Quando una forza inarrestabile incontra un ostacolo insormontabile, scoppia un casino inenarrabile

La forza inarrestabile è quella migratoria. Pensare che nel sempre più ingovernato e devastato “Sud del mondo” (termine non felicissimo, ma ci capiamo), preda di disperazione, guerre, malattie, povertà, l’una cosa che rinforza e aggrava le altre, dove i paesi ricchi e furbi hanno acquisito le risorse fondamentali in cambio di vigliacca protezione e connivenza di regimi spesso mafiosi e sanguinari, ecco, dicevo: pensare che da questi luoghi da incubo e senza futuro la gente non voglia fuggire è semplicemente folle. Meglio rischiare gli aguzzini libici, meglio il barchino che affonderà, chissà?, meglio qualunque cosa, e solo noi ricchi europei con problemi di sovrappeso e crisi di astinenza da X Factor possiamo essere così stupidi da non capirlo. E il cambiamento climatico non aiuta, affogando le isole del Pacifico (cazzi degli australiani e dei neo zelandesi, sì) e desertificando pezzi crescenti di Asia e Africa. Quella gente, a migliaia, decine di migliaia, in prospettiva a milioni, cosa dovrebbe fare? Io non lo so, non lo sapete voi, non lo sa Meloni né Von der Leyen. Mettersi in fila alle ambasciate occidentali e chiedere un visto? Andare su Google e informarsi di che disagio ci creano e quindi, beh, va bene, lasciamo perdere? C’è un fuoco che divampa; il fuoco indomabile della miseria senza prospettiva, della guerra senza pietà, della malattia senza cura, dell’odio etnico, dello sfruttamento che non si lascia certo fermare da quattro negri straccioni, senza diritti, senza forza, senza speranze. E in quel fuoco ci sono anche capi di stato di cui sappiamo nomi e cognomi, Erdogan, per dire, Saied per dirne un altro, che sulla pressione dei disperati alle porte europee costruiscono tattiche miserabili e strategie criminali. E noi, qui, fra un apericena e una depressione da ritorno dalle ferie, facciamo “fff, fff…” soffiando in direzione di quel rogo che avanza, e ci stupiamo di non riuscire a spegnerlo?

L’ostacolo insormontabile è costituito dalla realtà economica, sociale, normativa delle destinazioni migratorie, diciamo dell’Europa e segnatamente dell’Italia, che dei problemi degli australiani, al momento, non prendiamo parte. Nessun paese europeo, tanto meno l’Italia, può prendere tutti i migranti e, badate bene, neppure una gran parte, ma neppure una piccola parte. Che sarebbero sempre migliaia di persone bisognose di tutto e, nella stragrande maggioranza, senz’arte né parte. Vale a dire: dove li mettiamo? A fare cosa? Supponiamo di non avere quei buchi di culo fetidi e inumani dei centri di cosiddetta accoglienza dove stanno stipati come sardine ad aspettare il nulla. Supponiamo – è una finzione letteraria, prendetela come tale – di avere splendidi centri di accoglienza, puliti, funzionali, ciascun migrante in una cameretta, mensa decente, eccetera. I costi sarebbero enormi, la sicurezza insostenibile (mica resterebbero lì a guardare Fedez, quelli vogliono andare in Nord Europa, vogliono poter girare liberi…), l’opinione pubblica furiosa (questa cosa può non piacervi, ma quale governo, di qualunque colore, farebbe infuriare il proprio elettorato?) e, soprattutto: cosa gli facciamo fare? Non sanno l’italiano, o l’inglese (qualcuno il francese per residui coloniali), non sanno usare un computer, salvo pochissimi – da cercare uno per uno nella massa – non sanno fare nulla, non conoscono i nostri usi, le nostre leggi… Ok, direte, mentre sono negli splendidi centri di accoglienza gli facciamo dei bei corsi di italiano e di idraulica, che gli idraulici ci servono e non se ne trova mai uno. Altri costi enormi, e non è detto che loro vogliano farli, e non è detto che l’investimento resti in Italia (come detto in gran parte vogliono andare in Nord Europa, così noi li formiamo poi vanno a fare gli idraulici in Germania, una beffa). Ma ancora: mentre li mettiamo nel bellissimo centro di accoglienza come detto, a studiare l’idraulica, ne arrivano altri. E altri. E altri… Non faremmo in tempo a costruire centri, a riattare caserme, a montare tende, che sarebbero subito riempite. Non è possibile, dai.

Il casino inenarrabile è ovviamente la sintesi fra il problema, che nessuno è in grado di controllare, e l’ostacolo delle nostre società, economie etc. Possiamo avere il cuore grande, essere stati ben istruiti dal parroco sull’amore fraterno, essere di sinistra (ma avere governato per un sacco di anni e non avere mai cancellato la Bossi-Fini, scusateli, si sono distratti…), tutto quello che vi pare ma, semplicemente, non c’è soluzione. Sia per le ragioni già dette sia perché mancano gli interlocutori; non ci sono governi credibili coi quali discutere, seriamente, dei rimpatri, anzi – prevenire è meglio – di politiche migratorie controllate alla fonte (p.es. noi europei vi diamo soldi per lo sviluppo economico, voi vi sviluppate e tenete i potenziali migranti nei vostri confini, dando loro lavoro). 

Il problema si ingigantisce mese dopo mese perché i flussi aumentano, la massa di disperati diventa visibile, molti di loro oggettivamente disturbano, quando non delinquono, anche per l’inevitabilità della vita randagia, delle mancanze totali di comprensione interculturale, di conoscenza degli usi dei paesi ospiti e così via. I benpensanti, colonna dorsale di qualunque governo (di sinistra incluso), vedono questi africani e mediorientali assillarli fuori da ogni supermercato, semmai col telefonino in mano; pisciare dietro un albero e cacare dietro un cespuglio; donne incinte con dieci figli già scodellati, ma veramente? E secondo il pensiero illuminato di qualche grande pensatore (anche oggi qualcuno sputacchia sentenze, se leggete i giornali l’avrete letto) bisognerebbe, semplicemente, essere buoni, umani (a me “restiamo umani” sembra uno slogan agghiacciante, sento dire “restiamo umani” e penso a Dachau).

Conclusione: come tutti i problemi sociali, anche questo ha ragioni identificabili con buona approssimazione e possibili soluzioni altrettanto ben definibili. Con trent’anni di tempo, una massa incalcolabile di soldi, l’accordo e la volontà di tutti i governi occidentali più Cina, India etc., sì, il problema si risolverebbe alla radice e renderemmo la Terra un posto migliore. Non ci si vuole lavorare per trent’anni? Non lo risolveremo e le conseguenze saranno tremende. Non ci si vuole mettere la massa incalcolabile – ma necessaria, fino all’ultimo centesimo – di soldi? Non lo risolveremo e le conseguenze saranno tremende. Non si trova l’accordo serio, duraturo e sincero dei paesi menzionati? Non lo risolveremo e le conseguenze saranno tremende. 

Io non ci sarò, quindi non potrò vedere, fra trent’anni, come sarà la situazione. Solo di una cosa sono però sicuro: infischiarsene non risolverà il problema; sparare sui barchini non risolverà il problema; confidare nell’aiuto peloso di questa Europa non risolverà il problema.