Lasciate perdere quello che avete sentito in TV. E abbandonate qualche pregiudizio, remora, distinguo, dubbio. Ieri a Piazza San Giovanni eravamo veramente tanti, tanti, tanti. Colorati e gioiosi come consuetudine in queste manifestazioni (più tardi metterò su questo blog una bella galleria di immagini). E sì, certo, si è cantato Bella Ciao, pare non se ne possa fare a meno, ma anche l’Inno di Mameli. E forse non tutti hanno gradito tutto (cosa diavolo c’azzeccava la presidente ANPI col pistolotto d’apertura?). Ma, insomma, che bello, che luce, che folla, che gioia e, soprattutto, che speranza! Un vecchio deluso e pessimista come me ha visto questo raggio di Sole nell’acqua gelida e stagnante della politica italiana, e per un attimo si è riscaldato.
Un attimo, solo un attimo. Perché il ciclo di vita delle sardine – almeno come conosciute finora – è ovviamente concluso. Dopo avere riempito piazze e piazzette in provincia, e dopo l’apoteosi di Roma, non ci sono più piazze per le sardine. O il flusso si esaurisce (come fu per il “popolo viola” e altri flussi analoghi) o trova nuovi sbocchi, che al momento non credo probabili né possibili.
Ma vorrei dire questo: VA BENE COSÌ. Il valore delle sardine, e il grandissimo merito dei loro inventori, non è relativo a uno “sbocco” (un partito? Per carità!) ma nel flusso in sé. Avere mobilitato generazioni diverse, pensieri differenti, da Nord a Sud, contro il populismo arrogante, e avere acceso quella speranza. Diamine! Esiste un popolo, in Italia, non sedotto da Salvini e Di Maio, non pago del tiepidume di Zingaretti, non fanaticamente alla rincorsa di Renzi (anche se nella piazza c’erano anche costoro, sia chiaro, ma come individui pensanti), ma desiderosi di impegno e comunione, e riconoscimento e semmai lotta.
Il raggio di Sole è scomparso al tramonto. Oggi è un nuovo giorno gelido, ma io mi sento meglio. Anzi: quasi bene!