La democrazia fa bene al cuore

Tra le notizie di carattere medico che ogni tanto fanno capolino sui nostri quotidiani, non troverete temo facilmente citazioni dell’articolo The relationships between democratic experience, adult health, and cause-specific mortality in 170 countries between 1980 and 2016: an observational analysis, pubblicato su The Lancet il 13 marzo scorso, eppure si tratta di uno studio che merita attenzione.

Gli autori, infatti, si pongono un problema interessante: qual è l’effetto della democrazia sulla salute di un popolo? Per rispondere, ovviamente in termini statistici, l’articolo prende in considerazione dati relativi a 170 paesi nell’arco di 46 anni, affrontando il difficile compito di individuare la correlazione tra la transizione a un sistema democratico e il tasso di mortalità dovuto ad alcune delle principali cause di morte per malattie non trasmissibili (esclusione voluta per depurare i risultati dagli effetti di epidemie e in particolare da quelli delle infezioni da HIV, che in molti paesi sono rilevanti, e in diversi casi risentono di massicci interventi di organizzazioni sanitarie internazionali). I paesi su cui si è concentrato lo studio sono, comprensibilmente, quelli in cui negli anni in questione le condizioni di “democraticità” sono cambiate e quelli in cui la democrazia non è mai stata presente, come si vede nella mappa qui sotto (le date indicano quando il paese è “diventato democratico”):

Fonte: Lancet, articolo citato

Dal grafico nella parte in alto a sinistra si vede che, a parità di tutti gli altri fattori considerati ed escluso l’effetto dell’HIV, la transizione alla democrazia comporta un aumento dell’aspettativa di vita, con un effetto cumulativo nel tempo che in media è del 3% dopo 10 anni, isolando ovviamente i soli effetti “diretti” ed escludendo quelli “indiretti” associati ad altre variabili potenzialmente correlate. Ma cosa si intende in questo studio per democrazia?

Ovviamente, gli autori hanno dovuto far ricorso a una fonte non medica, e hanno scelto di utilizzare il database di V-Dem, utilizzando cinque fattori per “misurare” la democrazia: il suffragio universale, la presenza di elezioni libere ed eque, la libertà di espressione, la libertà di associazione politica e civile, l’eleggibilità dei pubblici amministratori. In presenza di questi fattori, si osserva che l’aspettativa di vita migliora, come dicevo prima, ma più in particolare risulta ridotta l’incidenza di alcune particolari cause di morte, come si vede nel diagramma qui sotto:

Fonte: Lancet, articolo citato

Il diagramma va letto nel seguente modo: le differenze presenti (statisticamente, la varianza) tra i paesi considerati nella mortalità per le cause riportate dipendono in modo variabile dall’ “esperienza democratica” di ciascun paese (ossia da quanto tempo in quel paese sia in vigore una democrazia). Per le malattie cardiovascolari e gli incidenti stradali, come si vede, l’effetto è massimo e supera quello degli altri fattori, come il reddito medio pro capite. E perché succede questo?

Perché, suggeriscono gli autori, in un paese democratico la politica sanitaria è più aperta ai contributi, alla vigilanza e ai suggerimenti degli “addetti ai lavori”, dei gruppi di interesse e dei media, e, come confermano altri studi, la qualità dell’assistenza sanitaria è maggiormente decisiva per limitare queste cause di morte.

E allora concluderei osservando che se in Italia, come sappiamo, la longevità è una delle maggiori del mondo, è anche e soprattutto per la presenza di un Servizio Sanitario Nazionale universale; e se vogliamo che il nostro Servizio Sanitario continui efficacemente a svolgere questo compito dobbiamo assicurarci che funzionino i meccanismi di “feedback democratico”, in quel punto intermedio tra gli opposti mali dell’autocrazia e della demagogia in cui esiste e viene ascoltato un feedback qualificato, basato sull’evidenza. Un equilibrio che dobbiamo ricercare e proteggere dalle minacce crescenti della corruzione, del clientelismo, della privatizzazione strisciante e dell’arrogante ignoranza.

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