Breve resoconto fotografico della centrale elettrica di Montalto di Castro
Siete mai stati nell’Alto Viterbese? Sapete comunque, almeno a grandi linee, la storia della centrale Alessandro Volta di Montalto di Castro. Progettata come centrale nucleare, riconvertita a centrale policombustibile dopo il referendum del 1987, si pensò perfino di riconvertirla a enorme data center, poi basta, demolirla! I lavori dovevano iniziare l’estate scorsa (8 milioni il preventivo) e si vociferava di acquirenti stranieri, di grandi centri commerciali (e ti pareva!). Ma no, si scherzava, ovviamente… e a Ottobre 2019 l’Enel comunicava che sarebbe restato in funzione l’impianto di produzione di turbogas.
Io non so quale futuro attende questa enorme centrale che si sviluppa in oltre 200 ettari, ma fin qui è stata, dall’inizio alla fine, una storia italiana al 100%. Decisioni non meditate, sollevazioni popolari, passi avanti, indietro e di lato delle forze politiche, un fiume incredibile di soldi pubblici spesi, una popolazione locale disorientata… Comunque sia, qualunque cosa si faccia, questi quarant’anni di impianto sono una vergogna per la politica italiana.
La centrale si vede da lontano. Da diversi comuni limitrofi, da Pescia, Capalbio, Civitavecchia… La centrale, con la sua enorme torre, domina il paesaggio e lo lacera. È una presenza immobile e minacciosa, come la torre di Sauron, che da ogni luogo ti vede.

Vede i villeggianti sulle lunghe e meravigliose spiagge della Costa Selvaggia; vede i lavori di un’agricoltura intensa; vede le cittadine dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana. Non importa cosa state facendo, se alzate lo sguardo la vedete. È lì, e vi sta osservando.

Ci sono stato. Una stradina che parte dall’Aurelia vi porta alla centrale, fra le erbacce. Il cancello principale è chiuso e rugginoso. Una scarpa è lì davanti, abbandonata, inquietante segnale per l’ignaro visitatore.

Da una strada laterale arrivo all’ingresso di servizio; avviso di guardia armata, farsi riconoscere, ma la sbarra è alzata, le erbacce sono ovunque, e io entro. Un piccolo corteo di suv mi supera, dirigendosi nella zona degli uffici; nessuno mi degna di uno sguardo. Fotografo il mostro da vicino, timoroso. Mi sembra di essere in un videogioco post apocalittico, tipo Fallout, o in un film sulla fine del mondo già stata. Dall’interno dello stabilimento sento scandire un clangore… c’è vita, là dentro?

Faccio le mie foto, esco, passa un camion, un furgoncino, nessuno mi fila.
La mattina dopo decido di fare una lunga passeggiata lungo il litorale, da Pescia Marina fino alla centrale, verso sud. I radi stabilimenti balneari scompaiono, poi scompare ogni traccia di presenza umana.

Per alcuni chilometri vedo solo sabbia, tronchi imbiancati dal mare, qualche residuo di civiltà portato a riva dalle onde e sempre, sempre, Lei: la centrale mi osserva, la sua torre imponente mi guarda.

Arrivo fino a una barriera insormontabile. Faccio le ultime foto e torno indietro.

Per ora.
(Foto di copertina tratta dal sito Enel. Tutte le altre foto di Claudio Bezzi)