Al Meeting per l’amicizia tra i popoli tenuto come d’abitudine a Rimini, sia pure con modalità eccezionali a causa della pandemia tuttora in corso, l’intervento forse più atteso e certamente, almeno sinora, più commentato è stato quello di Mario Draghi. L’ex Presidente della BCE non ha deluso le aspettative, e ha pronunciato un discorso che, se fosse stato tenuto da un politico, potrei definire memorabile; vedremo più avanti perché faccio questa distinzione, ma vi invito innanzitutto a leggerne il testo integrale per formarvi un’opinione autonoma in merito, prima di leggere la mia. Fatto? Bene.
Perché parlo di discorso memorabile? Il primo motivo è che, onestamente, da un ex Presidente della BCE, con un curriculum interamente costruito all’interno delle istituzioni finanziarie, ci si sarebbe potuti attendere un discorso incentrato sui tecnicismi. E non è che non ce ne sarebbe materia: le soluzioni che l’Europa ha faticosamente concordato per sostenere prima e rilanciare poi l’economia degli Stati più colpiti dal Covid-19 sono complesse, e forse mai come oggi i tecnicismi sono importanti. Se siete interessati ad approfondimenti su questo, posso consigliarvi, a parte ovviamente le testate economiche specializzate, il notevole sforzo di analisi e commento che svolge Francesco Renne ; quello che però vorrei sottolineare è che Draghi ha invece parlato da statista. Evitando di rifugiarsi nel terreno per lui più facile, ha invece affrontato nella sua interezza il vero tema che ci troviamo davanti, e che è un problema che coinvolge l’intero edificio europeo, ma a partire, e diciamolo chiaramente, dal traballante “appartamento” italiano. Il respiro dell’intervento di Draghi è quello di una grande personalità consapevole di vivere un periodo decisivo per la nostra storia:
Non voglio fare oggi una lezione di politica economica ma darvi un messaggio più di natura etica per affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione e insieme affermare i valori e gli obiettivi su cui vogliamo ricostruire le nostre società, le nostre economie in Italia e in Europa. Nel secondo trimestre del 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato dai maggiori paesi durante la seconda guerra mondiale. La nostra libertà di circolazione, la nostra stessa interazione umana fisica e psicologica sono state sacrificate, interi settori delle nostre economie sono stati chiusi o messi in condizione di non operare. L’aumento drammatico nel numero delle persone private del lavoro che, secondo le prime stime, sarà difficile riassorbire velocemente, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze.
Il secondo motivo è che Draghi, che ha evitato accuratamente di restringere la sua prospettiva a quella nazionale, non ha però fatto sconti al nostro paese. Vediamo un altro passaggio:
[…] non dobbiamo dimenticare le circostanze che sono state all’origine di questo passo avanti per l’Europa: la solidarietà che sarebbe dovuta essere spontanea, è stata il frutto di negoziati. Né dobbiamo dimenticare che nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà.
Ecco, detto con semplicità: dopo aver faticosamente negoziato con i partner europei il programma di aiuti, ora dobbiamo ricordare che a giustificarne l’esistenza non è la trattativa politica, ma la capacità di usare correttamente e responsabilmente quei soldi. Se li spendiamo male, dimostreremo che è stato un errore concederli.
Il terzo motivo è che Draghi, pur evitando come dicevo tecnicismi, ha detto con chiarezza cosa significa spendere responsabilmente:
Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo”. I bassi tassi di interesse non sono di per sé una garanzia di sostenibilità: la percezione della qualità del debito contratto è altrettanto importante.
Gli aiuti europei comportano, per tutti e innanzitutto per noi, un debito ulteriore, che sarà sostenibile solo se impiegato in modo produttivo, investendo in conoscenza e in infrastrutture, e non disperso in bonus per qualsiasi cosa, dai monopattini alle vacanze, o peggio ancora in sovvenzioni pubbliche ad aziende defunte.
Il quarto e ultimo motivo è che Draghi ha posto con chiarezza al centro delle priorità i giovani, ed è difficile pensare che questo monito non sia rivolto in particolare all’Italia. Noi di Hic Rhodus, da anni, sottolineiamo la costante rapina (per usare un termine inequivocabile) che viene perpetrata a danno dei nostri giovani, la cui migliore, se non unica, difesa è l’emigrazione, in un paese in cui politici e sindacalisti sono preoccupatissimi del consenso degli anziani e difendono l’esistente anziché investire sul futuro. Draghi prende posizione, anche qui, con una chiarezza ammirevole:
[…] il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.
Ebbene, di fronte a un discorso così, che contrasta rispetto al barcamenarsi confuso dei nostri parlamentari come il giorno rispetto alla notte, cosa hanno potuto commentare i nostri politici? Come c’era da attendersi, hanno scelto o il silenzio, o la sottolineatura di questo o quel passaggio utile ai loro interessi di bottega, o l’ipocrita approvazione di chi sa che, domani, i cittadini dimenticheranno queste parole e i politici potranno continuare a fare quello che facevano prima. Che, ripetiamolo con chiarezza, è esattamente il contrario di quello che dice Draghi.
Ecco perché ho detto all’inizio che un discorso che, fatto da un politico che intendesse davvero dar seguito alle proprie parole, sarebbe da considerarsi memorabile, nel caso di Draghi rischia di finire nel cassetto delle buone intenzioni o, come pure ha commentato qualcuno, servire come puntello per una scalata al Quirinale. Magari questo mediocre e malnato governo potesse essere sostituito domani da un gabinetto Draghi; ma simili ipotesi sembrano lontane dalla nostra realtà. Dobbiamo prendere atto che tra i nostri politici nessuno sembra voler e poter raccogliere l’alta sfida evocata da Mario Draghi.