetto alla tavola dei mezzi di comunicazione. Ha il vantaggio poi di non poter essere assaggiato: dopo aver fatto mostra di sè al centrotavola, scompare, senza aver prodotto effetti. Misteriosamente, però, ingrassa lo stesso: la spesa pubblica aumenta di anno in anno.

I tagli da spending review sono invece rarissimi e costosissimi. Una squadra di esperti viene ingaggiata per analizzare a fondo tutti i paramentri necessari ad ottenere un prodotto di qualità, una cosa di gran gusto e classe, che non impatti l’ambiente con la produzione, elimini sprechi e alimenti in modo equilibrato e sano. Un prodotto di questa finezza è  apprezzabile da un pubblico di fini intenditori (la gran parte dei buongustai è un po’ rozza, e non comprende bene la fatica, l’esperienza, la competenza ed il tempo che ci vuole per ottenere questo frutto prezioso). Forse per questo, anche di tale varietà non si è mai visto un esemplare.

Gli espatriati italiani scelgono Londra

Se è vero che la crisi di questi ultimi anni ha messo particolarmente in difficoltà le famiglie italiane, come abbiamo già discusso in precedenti post sull’impoverimento dei lavoratori della classe media e sull’incremento della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, non può sorprendere la notizia del rilevante aumento degli italiani che decidono di espatriare. Molti di noi, penso, conoscono persone che negli ultimi anni hanno deciso di trasferirsi all’estero, per un periodo o per sempre.

La conferma viene dai dati dell’AIRE, che gestisce l’anagrafica degli italiani residenti all’estero, e che ha rilevato un fortissimo incremento degli espatriati (+19% nel 2013). Se il fenomeno è piuttosto impressionante da un punto di vista quantitativo ma non sorprendente, analizzando i dati in maggior dettaglio emergono elementi tutt’altro che scontati e che invitano a una riflessione.

Uscire dall’Euro: un lancio senza paracadute

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Basta Euro! è un grido che in questo periodo di campagna elettorale europea si ode risuonare da più parti; se la Lega candida nelle sue liste Claudio Borghi, che insieme ad Alberto Bagnai è tra i principali economisti sostenitori di un’uscita dall’Euro, il M5S non resta certo a guardare, e Beppe Grillo ripropone la prospettiva di un referendum popolare per decidere dell’uscita dall’Euro. Ma ci sono davvero buoni motivi per voler uscire dall’Euro? E sarebbe così semplice farlo? In questo post proveremo ad approfondire un po’. Una premessa è necessaria: anche se cercherò di esporre le cose in modo obiettivo, io ho ovviamente una mia opinione: sono favorevole all’Euro e desidero che l’Euro funzioni, con l’Italia a farne parte. Fatta questa “confessione”, entriamo nel merito.

La prof. ce l’ha con me! Prova a studiare, invece.

Va molto di moda sui siti di eroica resistenza alternativa alla disinformazione affermare che la Germania “cattiva” immiserisce la “tenera Italia” e l’Europa tutta, in verità, grazie alle sue sordide trame. In genere tali articoli si distinguono per l’assoluta sicurezza delle affermazioni associata alla citazione di uno o due parametri, accuratamente scelti, che “dimostrano” quanto sostenuto. Poiché la saggezza si conquista prendendo dai migliori le cose buone, e scartando, se possibile, quelle cattive, vediamo se invece c’è da imparare qualcosa dalla Germania e se, per caso, queste analisi a senso unico tralascino qualche importante “dettaglio”.