Girano su Facebook dei post che segnalano il fatto che Emma Bonino, in gioventù (oddio, gioventù… aveva 44 anni…) fu eletta con la Lega e confluì nel gruppo di Forza Italia. La segnalazione è all’insegna della vergogna, dei “peccati” giovanili, e quindi dell’inaffidabilità di questa donna e della sua lista.

Io – che c’ero – ricordo lo sconcerto di questa scelta che fu del Partito Radicale, e non della singola persona, visto da sinistra, e per chi pensava a quel partito come un partito “ovviamente” di sinistra. Io fui uno degli sconcertati perché – un po’ più giovane – non avevo ancora imparato a pensare in forma complessa, a vedere il mondo come sistema, né conoscevo bene le cose che oggi conosco un po’ meglio.
Per tutti coloro che sono rimasti a un pensiero semplificato, presento quindi alcune considerazioni:
- il partito radicale nasce come scissione del partito liberale italiano (guardate sulla Wiki, che basta e avanza);
- negli anni di cui discutiamo, Berlusconi parve essere il rifondatore del liberalismo in Italia, e i radicali hanno sempre avuto la vocazione al martirio disseminatore, quindi l’idea di portare un po’ di libertarianesimo nell’(immaginato) partito di Berlusconi ci stava;
- questo atteggiamento comunque ondivago non apparteneva in misura identica a tutti i radicali, e più di una volta Bonino – in quegli anni e seguenti – cercò di distinguersi dalla posizione di Pannella, più disponibile;
- l’interpretazione del liberalismo dei radicali – pur nelle sue diverse sfaccettature – ha sempre coinciso fortemente con la difesa dei diritti umani e delle libertà individuali, considerati – specie dalla Sinistra – un loro terreno di lotta (divorzio, aborto, fine vita, cannabis…) ma sempre, e sempre senza ambiguità, Bonino ha dichiarato di essere una liberale; non una liberal-socialista o altro, ma proprio una liberale punto.
- Se poi una persona, nell’ambito di un lungo percorso politico ampio e abbastanza lineare, ha compiuto dei percorsi non di opportunismo ma di scelta, di ragione, di argomenti e di intenti, e questi percorsi sono coerenti anche se spiacevoli per alcuni, non vedo che male ci sia; Bonino non è passata da CasaPound a SEU per virare poi una sua listarella di centro; e la Lega di quell’epoca non era quella di Salvini; e di Berlusconi si poteva non cogliere i limiti con preveggente saggezza, e l’idea della “contaminazione” libertaria radicale era espressa chiaramente e pubblicamente;
- oggi, nelle liste di +Europa, ci sono moltissimi radicali, poi liberali, cattolici e socialisti (una delle tante anime); io, per esempio, che ho fatto pubblicamente dichiarazione del mio voto a +Europa, voterò una giovane socialista umbra che si presenta nel mio collegio.
- Infine: sarà dura superare lo sbarramento del 4% ma, per me almeno, questa non è una paura che mi impedisca di votare +Europa; mi chiedo: ma questo piccolo partito liberal-socialista, riformista, europeista, laico, libertario, a chi dà fastidio? La (facile) risposta a questa domanda chiude definitivamente la questione.