Bisogna ammettere che alla SpaceX, la società di Elon Musk che ha come scopo a lungo termine la realizzazione di un programma spaziale che porti l’uomo su Marte, non manca il senso del teatrale, e neanche un bel coraggio.
Il lancio effettuato il 6 febbraio 2018 resterà memorabile, e non solo per SpaceX. Tecnicamente parlando, si trattava del primo lancio di un nuovo razzo vettore, il Falcon Heavy, che è il più potente oggi esistente al mondo e che rivaleggia con il vecchio Saturno V, il vettore che rese possibili le missioni sulla Luna degli anni Sessanta e Settanta. Ma la grande novità non è solo costituita dal fatto che una compagnia privata abbia realizzato un simile razzo: quello che cambierà probabilmente per sempre l’industria di questo settore è che il razzo era costituito, come altri più piccoli realizzati da SpaceX in precedenza, di propulsori riutilizzabili, destinati a rientrare in modo controllato sulla Terra e a essere recuperati per successivi lanci. Anzi, i due propulsori laterali impiegati erano “usati”, avendo già attraversato appunto questo procedimento. Il Falcon Heavy è in questo modo in grado di trasportare e mettere in orbita intorno alla Terra satelliti anche voluminosi, a un costo nettamente inferiore a quello necessario sinora.
Di fronte a una sfida simile, un’altra azienda avrebbe forse tenuto un profilo basso, considerati i rischi di fallimento, ma non la SpaceX. Con un audace all-in di stile pokeristico, Musk ha deciso di puntare alla massima risonanza per questo evento: il Falcon Heavy, anziché trasportare nello spazio un qualsiasi, anonimo carico, portava il più bizzarro oggetto mai lanciato dalla Terra: un’autovettura sportiva Tesla rossa fiammante, con a bordo un manichino in tuta spaziale, battezzato Starman in omaggio al capolavoro del grande David Bowie. Il tutto, insomma, perfettamente calcolato per assicurarsi le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, e anticipato da un video animato che, confesso, a me che ricordo il Bowie anni Settanta ha dato i brividi…
Ebbene, la scommessa di Musk è ampiamente riuscita. Il Falcon Heavy ha regolarmente lasciato la base di Cape Canaveral, e i due razzi laterali sono rientrati incolumi, mentre quello centrale è andato distrutto per un malfunzionamento (beh, nessuno è perfetto, no?). Lo Starman al volante della sua autovettura punta impavido verso la sua destinazione finale, oltre l’orbita di Marte, e poi chissà… “Planet Earth is blue, and there’s nothing I can do”:
Non posso negare che quest’impresa mi abbia colpito. Per decenni, i programmi spaziali delle grandi potenze sono stati piuttosto prudenti, soprattutto per comprensibili preoccupazioni di bilancio, e quelli tra noi che ricordano l’allunaggio del 1969 s’erano forse convinti che quei momenti non sarebbero più tornati. Ora, forse, possiamo aspettarci una nuova stagione di esplorazioni.
Ma a colpirmi non è stata solo questo revival delle missioni nello spazio. Il 6 febbraio ha visto anche l’apertura del Festival di Sanremo 2018, condotto da Claudio Baglioni; quale notizia pensate che abbia avuto il maggior spazio sulle nostre testate online? Beh, ovviamente il grande successo di ascolti del Festival, anche grazie all’intervento di Fiorello, e alla partecipazione di diversi interpreti che sono ben più anziani dell’Apollo 11 (per chi ama le coincidenze, una delle canzoni del Festival è dedicata a David Bowie). L’Italia non è paese che possa appassionarsi al Falcon Heavy, qui volano ancora le colombe in stile Nilla Pizzi, le proposte dei vari partiti (come spesso abbiamo osservato) parlano ai pensionati più che ai giovani, la scienza è spesso sacrificata sull’altare dell’ignoranza eletta a categoria politica e i vecchi comici si atteggiano a guru della tecnologia. Verrebbe da immalinconirsi se non fosse che…
Che anche gli USA non sono solo SpaceX e startup della Silicon Valley. Anzi, in quel grande paese non mancano coloro che non credono non solo nel futuro dei viaggi spaziali, ma neanche nel passato. Infatti, gli USA ospitano una relativamente folta popolazione di “terrapiattisti”, ossia di coloro che credono che la Terra sia piatta e non approssimativamente sferica e che non ruoti né intorno a se stessa né intorno al Sole.

Esistono diverse associazioni di questi increduli creduloni, tra cui spicca la Flat Earth Society, e raduni periodici, tra cui la più recente Flat Earth International Conference, tenutasi nel North Carolina e nella quale sono stati presentati interventi con titoli come “NASA and other Space Lies” o “Flat Earth & The Bible”. Ovviamente, secondo costoro, l’intero programma spaziale USA (e degli altri paesi) è un falso, gli astronauti sono attori e tutto il materiale fotografico e filmato è una produzione di tipo hollywoodiano. Il viaggio del nostro amico Starman per costoro non fa eccezione, e su un forum della Flat Earth Society un post sull’argomento è stato rapidamente bloccato da un amministratore e “spostato nella sezione Complete Nonsense“.
Perché collego tra loro queste notizie? La ragione è che, secondo me, il nostro futuro dipende largamente dalla nostra capacità di mettere a frutto le enormi potenzialità che la ricerca scientifica ci offre. Ebbene, questa capacità, paradossalmente, non dipende tanto dalla qualità della ricerca scientifica quanto dal resto della nostra società e della nostra cultura. Un aiuto o un ostacolo è la politica, che soprattutto in Italia poco capisce e ama la scienza, pochissimo la finanzia e meno ancora sa e vuole valorizzarla a favore di una società a parte sua anziana e conservatrice; e un ostacolo anche più insidioso è costituito, non solo in Italia, dall’irrazionalismo che ne disconosce i risultati e ne rifiuta i benefici. La differenza tra i cardinali che rifiutavano di porre l’occhio al telescopio galileiano e le persone, anche istruite, che rifiutano di prendere atto dei risultati della ricerca scientifica è che almeno all’epoca i cardinali non avevano avuto ancora la prova dei successi che il metodo scientifico assicura.
Se però voi non credete che gli astronauti siano attori consumati, e volete rivolgere un saluto al buon Starman, potete seguire il lungo video offerto dal canale YouTube di SpaceX, o accontentarvi dei pochi secondi del video che segue, tratto dalla diretta del lancio. Ovviamente, la musica è Life on Mars?, del Duca Bianco, e chissà che…