L’odio e la privacy

Questo breve articolo cerca di evidenziare le varie sfaccettature che coinvolgono la tematica dell’odio in rete e le eventuali normative restrittive.

È fondamentale partire da un concetto base che verte sulla totale mancanza di privacy sulle principali piattaforme telematiche. Ottimi esempi in tal senso sono Facebook, Twitter, Instagram, TikTok e soprattutto Google.

Queste piattaforme gratuite hanno il potere di trattenere nei propri server tutte le nostre informazioni personali per utilizzare prevalentemente a scopo di marketing.

WhatsApp è altrettanto “pericolosa” con l’aggravante che, al momento, non vi è possibilità di revocare i propri dati personali. Al momento della sottoscrizione tutti i vostri contatti presenti in rubrica vengono prelevati senza consenso per finire nel limbo del web.

Per le altre piattaforme sopra citate, è vero che esistono impostazioni tali da limitare la divulgazione dei dati personali, ma tali impostazioni vengono nascoste in punti non immediatamente fruibili ai meno esperti. Quindi mentre si naviga tutto ciò che riguarda gusti, usanze, preferenze musicali, e via discorrendo, vengono macinati da algoritmi che selezionano automaticamente ciò che viene ritenuto più adatto all’utente.

Pubblicità, tenenze, interessi e via discorrendo, appariranno “come per magia” sui vostri profili.

“Magico” vero?

Questo fa pensare molto anche per il fatto che se si riesce ad essere raggiunti così facilmente, figuriamoci se qualche malintenzionato volesse utilizzare tali contenuti contro di voi.

Esiste un interessante esperimento sociale realizzato in Belgio che dimostra come anche con la sola condivisione di pochi contenuti come immagini, posizioni geografiche, scontrini eccetera, si possa essere sfruttati e setacciati fino anche ad arrivare a transazioni bancarie e conti correnti.

L’esperimento sociale in questione lo potete trovare QUI

Tutto questo è solo una breve panoramica di come una censura possa essere un’arma a doppio taglio.

E’ vero che esistono “leoni da tastiera” che commentano con insulti di ogni tipo restando impuniti la maggior parte delle volte, ma al contempo possono o potrebbero essere puniti in maniera più efficace e mirata senza correre il rischio di punire chi non c’entra nulla.

Esistono moltissimi siti o forum i cui regolamenti prevedono l’espulsione degli utenti che commentano in maniera maleducata o denigratoria, ma questo non è attualmente applicabile sulle principali piattaforme gratuite dato che non vi sono “umani”, ma algoritmi che selezionano automaticamente i commenti non conformi ai cosiddetti standard. 

Quindi come fare per poter arginare il fenomeno dei cosiddetti haters del web?

La soluzione non è affatto semplice per vari motivi che cercherò di riassumere brevemente.

  1. Inserire un documento come ad esempio la carta d’identità non ha senso poiché i dati personali sono già presenti in rete. Inoltre, si rischia di danneggiare ulteriormente la privacy dell’utente finale.
  1. Inserire controlli che certificano account reali non è altrettanto facile poiché esistono aziende che vendono account già pronti e del tutto reali per pochi dollari.
  1. Inserire regolamenti di comportamento tali per cui se vengono violati si finisce fuori? Può essere una soluzione, ma occorrerebbe scontrarsi con colossi come Facebook o Google ai quali si sottrarrebbero utenze preziose per i loro fini di marketing.

Esistono anche servizi denominati BOT, che divulgano contenuti in maniera totalmente automatizzata 24 ore su 24, quindi ci si trova di fronte a una macchina che non si riesce a fermare facilmente. I contenuti dei BOT, vengono poi rilanciati dagli utenti più viscerali, commenti beceri inclusi.

Alla fine della fiera, quindi, si potrebbero inserire dei controlli ma dovrebbero essere realizzati da professionisti ma anche questi controlli potrebbero essere aggirati da altrettanti “professionisti”.

Come si può notare, il problema non è facile da gestire e quindi al momento e ripeto al momento vedo solo un’unica soluzione.

Educare, sensibilizzare, istruire, a tutto campo ignorando e isolando completamente i cosiddetti istigatori di odio.

Nello specifico, non rispondere ai loro insulti, ignorarli completamente lasciandoli soli con le loro miserie interiori.

Contributo scritto da Fabio Amati per Hic Rhodus.
Stay Hungry Stay Foolish