I politici rubano, truffano, raccomandano, corrompono e si fanno corrompere, porca miseria! Come tutto il popolo italiano ha sempre saputo, essendo tutti e ciascuno operoso artefice di questa situazione, il malaffare politico esisteva prima di Manipulite, durante Manipulite e dopo Manipulite, differendo, da caso a caso, in base a una o più variabili di gravità e indecenza. Per esempio, le raccomandazioni ruspanti in Umbria fanno perfino tenerezza… Per quanto si sa ora si sono messe persone – un po’ giuste, forse un po’ sbagliate? – qui e là nell’ospedale perugino senza intascare, in cambio, luridi denari. Diverso quanto sembra emergere a carico di simpatici leghisti lumbard, ma vedremo. Ecco, vedete? Nasce subito una prima questione. E’ giusto considerare gravità differenti nel comportamento riprovevole dei politici? Non parlo ovviamente delle differenze giuridiche e quindi di pena, ma di diverso giudizio morale di noi cittadini, di diversa considerazione, per la quale sì, pazienza, hai fatto una sciocchezza ma continuerò a votarti, oppure, di converso, no! questa non la posso mandare giù!
Ho già detto, e qui ripeto in breve, che mi sono convinto dell’inestirpabilità del malaffare politico in generale, e in particolare in Italia. Vogliamo la raccomandazione dello zio prete, vogliamo una particina nell’appalto, l’abusivetto condonato, la sciocchezzuola che mi appaga più per narcisismo che per soddisfazione di una necessità… Siamo un paesone, dai, ci vogliamo tutti bene, ma che sarà mai?
E invece no. Non è così semplice perché oltre che furbetti siamo anche ipocriti. Vogliamo il favore dallo zio prete, ma che ci provi a fare un favore a qualcun altro, e allora invidia, malumore, delazione, vendetta, godimento quanto lo zio prete inciampa, e monetine al Raphael (una pagina vergognosa, quando ci penso mi vorrei sprofondare in una buca, siamo collusi in tutto, ma sempre con giustizialismo, collusi per noi e giustizialisti per gli altri).
E allora la vendetta giustizialista, in Italia, dopo vari tentativi storici (uno da parte di settori populisti della Magistratura) si è incarnata nel Movimento 5 Stelle. Non so come trasmettervi il mio disgusto per la morale, l’etica, la filosofia giuridica (qui esagero), l’idea di uguaglianza, libertà, civiltà di questi immondi populisti manierati che invocano il capestro rigorosamente per gli altri. La doppia morale della piccola borghesia cattolica non è mai morta, e trova qui, nel Movimento, una nuova gloriosa esistenza fra i sepolcri imbiancati, fra i simulatori di onestà, fra i campioni del diritto commerciale casaleggino.
E Di Maio riesce in conclusione a tirare un sospiro di sollievo, per i guai leghisti, proponendo la trita dicotomia fra il bene (loro) e il male (tutto il restante Creato).

E veramente, credetemi!, veramente, mi chiedo una volta di più se c’è o se ci fa, come dicono a Roma; se è l’archetipo dell’ipocrisia populista o il campione della sua minorità intellettuale. Il mondo politico di Di Maio è fatto di un pregiudizio moralistico scandaloso reso (se possibile) regola, legge, imperativo, condanna. Robespierre ha un orgasmo nel sepolcro ogni volta che un grillino sputa giustizialismo da fiera.
E noi? E noi? Presi fra il fuoco degli indegni (pochi ma bastevoli) e la passione per una logica, diosanto, un po’ di logica in questo mondo difficile!
Noi (i “gialli”, per chi sa cosa intendo) siamo stritolati da questo abbraccio mortale: non possiamo volere i corrotti, e nemmeno i rubagalline umbri, come modello politico, ma non possiamo accettare questa dicotomia abbagliante nella sua isteria, abbiamo voglia di politica, e crediamo che esista una politica buona, e non pensiamo che tutti i politici siano uguali, non accettiamo che sia tutto un magna magna, sappiamo additare politici “buoni”, ma li indichiamo a chi?
Oggi, in Italia, con chi fare una cazzo di politica BUONA?