La lista dei ministri mi ha un po’ sorpreso. Mi aspettavo meno politici, meno di quei politici, meno conferme (meno assai) di ministri del precedente gabinetto. Ma gli impulsi umorali e immediati non sono buoni consiglieri e mi sono preso un po’ di tempo per riflettere; conclusione: non solo credo che questo gabinetto sia il migliore possibile, ma potrebbe essere anche il migliore degli ultimi decenni, e mi allargherei anche ad affermare che è un piccolo capolavoro strategico.
È presto, scrivo a caldo, di sabato mattina, e ci sarà tempo, su questo nostro blog, per esprimere giudizi meditati su singoli provvedimenti, specifiche politiche (che saranno gli elementi che contano davvero) ma intanto lasciatemi spiegare perché, oggi, la speranza ha preso il sopravvento, per me, sul consueto sconforto.
- i ministeri chiave sono in mano a eccellenze di livello, spesso internazionale (oltre a Draghi pensiamo a Colao, Franco, Cingolani) e comunque di assoluta competenza e spessore (Lamorgese, Cartabia, Messa, Garofoli, Bianchi); questi nomi indicano chiaramente le priorità al di là del Covid: economia, sviluppo, ripresa, ricerca, innovazione tecnologica, istruzione e giustizia. Mi sono lamentato, in questi anni, della mancanza della visione programmatica dei due governi Conte, immobile su tutto tranne che sulle stupidaggini mediatiche di Salvini prima, e nella rincorsa patetica di soluzioni per fronteggiare il Covid il secondo. Il Covid, ovviamente, è il problema numero 1, ma oltre a organizzare meglio la risposta, con maggiore personale e più fondi, da parte del ministero della sanità, non è che tutto il resto del governo debba stare a guardare. Draghi non solo ci sta dicendo che non intende perdere tempo, ma che preparerà una possibile rinascita italiana con gli uomini e le donne migliori disponibili;
- i politici, sì… Alzi la mano chi non è saltato sulla sedia al nome di Gelmini e Brunetta, o Di Maio confermato agli Esteri… Però, anche qui, dobbiamo leggere bene la lista: alcuni di questi politici sono realmente competenti; sono seri (anche se di appartenenza politica distante dalla nostra sì, si può ricevere una patente di serietà), e onestamente applaudo alla scelta di Giorgetti, di Carfagna e dello stesso Brunetta; sono, questi, seri europeisti, moderati, espressione di un liberalismo colto e capace, e penso che faranno bene, certamente meglio degli insulsi ministri che hanno sostituito. Penso, ancor più, che sono il segno per i rispettivi partiti di una necessaria svolta in senso moderato (penso in particolare alla Lega), una cosa che – se vera – farà semplicemente il bene della nostra democrazia;
- e poi c’è la zavorra, ovvero la massa di politici più o meno insulsi messi lì perché Draghi, non dimentichiamolo, non ha nessun voto suo ma dipende interamente da quelli che riceverà alle Camere. E allora ha dovuto non solo premiare i suoi soci di maggioranza (M5S e PD), ma lisciarli dal verso del pelo e non metterli in difficoltà al loro interno; il Ministero della transizione ecologica – al di là dell’eventuale giustezza in sé – era il biglietto pagato da Draghi per avere un voto favorevole dalla base grillina, ma Di Maio lasciato al suo posto, nel prestigioso Ministero degli Esteri, con contorni di altri tre ministri pentastellati, è il prezzo pagato ai gruppo parlamentare e all’establishment di quel partito, esattamente come il potente Franceschini e gli altri due ministri Dem sono il prezzo pagato al PD, perché il PD ingoi la maggioranza senza collassare. Ed è francamente un piccolo prezzo, considerando la massa di dicasteri senza portafogli distribuiti ai partiti, alcuni decisamente poco utili ma bastevoli per uno scranno nel Consiglio dei Ministri, che poi quello è il loro unico scopo;
- ci sono almeno due ministeri di peso consegnati a ministri mediocri: il primo è gli Esteri di cui ho già detto; penso che la totale inettitudine del grillino sarà ben compensata dall’enorme esperienza internazionale del Presidente del Consiglio. L’altro è la Sanità, ovviamente cruciale in questo periodo; Speranza sarebbe il classico ministro opaco, né buono né cattivo, come tanti che hanno occupato quel dicastero, se non fosse che il virus impazza; probabilmente qui è prevalsa la necessità della continuità in epoca di crisi, e speriamo che – circondato da teste pensanti migliori e sostenuto da adeguate risorse – anche Speranza riesca a fare bene e, se possibile, meglio;
- una piccola menzione per Italia Viva; mi frulla in testa il pensiero che Renzi sia stato esplicitamente punito: un solo ministero, senza portafoglio, non ha a che fare con le dimensioni del gruppo parlamentare ma è, semplicemente, uno schiaffo.
Come ho già avuto modo di scrivere, ora Draghi ha una sola strategia percorribile: fare in fretta. Correre, bruciare le tappe e mostrare entro i primi 3-4 mesi dei risultati: sul fronte della pandemia, per quanto possibile (e ci sono margini ampi per fare meglio), ma soprattutto come misure strutturali per l’industria, le partite iva, i lavoratori e l’enorme numero di famiglie in difficoltà. Se riesce a incidere su questo piano diventa difficile architettare contro di lui le usuali manovre di palazzo, e Draghi avrà più tempo, e consenso, per avviare le indispensabili riforme strutturali su giustizia, scuola, pubblica amministrazione, per citarne tre di molteplici. E poi si arriverà, fra circa un anno, all’elezione del nuovo Capo dello Stato, e lì dovremo ancora trattenere il respiro; ma, intanto, vai Draghi, corri!