Sono soddisfatto, sono disperato

Erano elezioni europee, giusto? E allora: di fronte al temuto assalto delle destre populiste e sovraniste l’Europa ha tenuto. Sì, i tradizionali “baluardi” PPE e S&D hanno perso, e non poco, in termini di voti e di seggi, ma potranno trovare nell’ALDE, e/o nei Verdi, degli alleati europeisti e costruttivi. L’offensiva nera è arrivata, è stata potente, ci deve fare temere per il futuro, ma la nostra linea difensiva ha retto. Ora sarà imperativo cambiare linea, rotta, priorità e stili comunicativi, se si ha in mente una controffensiva, o anche semplicemente di resistere a una seconda ondata. In caso contrario, continuando le miopie dei burocrati, l’egoismo tedesco, l’ambiguità francese, e via enumerando, la fine sarà solo stata rimandata. Per ora, tiriamo un sospiro di sollievo, ché poteva andare assai peggio.

Ma come sempre le elezioni di qualunque organo rilevante hanno un indubbio e logico riflesso politico in Italia. Che dire? Peggio di così non poteva andare? Lega e Fratelli d’Italia al 40%, quella soglia minima con la quale (o forse: oltre la quale) si può immaginare di governare in Italia. Senza il M5S. Senza Berlusconi. E si sa, sull’onda del successo e dell’entusiasmo è facile immaginare un ulteriore afflusso di elettori e domani, chissà, quel 40 potrebbe arrivare a 42, 45… 

Il M5S è semplicemente al tracollo, e questo era atteso, anche se non in queste proporzioni. Dove sono andati quegli elettori? In parte non hanno votato, formando un imponente esercito di populisti delusi e senza casa a disposizione di chi li saprà sedurre e manipolare nuovamente (e questo è un grande pericolo), e in parte sono andati a casa, nella loro vera casa politica della destra; perché votare il populismo incerto e ondivago di Di Maio quando c’è quello, assai più rampante, di Salvini?

E poi il PD. Sono felice per il PD – lasciatemelo dire senza sarcasmo – che ha superato la barriera psicologica del 20 per attestarsi comunque su un mediocrissimo 22,7%. Non badate ai discorsi dei leader, doverosamente improntati alla soddisfazione di maniera: è un risultato insoddisfacente in sé ma, ancora di più, è un risultato disperante per ciò che significa entro il quadro generale: un blocco di destra quasi al 41%; populisti assortiti al 25% e i riformisti del PD al 23 scarso non è un buon risultato, è un risultato tragico, alla luce della (ancora una volta, ma non imparano mai?) legnata tremenda della “Sinistra”, dei Verdi e di +Europa. 

In Italia non c’è spazio per le continue masturbazioni della Sinistra, per le ambiguità e l’evanescenza dei verdi nostrani e per i discorsi troppo elitari dei radicali. Punto. Tolte queste minoranze il PD resta tremendamente solo e tremendamente debole. Bravo Zingaretti, sì, forse, a mettere un piede fuori dal pantano, evviva per il successo nella gara contro i 5 Stelle (ma stiamo scherzando? Ma veramente?), ma il dato reale, semplice da capire, da contrapporre all’avanzata nera è questo: in Italia i riformisti, laici, liberal-socialisti, democratici, europeisti sono stati sonoramente sconfitti.

C’è molto da lavorare, anche perché c’è molto da temere. Salvini ha un ampio ventaglio di scelte di fronte a sé, e tutte sembrano vincenti per lui e per la destra. Se pensiamo che fino a due anni la situazione era esattamente l’opposto, l’analisi del populismo italiano, il suo ruolo nel consegnare il Paese alle destre peggiori e il fallimento del riformismo italiano, diventa doverosa e necessaria, perché senza un’idea nuova, un programma nuovo, una strategia politica nuova, l’Italia – già isolatissima in Europa – rischia una fine economica e sociale, oltre che politica e morale, rapida e, ve lo garantisco, assai dolorosa.