La fine della Seconda Repubblica. O terza, o quel che l’è

Venezia e Taranto. Mose e Ilva. Due disastri emblematici fra i tanti, scelti perché sono di oggi, e gravi, e simbolici. Arditti ne imputa le cause alla cosiddetta Seconda Repubblica, e ne ha ragione, in buona parte almeno. È da lì che la situazione incerta e insicura dell’Italia diventa piano inclinato irreversibile, piano dell’apparire, del consolare, del tradire sempre e comunque il presente condannando il futuro, della politica come improvvisazione mediatica, del leaderismo fanfarone.

Ci penso da un po’, e non credo che un’analisi semplificata basti a spiegare come siamo arrivati a questo punto. Per esempio è un falso storico affermare che “è colpa di Berlusconi”, o della destra in generale, ché in questi 25 anni non è mica che abbiano governato solo loro! È vero piuttosto che quando hanno governato Prodi, o Gentiloni, o Renzi, si sono distinti troppo poco per necessaria discontinuità. Sì, Berlusconi e le leggi ad personam, sì, il PD e qualche leggiucola inclusiva e “democratica”… inezie. I destini di un Paese non affondano le radici sul divorzio breve, le coppie di fatto o altri meritori provvedimenti, certo più disponibili a bruciare il fuoco della passione rispetto ai grigi numeri dei conti, dei bilanci, delle riforme strutturali, di uno straccio di progetto industriale… Abbiamo sprecato fiumi di inchiostro digitale contro Pillon, o a favore di Lucano, ma né l’uno né l’altro hanno spostato di un millimetro il nostro Paese, nel bene o nel male.

Mentre l’ormai irreversibile declino industriale, la marginalità internazionale, la non credibilità per gli investitori esteri, il debito soffocante, la scuola distrutta, la ricerca inesistente, i migliori intelletti giovani in fuga, la montagna abbandonata, le bombe ecologiche in procinto di scoppiare, l’abbandono dei siti artistici, il turismo da rapina, oh! questo sì che che ci sposta, che ci frena, che ci fa poco sperare per il futuro delle prossime generazioni.

E di chi è la colpa se non di tutti coloro che hanno governato in questi lustri? Alé che divento qualunquista? Non credo. Della sostanziale intercambiabilità della destra con coloro che si autodefiniscono “di sinistra” ho già detto, e mi pare poco contestabile in termini macroeconomici e di scenario. Sulla miseria che circola “a sinistra”, poi, abbiamo scritto in lungo e in largo qui su HR e non credo sia il caso di tornarci sopra. Avere inseguito il populismo (anima vera degli italiani) non solo nell’irrisoria versione vetero marxista (insignificante dal punto di vista dei numeri) ma proprio in quella originaria, protofascista, massimalista, giustizialista, anti-modernista, anti-scientifica e, infine, profondamente eversiva; questa è la colpa di quella che una volta fu sinistra, e ora solo un fritto misto di personalità, gruppetti, bande e disperati che condividono solo l’enorme incapacità di una quasivoglia visione di futuro.

Questa classe politica (maggioranza e opposizione) ci guida, o ci vuol guidare, e non sa neppure allacciarsi le scarpe.

(foto di copertina dell’Autore)