Oggi ospitiamo un intervento di Stefano Machera che ci presenta il suo libro Come l’Intelligenza Artificiale cambia il mondo, appena pubblicato da FrancoAngeli.
Stefano Machera, laureato in Fisica, lavora da oltre 35 anni nel campo dell’Information Technology, prevalentemente come consulente e Program Manager per diverse delle maggiori aziende italiane. Appassionato di scienza, economia e politica, scrive regolarmente sulla rivista online Readaction Magazine e ha pubblicato con Claudio Bezzi il saggio Pensare la democrazia nel terzo millennio.
L’Intelligenza Artificiale è, oggi, l’argomento di cui tutti parlano, anche perché è in una fase di sviluppo così rapida e turbolenta che praticamente ogni giorno c’è una notizia importante. Eppure, è difficile trovare articoli o libri che parlino di ciò che deve interessarci come cittadini.
Come l’Intelligenza Artificiale cambia il mondo è diviso in tre parti:
- la prima, in cui propongo una sintesi di alcune delle caratteristiche più rilevanti dei sistemi di IA e delle loro applicazioni in essere o imminenti;
- la seconda, in cui, accanto agli indiscutibili benefici, sottolineo i principali pericoli che potrebbero essere provocati dall’adozione massiccia dei sistemi di IA;
- la terza, in cui cerco di delineare le azioni che la collettività, e in primo luogo la politica, dovrebbero adottare per minimizzare i rischi e accompagnare una trasformazione sociale ed economica che sarà in ogni caso drastica e inevitabile.
Per dare qualche elemento in più, dato che l’amichevole ospitalità di Hic Rhodus non mi sottopone a domande scomode, vorrei provare a pormele da solo mettendomi nei panni di un potenziale lettore.
Perché un (altro) libro sull’IA?
Perché la comunicazione sull’IA oscilla tra “è un miracolo” ed “è una catastrofe”, e in entrambi i casi sembra che i “non addetti ai lavori” non possano fare altro che stare a guardare. Manca completamente un dibattito pubblico su come governare la radicale trasformazione che l’IA inevitabilmente comporterà. Secondo la scrittrice statunitense Toni Morrison, «Se c’è un libro che vorresti leggere, ma non è ancora stato scritto, allora devi scriverlo tu», e ho deciso di darle retta.
Io di IA non capisco nulla, perché dovrei leggere un libro?
Proprio perché non capisci (o pensi di non capire) nulla. L’IA non è semplicemente una moda, e non è solo una tecnologia, ma è innanzitutto un fenomeno che trasformerà le vite di tutti, e una comprensione di base di questo fenomeno è parte dell’alfabetizzazione necessaria per vivere consapevolmente oggi.
Ma con tutti gli esperti che ci sono, perché dovrei occuparmi io di IA?
Perché gli esperti sono concentrati nel far progredire le capacità dell’IA, mentre noi abbiamo bisogno che questo progresso sia governato, affinché vada nella direzione di un maggior bene comune. In altre parole, l’IA pone importanti questioni politiche, e la politica è un problema di tutti.
Questo libro aiuta a capire come funziona l’IA?
Dipende. Se cerchi un’introduzione tecnica perché vuoi cominciare a lavorare sull’IA, questo non è il libro giusto; ne cito qualcuno in bibliografia. Se invece non sei interessato a informazioni tecniche ma ti chiedi “cosa ho davvero bisogno di sapere sull’IA?”, questo può essere il libro giusto.
L’IA per noi normali cittadini sarà una fortuna o una sciagura?
Questa è la domanda sbagliata, e comunque non troverai la risposta nel libro. Non sono un veggente. La domanda giusta è «Cosa dobbiamo fare perché l’IA per noi normali cittadini sia una fortuna e non una sciagura?». A questa domanda il libro indica delle ipotesi di risposta, o almeno dove cercare le risposte.
Per elaborare le risposte “vere” serve molto lavoro, di esperti in molti campi. È per questo che abbiamo bisogno di un dibattito pubblico.
Questo libro mi dice se perderò il lavoro a causa dell’IA?
Il libro non affronta questo rischio per i singoli tipi di lavoro. Esistono ricerche (alcune sono citate in bibliografia) che analizzano in modo anche approfondito il grado di automazione che l’IA potrà consentire in diverse attività lavorative.
Quello che invece il libro analizza, tra le altre cose, è il rischio “macro” che molti perdano il lavoro, e cosa questo potrebbe comportare.
In questo libro troveremo la soluzione ai problemi che accompagnano l’IA?
Non mi illudo di essere in grado di trovare io le soluzioni (tantomeno tutte le soluzioni) a questioni che vanno dai diritti personali al sistema fiscale e contributivo, al welfare, alla proprietà intellettuale, al senso individuale e collettivo di identità, eccetera. Non sono un esperto in nessuno di questi campi.
Quello in cui sono un esperto è la conduzione di programmi di trasformazione. Quando si analizzano i rischi associati a un programma complesso si parte dal presupposto che se un rischio esiste, ed è sufficientemente grave, non si può aspettare che si verifichi per poi correre ai ripari, ma si deve agire prima per ridurre o la probabilità che si verifichi o gli effetti negativi che ne conseguirebbero, o entrambe le cose.
Per ogni rischio grave è indispensabile studiare una strategia, e per costruire una strategia servono i contributi di esperti, ma la prima cosa è riconoscere la necessità di attuare queste strategie. Questo io sono in grado di affermarlo, e, per il livello di rilevanza che l’IA ha, questo è un tema essenzialmente politico. Le ipotesi che ci sono nel libro servono a mostrare che le strategie di riduzione del rischio devono essere altrettanto incisive e trasformative del fenomeno a cui si applicano, e contemporaneamente a indicare dei temi di approfondimento.
Ma non basta semplicemente “lasciar lavorare” chi si occupa davvero di IA?
No, non basta. Le forze economiche che le applicazioni dell’IA stanno mettendo in moto sono enormi, e se non governate provocheranno uno sconquasso indipendentemente dalle intenzioni di chi lavora nell’IA.
Credere che la rivoluzione dell’IA possa non comportare radicali cambiamenti socioeconomici è come se quando fu inventato il motore a scoppio qualcuno avesse pensato che bastasse metterlo nella pancia di un cavallo per farlo andare a 100 km/h e lasciare tutto il resto uguale. Invece, è stato necessario pensionare i cavalli, ridisegnare le “carrozze”, riprogettare strade, ferrovie, luoghi di sosta e rifornimento, e alla fine l’intero sistema economico. Chi lavorava sul motore non poteva neanche pensare a tutto questo.
Per fortuna, nel caso del motore a scoppio la trasformazione, pur radicale, è stata abbastanza lenta da permettere alla struttura socioeconomica di adeguarsi man mano. La velocità con cui si sviluppa l’IA, invece, non lo permette: dobbiamo anticipare i tempi, mentre gli addetti ai lavori fanno il loro mestiere.
D’accordo, mi hai convinto, leggerò il tuo libro. E poi?
Poi, se trovi che il contenuto del libro sia convincente, vorrei che tu contribuissi a stimolare la discussione su questi argomenti. Far leggere questo libro ad altri può essere un modo, ma la cosa importante è che la questione venga riconosciuta ed entri nel dibattito pubblico. Se un milione di persone leggesse questo libro e nessuno discutesse i temi che esso solleva, il libro sarebbe inutile.
